La convergenza tecnologica, la moltiplicazione dell’offerta di contenuti audiovisivi, la presenza di diverse e più sofisticate piattaforme di distribuzione dei contenuti, l’affrancamento progressivo dell’individuo dai suoi legami con i contesti pratici della vita quotidiana, hanno abilitato comportamenti e pratiche di visione che impattano fortemente sul modo in cui la televisione – e i contenuti televisivi – viene vista, misurata, distribuita, finanziata e promossa. La presenza sempre più pervasiva dei media a vocazione social, la diffusione delle piattaforme di social networking (Facebook, Twitter) e degli applicativi di secondo schermo (Miso, GetGlue e app mobile create ad hoc) stanno contribuendo significativamente a rimodellare i confini della partecipazione delle audience televisive, online così come offline. Industrie culturali, media companies e pubblici stanno congiuntamente sperimentando le potenzialità di azione e inter-azione offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione, che si inscrivono senza soluzione di continuità in quel “paradigma della convergenza” (Jenkins 2006) che, prima che un processo tecnologico, descrive un profondo e indifferibile cambiamento culturale. In tal senso, gli operatori di mercato stanno spendendo numerose energie nel tentativo di capire come sviluppare la propria offerta e stimolare l’engagement dei pubblici, i quali, a loro volta, acquisiscono progressiva consapevolezza di essere parte attiva nel processo di costruzione del significato dei testi, soggetti della comunicazione in grado di partecipare a processi co-creativi attraverso forme di appropriazione e riappropriazione del testo sempre più profonde (Boccia Artieri, 2012). Dal punto di vista della produzione italiana, la miniserie in sei puntate Braccialetti rossi (RAI, 26 gennaio – 2 marzo 2014) si presenta come uno dei tentativi più riusciti della fiction domestica di combinare le più moderne strategie di comunicazione multicanale abilitate dai mezzi di comunicazione digitali con la tradizionale fruizione dei contenuti televisivi, chiamando in causa la dimensione partecipativa dei pubblici-audience (Bennato, 2011). In altri termini, è opinione qui sostenuta che Braccialetti rossi abbia saputo preparare il terreno alla costruzione di una piattaforma narrativa comune a produttori e audience, in grado di cogliere e di comprendere fino in fondo la tensione interpretativa e creativa dei pubblici (Fiske, 1992; Abercrombie e Longhurst, 1998) e fare appello ai loro bisogni di costruzione di significati e valori condivisi. Sulla scorta di queste considerazioni, l’obiettivo della ricerca è analizzare e restituire la portata dei cambiamenti occorsi nelle modalità di fruizione televisiva e l’evoluzione delle pratiche di consumo delle audience televisive contemporanee. Saranno così analizzate le strategie di comunicazione volte a favorire e sostenere l’engagement dei pubblici, strategie che rientrano sotto l’egida della fortunata etichetta “social tv”, qui intesa come insieme di pratiche di fruizione televisiva che hanno luogo in contesti di azione e interazione con le piattaforme digitali, in particolare i SNS. Nel complesso, la ricerca si articola in tre fasi:1) analisi del contenuto di Braccialetti rossi, punti di contatto e di rottura con la fiction di Servizio Pubblico: 2) analisi di scenario degli spazi di interazione creati a ridosso dello show, in grado di restituire appieno la dimensione social di Braccialetti rossi (analisi dei canali di comunicazione ufficiali a supporto della fruizione live multipiattaforma, strategie di gamification); 3) focus sulle pratiche discorsive attivate dai pubblici/fan a ridosso della official fanpage di Facebook.

Braccialetti rossi, ovvero quando la fiction è social. Un’analisi della dimensione social della tv (anche) di Servizio Pubblico / D'Antonio, Vera; Ferrucci, Martina; Piscopo, Carmine. - (2014). (Intervento presentato al convegno Convegno PIC-AIS Cultural studies e sapere sociologico. In memoria di Stuart Hall tenutosi a Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 26-27 settembre 2014).

