L’immagine cinematografica è interamente plasmata del desiderio e della sua retorica inconscia. Il desiderio diviene dunque il principio formale che insidia l’orizzonte della diegesi secondo le dinamiche illogiche e irrazionali dell’inconscio. La narrazione pertanto non si interpone come ostacolo che pregiudica l’emergenza di contenuti inconsci figurati e insieme de-figurati, anzi rilancia l’enigma inconoscibile dell’inconscio a un grado maggiore di ambiguazione, purché sia destrutturata nella sua logica coerenza causale. Un’attitudine questa sempre più diffusa in seno a Hollywood dagli anni Novanta in poi e la cui esplosione è stata consacrata dal fenomeno mind-game film cui si riferisce Thomas Elsaesser e che costituisce l’oggetto privilegiato del campo d’indagine preso in esame. In tale ottica il mind-game film diviene esempio di un cinema post-surrealista, nel quale l’opacità semantica dell’inconscio si riverbera nell’ambiguità testuale di una narrazione frammentata – proprio come la psiche del soggetto di cui racconta le vicende – e complicata ulteriormente dalla continua integrazione di immagini oniriche, allucinatorie e fantasmatiche. In definitiva, il mind-game film riconosce il modello oscuramente semantico dell’inconscio come sistema polisemico di produzione e configurazione del desiderio all’interno di un orizzonte del visibile complesso, dove l’intreccio inestricabile di fantasmi, allucinazioni e deliri psicotici, viene sistematicamente esibito e occultato nella reciprocità dei processi di figurazione e de-figurazione attivati nell’immagine filmica. È un desiderio radicato nella psiche malata del soggetto, quello che il mind-game film mette in scena in un visibile espanso ai contenuti irrappresentabili dell’inconscio, ma che si rifiuta di segnalare tale espansione, amalgamando visibile e invisibile nell’assoluta indistinguibilità dell’orizzonte fenomenico. L’inconscio è dunque figurato secondo gli stessi parametri del visibile conosciuto, infatti la sua de-figurazione non inerisce una violazione del profilo visivo e delle strutture formali dell’immagine filmica, piuttosto sottrae il visibile a una pretesa di infallibile certezza. L’ambiguità testuale del mind-game film è allora radicata nella de-figurazione di una realtà psichica mascherata da una realtà materiale allucinata: l’effetto prodotto è una complessa de-realizzazione del visibile, dove le figure di un desiderio inconscio e patologico affermano l’estraneità al mondo sensibile percepito, ma di cui ora condividono la medesima possibilità di visione. Espressione di un mondo interiore instabile e de-stabilizzato da forme aberranti di patologie mentali, il mind-game film si rivela come un testo attraversato e innervato dal figurale. La riflessione sul figurale, come è noto, viene approfondita da Lyotard proprio in relazione all’analisi freudiana dei processi inconsci attivati dal sogno, e alla sua relazione strutturale con il desiderio. La figuralità del mind-game film non è però legata al carattere dinamico di una forza inconscia distruttiva, in grado di spezzare – come accade nell’avanguardia più sperimentale – ogni legame con l’ordine discorsivo del racconto e con la razionalità del lògos, piuttosto il figurale si rivela nella sua controparte produttiva di figure anomale e di fantasmi inconsci che permeano la diegesi e strutturano il racconto secondo le forme più avanzate di complex storytelling. La stessa complessità narrativa si rifrange nell’instabilità patologica del soggetto, moltiplicando la confusione di immagini memoriali, oniriche, fantasmatiche e allucinatorie, attraverso un delirio psicotico generalmente condiviso. Il disagio psichico esperito dal soggetto è convertito in una forma di produttività patologica, per cui la singola patologia eccede la relativa sintomatologia clinica e infetta la diegesi producendo un mondo reale oramai del tutto indistinguibile da un mondo inconscio di cui condivide le identiche incongruità. Come sottolinea Elsaesser, paranoia, schizofrenia e amnesia agiscono come productive pathologies in grado di operare un percorso di disgregazione e de-figurazione di un visibile sempre più ampliato dall’incursione nella diegesi da parte di contenuti inconsci altrimenti irrappresentabili e la cui coerenza è inevitabilmente compromessa dall’ingerenza del figurale. Tuttavia, l’inscrizione del figurale in un testo narrativo fortemente codificato non è affatto limitata, anzi è addirittura potenziata dalle anomalie di una narrazione anticonvenzionale: immagini oniriche, fantasmatiche e deliranti vengono uniformate nella loro potenzialità differenziante e ricondotte all’orizzonte del rappresentabile in virtù di un processo di inscrizione del figurale nel simbolico, ovvero di un lavoro di normalizzazione discorsiva delle devianze psichiche del desiderio. L’opposizione tra figurativo e figurale è dunque problematizzata, ma non risolta. Il mind-game film si inserisce sempre all’interno di un orizzonte di linguaggio comunicativo, seppure nei modi di una singolarità eccedente che consente di restituire l’inconscio in forma di figura, ma come obietta Deleuze, analizzando la pittura di Bacon, l’inscrizione della Figura è pur sempre restituzione di una rappresentazione, il ripristino di una (de-)figurazione. L’inconscio non si mostra più soltanto come macchina produttiva di desideri e fantasmi che disarticolano l’orizzonte del simbolico, anzi ne assorbe le caratteristiche per strutturarsi come racconto, un racconto comunque enigmatico e difficilmente conoscibile.L’inconscio de-figurato e la de-figurazione dei suoi contenuti agita nel mind-game film significa pertanto il completamento di un ciclo che dalla figura muove verso il figurale, depurando i suoi ingranaggi da un principio di somiglianza riproduttiva con la realtà, per poi ritornare nuovamente alla figura, ovvero a una configurazione visiva rinnovata dall’espansione di un visibile de-realizzato, ma comunque riconoscibile come oggetto di rappresentazione. L’inconscio de-figurato, prodotto strutturante e strutturato secondo le operazioni manipolative agite dalle productive pathologies all’interno del mind-game film, resta comunque una figura, ovvero una configurazione formale di un visibile che nasconde un altro invisibile, recuperato da quella scena altra del mondo interiore che, oggettivandosi, conserva a sua volta una fondamentale latenza di visibilità, nonostante il suo contenuto provenga dalle zone d’ombra di un mondo invisibile e irrappresentabile.

