Clinical intervention often takes place either on patent disorders - that is, very late - or by implementing prevention programmes in the absence of any request, this practice being of reduced usefulness and not devoid of risks. It is well known, on the other hand, that 50% of requests brought to family physicians, though expressed as physical symptoms, often derive from relational/existential problems, often at a very early stage, when intervention would be short and easily feasable: quite seldom, however, is the physician in a condition to meet this demand adequately, and so ends up prescribing clinical investigations and drug treatments the usefulness of which the physician herself finds strongly doubious. Progressive differentiation between medicine and psychology makes co-operation through referral to a psychologist quite problematic, in terms of both which patients are referred and the modalities of referral. Acceptance of psychological referral is in any case difficult, due to the social stigma that still surrounds contact with mental health operators. The paper reports an experience implemented by the postgraduate Health Psychology School of the Rome University ‘Sapienza’, entailing joint, direct co-operation between primary care physicians and psychologists through the psychologist’s presence in the doctor’s office during consultations. Such an arrangement allows direct access to a psychologist’s listening and intervention in the absence of any filter and without the need for a formal request on the patient’s part, so overcoming the fear of social stigma. In a small number of cases, more formal consultation with the psychologist was proposed. This setting allowed an exploration of the meaning of any complaint brought by patients (physical or mental) in the context of the individual’s past and/or present relational situation, in a very early phase. The experience, beginning in 2000, has until now involved 18 psychologists for a period of 3 years each: it appeared as entirely feasible, though requiring several months for adaptation; patients have welcomed the presence of the psychologist and, as expected, took a broader approach in reporting their distress. In two cases where data were available, a substantial (17% and 14%) reduction of drug prescription on part of the physician was recorded. A clinical vignette shows how disclosure of a difficult life situation, initially expressed as a physical symptom, not only brought to resolution of the symptom itself, but also facilitated crossing an important stage of the life cycle in an adolescent.

Spesso l’intervento clinico avviene o su disturbi ormai conclamati (quindi tardivamente), o attuando programmi di prevenzione in assenza di qualunque domanda, pratica di ridotta utilità e non priva di rischi. E’ noto d’altra parte come almeno il 50% delle richieste che le persone rivolgono ai medici di Medicina Generale, dietro la proposta di un sintomo somatico, esprimono disagi di tipo relazionale/esistenziale, spesso in fasi molto precoci, in cui l’intervento potrebbe essere breve ed agevole: non sempre però il medico è in grado di offrire una risposta, e quindi finisce per ricorrere all'effettuazione di analisi e alla somministrazione di farmaci di cui per primo riconosce la dubbia utilità. Una risposta mediante invio ad uno psicologo appare problematica data la difficoltà ad identificare sia i pazienti da inviare che modalità di invio opportune. L’accettazione di un invio da parte del paziente appare comunque poco probabile, nel momento che il contatto con uno psicologo è tuttora gravato da forte stigmatizzazione sociale. Viene quindi descritta un’iniziativa, attuata dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute della Sapienza di Roma, di inserimento di psicologi specializzandi negli studi di Medici di Medicina Generale, nel consueto orario di ambulatorio, in copresenza con il medico. Questa pratica ha permesso di realizzare un approccio olistico e precoce al disagio presentato, senza la necessità di una richiesta specifica da parte del paziente. In un piccolo numero di casi, è stato proposto ed attuato un approfondimento più formale con lo psicologo in tempi e spazi separati. I casi clinici sono stati sempre discussi tra i due professionisti e supervisionati in riunioni almeno quindicinali da un docente della Scuola. Finora l'esperienza, che dura da 14 anni, ha coinvolto 18 psicologi specializzandi, per 3 anni ciascuno, in studi medici di Roma e centri limitrofi; ha mostrato di essere del tutto fattibile, pur richiedendo un certo periodo di "rodaggio " tra le due figure professionali. I pazienti hanno accolto con molto favore la presenza dello psicologo e, come atteso, hanno adottato spontaneamente un approccio molto più ampio al proprio disagio. In due casi in cui è stato possible avere i dati, si è registrata una sensibile diminuzione della spesa farmaceutica, rispettivamente del 17 e del 14%. Una vignetta clinica illustra come la scoperta e la narrazione di una difficile situazione di vita presente dietro un sintomo somatico non solo abbia portato alla risoluzione del sintomo stesso, ma abbia facilitato l’attraversamento di una importante fase del ciclo di vita da parte di una adolescente.

