La plusdotazione cognitiva (o giftedness) rappresenta un costrutto complesso che va oltre la semplice misurazione del quoziente intellettivo, includendo dimensioni legate alla creatività, alla motivazione e alle abilità socio-emotive. Negli ultimi decenni diversi modelli teorici, tra cui quelli di Renzulli (2005), Gagné (2004) e Pfeiffer (2013) hanno contribuito a ridefinire la comprensione di questo fenomeno, mettendo in evidenza la necessità di un approccio multidimensionale. Il poster si propone di offrire una narrazione teorico-educativa sul tema della plusdotazione, con particolare attenzione alle implicazioni socio-emotive e alle sfide di adattamento scolastico e personale. Gli obiettivi principali sono due: in primo luogo, chiarire il significato del costrutto di plusdotazione attraverso la presentazione dei principali modelli teorici di riferimento; in secondo luogo, decostruire alcuni stereotipi ricorrenti come l’idea che gli studenti plusdotati non necessitino di supporto educativo o ottengano sempre risultati eccellenti. In questa prospettiva verranno discusse pratiche didattiche flessibili e inclusive in grado di sostenere sia l’apprendimento sia il benessere socio-emotivo. La letteratura ha messo in evidenza le caratteristiche tipiche delle persone plusdotate. Dal punto di vista cognitivo, esse includono rapidità di apprendimento, pensiero divergente, memoria avanzata e forte capacità di problem solving (Bildiren, 2018). Tuttavia, accanto a tali risorse emergono anche aspetti emotivi e sociali complessi: elevata sensibilità, sviluppo asincrono delle abilità cognitive e emotive (Silverman, 1997). Ciò evidenzia come la plusdotazione non rappresenti soltanto un vantaggio, ma possa comportare sfide significative per l’adattamento scolastico e personale. È convinzione comune che gli studenti plusdotati ottengano sempre risultati scolastici eccellenti o che non abbiano bisogno di supporto educativo. Al contrario, la ricerca mostra che, in assenza di adeguate strategie didattiche e supporto adeguato, tali studenti possono sperimentare noia, demotivazione o addirittura underachievement (Raoof et al, 2024). Inoltre, non esiste un profilo unico di plusdotazione: le traiettorie di sviluppo possono variare ampiamente, richiedendo un approccio flessibile e personalizzato (Betts & Neihart, 1988; Ruf, 2009). Modelli didattici come lo Schoolwide Enrichment Model (Renzulli & Reis, 2014) e pratiche di differenziazione curricolare si sono dimostrati efficaci nel rispondere alla varietà dei profili, permettendo di potenziare competenze disciplinari e soft skills (leadership, pensiero critico, autoregolazione). Nei contesti inclusivi, i risultati appaiono eterogenei: da un lato, le attività cooperative e l’arricchimento favoriscono socializzazione e senso di appartenenza; dall’altro, l’assenza di stimoli adeguati può generare frustrazione e disimpegno (Baccassino & Pinnelli, 2023; Marsili, Dell’Anna & Pellegrini, 2025). In Italia, un passo significativo è stato compiuto con la Nota MIUR n. 562/2019, che ha riconosciuto ufficialmente la plusdotazione tra i Bisogni Educativi Speciali (BES), sottolineando la necessità di personalizzazione della didattica e di piani di intervento flessibili. Queste evidenze, in linea con le più recenti indicazioni internazionali, suggeriscono che l’educazione dei plusdotati debba muoversi in una prospettiva ecologica e inclusiva, capace di valorizzare i talenti individuali e al tempo stesso di promuovere la diversità come risorsa per l’intera comunità scolastica.
La plusdotazione cognitiva: prospettive teoriche e implicazioni educative / Stanzione, Anna; Di Norcia, Anna; Cannoni, Eleonora. - (2025). (Intervento presentato al convegno COMPETENZE SOCIO-EMOTIVE NEI CONTESTI EDUCATIVI: UN CONFRONTO TRA RICERCA E TERRITORIO tenutosi a Roma; Italia).