Braccialetti rossi, ovvero quando la fiction è social. Un’analisi della dimensione social della tv (anche) di Servizio Pubblico.

D'ANTONIO, VERA;FERRUCCI, MARTINA;PISCOPO, CARMINE
2014

Abstract

La convergenza tecnologica, la moltiplicazione dell’offerta di contenuti audiovisivi, la presenza di diverse e più sofisticate piattaforme di distribuzione dei contenuti, l’affrancamento progressivo dell’individuo dai suoi legami con i contesti pratici della vita quotidiana, hanno abilitato comportamenti e pratiche di visione che impattano fortemente sul modo in cui la televisione – e i contenuti televisivi – viene vista, misurata, distribuita, finanziata e promossa. La presenza sempre più pervasiva dei media a vocazione social, la diffusione delle piattaforme di social networking (Facebook, Twitter) e degli applicativi di secondo schermo (Miso, GetGlue e app mobile create ad hoc) stanno contribuendo significativamente a rimodellare i confini della partecipazione delle audience televisive, online così come offline. Industrie culturali, media companies e pubblici stanno congiuntamente sperimentando le potenzialità di azione e inter-azione offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione, che si inscrivono senza soluzione di continuità in quel “paradigma della convergenza” (Jenkins 2006) che, prima che un processo tecnologico, descrive un profondo e indifferibile cambiamento culturale. In tal senso, gli operatori di mercato stanno spendendo numerose energie nel tentativo di capire come sviluppare la propria offerta e stimolare l’engagement dei pubblici, i quali, a loro volta, acquisiscono progressiva consapevolezza di essere parte attiva nel processo di costruzione del significato dei testi, soggetti della comunicazione in grado di partecipare a processi co-creativi attraverso forme di appropriazione e riappropriazione del testo sempre più profonde (Boccia Artieri, 2012). Dal punto di vista della produzione italiana, la miniserie in sei puntate Braccialetti rossi (RAI, 26 gennaio – 2 marzo 2014) si presenta come uno dei tentativi più riusciti della fiction domestica di combinare le più moderne strategie di comunicazione multicanale abilitate dai mezzi di comunicazione digitali con la tradizionale fruizione dei contenuti televisivi, chiamando in causa la dimensione partecipativa dei pubblici-audience (Bennato, 2011). In altri termini, è opinione qui sostenuta che Braccialetti rossi abbia saputo preparare il terreno alla costruzione di una piattaforma narrativa comune a produttori e audience, in grado di cogliere e di comprendere fino in fondo la tensione interpretativa e creativa dei pubblici (Fiske, 1992; Abercrombie e Longhurst, 1998) e fare appello ai loro bisogni di costruzione di significati e valori condivisi. Sulla scorta di queste considerazioni, l’obiettivo della ricerca è analizzare e restituire la portata dei cambiamenti occorsi nelle modalità di fruizione televisiva e l’evoluzione delle pratiche di consumo delle audience televisive contemporanee. Saranno così analizzate le strategie di comunicazione volte a favorire e sostenere l’engagement dei pubblici, strategie che rientrano sotto l’egida della fortunata etichetta “social tv”, qui intesa come insieme di pratiche di fruizione televisiva che hanno luogo in contesti di azione e interazione con le piattaforme digitali, in particolare i SNS. Nel complesso, la ricerca si articola in tre fasi:1) analisi del contenuto di Braccialetti rossi, punti di contatto e di rottura con la fiction di Servizio Pubblico: 2) analisi di scenario degli spazi di interazione creati a ridosso dello show, in grado di restituire appieno la dimensione social di Braccialetti rossi (analisi dei canali di comunicazione ufficiali a supporto della fruizione live multipiattaforma, strategie di gamification); 3) focus sulle pratiche discorsive attivate dai pubblici/fan a ridosso della official fanpage di Facebook.
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