Offrire risposte dove emerge la domanda: lo psicologo di base nell’assistenza sanitaria primaria / Solano, Luigi; DI TRANI, Michela; Ferri, Rosa; Renzi, Alessia. - In: RICERCHE DI PSICOLOGIA. - ISSN 1972-5620. - STAMPA. - 1(2015), pp. 244-261. [10.3280/RIP2015-001015]

Offrire risposte dove emerge la domanda: lo psicologo di base nell’assistenza sanitaria primaria

SOLANO, Luigi;DI TRANI, MICHELA;FERRI, Rosa;RENZI, ALESSIA
2015

Abstract

Clinical intervention often takes place either on patent disorders - that is, very late - or by implementing prevention programmes in the absence of any request, this practice being of reduced usefulness and not devoid of risks. It is well known, on the other hand, that 50% of requests brought to family physicians, though expressed as physical symptoms, often derive from relational/existential problems, often at a very early stage, when intervention would be short and easily feasable: quite seldom, however, is the physician in a condition to meet this demand adequately, and so ends up prescribing clinical investigations and drug treatments the usefulness of which the physician herself finds strongly doubious. Progressive differentiation between medicine and psychology makes co-operation through referral to a psychologist quite problematic, in terms of both which patients are referred and the modalities of referral. Acceptance of psychological referral is in any case difficult, due to the social stigma that still surrounds contact with mental health operators. The paper reports an experience implemented by the postgraduate Health Psychology School of the Rome University ‘Sapienza’, entailing joint, direct co-operation between primary care physicians and psychologists through the psychologist’s presence in the doctor’s office during consultations. Such an arrangement allows direct access to a psychologist’s listening and intervention in the absence of any filter and without the need for a formal request on the patient’s part, so overcoming the fear of social stigma. In a small number of cases, more formal consultation with the psychologist was proposed. This setting allowed an exploration of the meaning of any complaint brought by patients (physical or mental) in the context of the individual’s past and/or present relational situation, in a very early phase. The experience, beginning in 2000, has until now involved 18 psychologists for a period of 3 years each: it appeared as entirely feasible, though requiring several months for adaptation; patients have welcomed the presence of the psychologist and, as expected, took a broader approach in reporting their distress. In two cases where data were available, a substantial (17% and 14%) reduction of drug prescription on part of the physician was recorded. A clinical vignette shows how disclosure of a difficult life situation, initially expressed as a physical symptom, not only brought to resolution of the symptom itself, but also facilitated crossing an important stage of the life cycle in an adolescent.
2015
Spesso l’intervento clinico avviene o su disturbi ormai conclamati (quindi tardivamente), o attuando programmi di prevenzione in assenza di qualunque domanda, pratica di ridotta utilità e non priva di rischi. E’ noto d’altra parte come almeno il 50% delle richieste che le persone rivolgono ai medici di Medicina Generale, dietro la proposta di un sintomo somatico, esprimono disagi di tipo relazionale/esistenziale, spesso in fasi molto precoci, in cui l’intervento potrebbe essere breve ed agevole: non sempre però il medico è in grado di offrire una risposta, e quindi finisce per ricorrere all'effettuazione di analisi e alla somministrazione di farmaci di cui per primo riconosce la dubbia utilità. Una risposta mediante invio ad uno psicologo appare problematica data la difficoltà ad identificare sia i pazienti da inviare che modalità di invio opportune. L’accettazione di un invio da parte del paziente appare comunque poco probabile, nel momento che il contatto con uno psicologo è tuttora gravato da forte stigmatizzazione sociale. Viene quindi descritta un’iniziativa, attuata dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute della Sapienza di Roma, di inserimento di psicologi specializzandi negli studi di Medici di Medicina Generale, nel consueto orario di ambulatorio, in copresenza con il medico. Questa pratica ha permesso di realizzare un approccio olistico e precoce al disagio presentato, senza la necessità di una richiesta specifica da parte del paziente. In un piccolo numero di casi, è stato proposto ed attuato un approfondimento più formale con lo psicologo in tempi e spazi separati. I casi clinici sono stati sempre discussi tra i due professionisti e supervisionati in riunioni almeno quindicinali da un docente della Scuola. Finora l'esperienza, che dura da 14 anni, ha coinvolto 18 psicologi specializzandi, per 3 anni ciascuno, in studi medici di Roma e centri limitrofi; ha mostrato di essere del tutto fattibile, pur richiedendo un certo periodo di "rodaggio " tra le due figure professionali. I pazienti hanno accolto con molto favore la presenza dello psicologo e, come atteso, hanno adottato spontaneamente un approccio molto più ampio al proprio disagio. In due casi in cui è stato possible avere i dati, si è registrata una sensibile diminuzione della spesa farmaceutica, rispettivamente del 17 e del 14%. Una vignetta clinica illustra come la scoperta e la narrazione di una difficile situazione di vita presente dietro un sintomo somatico non solo abbia portato alla risoluzione del sintomo stesso, ma abbia facilitato l’attraversamento di una importante fase del ciclo di vita da parte di una adolescente.
Psicologo di base; collaborazione medico-psicologo; prevenzione primaria
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Offrire risposte dove emerge la domanda: lo psicologo di base nell’assistenza sanitaria primaria / Solano, Luigi; DI TRANI, Michela; Ferri, Rosa; Renzi, Alessia. - In: RICERCHE DI PSICOLOGIA. - ISSN 1972-5620. - STAMPA. - 1(2015), pp. 244-261. [10.3280/RIP2015-001015]
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