La plusdotazione cognitiva: prospettive teoriche e implicazioni educative
Anna StanzionePrimo
;Anna Di Norcia;Eleonora Cannoni
2025
Abstract
La plusdotazione cognitiva (o giftedness) rappresenta un costrutto complesso che va oltre la semplice misurazione del quoziente intellettivo, includendo dimensioni legate alla creatività, alla motivazione e alle abilità socio-emotive. Negli ultimi decenni diversi modelli teorici, tra cui quelli di Renzulli (2005), Gagné (2004) e Pfeiffer (2013) hanno contribuito a ridefinire la comprensione di questo fenomeno, mettendo in evidenza la necessità di un approccio multidimensionale. Il poster si propone di offrire una narrazione teorico-educativa sul tema della plusdotazione, con particolare attenzione alle implicazioni socio-emotive e alle sfide di adattamento scolastico e personale. Gli obiettivi principali sono due: in primo luogo, chiarire il significato del costrutto di plusdotazione attraverso la presentazione dei principali modelli teorici di riferimento; in secondo luogo, decostruire alcuni stereotipi ricorrenti come l’idea che gli studenti plusdotati non necessitino di supporto educativo o ottengano sempre risultati eccellenti. In questa prospettiva verranno discusse pratiche didattiche flessibili e inclusive in grado di sostenere sia l’apprendimento sia il benessere socio-emotivo. La letteratura ha messo in evidenza le caratteristiche tipiche delle persone plusdotate. Dal punto di vista cognitivo, esse includono rapidità di apprendimento, pensiero divergente, memoria avanzata e forte capacità di problem solving (Bildiren, 2018). Tuttavia, accanto a tali risorse emergono anche aspetti emotivi e sociali complessi: elevata sensibilità, sviluppo asincrono delle abilità cognitive e emotive (Silverman, 1997). Ciò evidenzia come la plusdotazione non rappresenti soltanto un vantaggio, ma possa comportare sfide significative per l’adattamento scolastico e personale. È convinzione comune che gli studenti plusdotati ottengano sempre risultati scolastici eccellenti o che non abbiano bisogno di supporto educativo. Al contrario, la ricerca mostra che, in assenza di adeguate strategie didattiche e supporto adeguato, tali studenti possono sperimentare noia, demotivazione o addirittura underachievement (Raoof et al, 2024). Inoltre, non esiste un profilo unico di plusdotazione: le traiettorie di sviluppo possono variare ampiamente, richiedendo un approccio flessibile e personalizzato (Betts & Neihart, 1988; Ruf, 2009). Modelli didattici come lo Schoolwide Enrichment Model (Renzulli & Reis, 2014) e pratiche di differenziazione curricolare si sono dimostrati efficaci nel rispondere alla varietà dei profili, permettendo di potenziare competenze disciplinari e soft skills (leadership, pensiero critico, autoregolazione). Nei contesti inclusivi, i risultati appaiono eterogenei: da un lato, le attività cooperative e l’arricchimento favoriscono socializzazione e senso di appartenenza; dall’altro, l’assenza di stimoli adeguati può generare frustrazione e disimpegno (Baccassino & Pinnelli, 2023; Marsili, Dell’Anna & Pellegrini, 2025). In Italia, un passo significativo è stato compiuto con la Nota MIUR n. 562/2019, che ha riconosciuto ufficialmente la plusdotazione tra i Bisogni Educativi Speciali (BES), sottolineando la necessità di personalizzazione della didattica e di piani di intervento flessibili. Queste evidenze, in linea con le più recenti indicazioni internazionali, suggeriscono che l’educazione dei plusdotati debba muoversi in una prospettiva ecologica e inclusiva, capace di valorizzare i talenti individuali e al tempo stesso di promuovere la diversità come risorsa per l’intera comunità scolastica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