L'inconscio de-figurato. Una teoria figurale del mind-game film / Finelli, Salvatore. - (2016 Dec 13).

L'inconscio de-figurato. Una teoria figurale del mind-game film

FINELLI, SALVATORE
13/12/2016

Abstract

L’immagine cinematografica è interamente plasmata del desiderio e della sua retorica inconscia. Il desiderio diviene dunque il principio formale che insidia l’orizzonte della diegesi secondo le dinamiche illogiche e irrazionali dell’inconscio. La narrazione pertanto non si interpone come ostacolo che pregiudica l’emergenza di contenuti inconsci figurati e insieme de-figurati, anzi rilancia l’enigma inconoscibile dell’inconscio a un grado maggiore di ambiguazione, purché sia destrutturata nella sua logica coerenza causale. Un’attitudine questa sempre più diffusa in seno a Hollywood dagli anni Novanta in poi e la cui esplosione è stata consacrata dal fenomeno mind-game film cui si riferisce Thomas Elsaesser e che costituisce l’oggetto privilegiato del campo d’indagine preso in esame. In tale ottica il mind-game film diviene esempio di un cinema post-surrealista, nel quale l’opacità semantica dell’inconscio si riverbera nell’ambiguità testuale di una narrazione frammentata – proprio come la psiche del soggetto di cui racconta le vicende – e complicata ulteriormente dalla continua integrazione di immagini oniriche, allucinatorie e fantasmatiche. In definitiva, il mind-game film riconosce il modello oscuramente semantico dell’inconscio come sistema polisemico di produzione e configurazione del desiderio all’interno di un orizzonte del visibile complesso, dove l’intreccio inestricabile di fantasmi, allucinazioni e deliri psicotici, viene sistematicamente esibito e occultato nella reciprocità dei processi di figurazione e de-figurazione attivati nell’immagine filmica. È un desiderio radicato nella psiche malata del soggetto, quello che il mind-game film mette in scena in un visibile espanso ai contenuti irrappresentabili dell’inconscio, ma che si rifiuta di segnalare tale espansione, amalgamando visibile e invisibile nell’assoluta indistinguibilità dell’orizzonte fenomenico. L’inconscio è dunque figurato secondo gli stessi parametri del visibile conosciuto, infatti la sua de-figurazione non inerisce una violazione del profilo visivo e delle strutture formali dell’immagine filmica, piuttosto sottrae il visibile a una pretesa di infallibile certezza. L’ambiguità testuale del mind-game film è allora radicata nella de-figurazione di una realtà psichica mascherata da una realtà materiale allucinata: l’effetto prodotto è una complessa de-realizzazione del visibile, dove le figure di un desiderio inconscio e patologico affermano l’estraneità al mondo sensibile percepito, ma di cui ora condividono la medesima possibilità di visione. Espressione di un mondo interiore instabile e de-stabilizzato da forme aberranti di patologie mentali, il mind-game film si rivela come un testo attraversato e innervato dal figurale. La riflessione sul figurale, come è noto, viene approfondita da Lyotard proprio in relazione all’analisi freudiana dei processi inconsci attivati dal sogno, e alla sua relazione strutturale con il desiderio. La figuralità del mind-game film non è però legata al carattere dinamico di una forza inconscia distruttiva, in grado di spezzare – come accade nell’avanguardia più sperimentale – ogni legame con l’ordine discorsivo del racconto e con la razionalità del lògos, piuttosto il figurale si rivela nella sua controparte produttiva di figure anomale e di fantasmi inconsci che permeano la diegesi e strutturano il racconto secondo le forme più avanzate di complex storytelling. La stessa complessità narrativa si rifrange nell’instabilità patologica del soggetto, moltiplicando la confusione di immagini memoriali, oniriche, fantasmatiche e allucinatorie, attraverso un delirio psicotico generalmente condiviso. Il disagio psichico esperito dal soggetto è convertito in una forma di produttività patologica, per cui la singola patologia eccede la relativa sintomatologia clinica e infetta la diegesi producendo un mondo reale oramai del tutto indistinguibile da un mondo inconscio di cui condivide le identiche incongruità. Come sottolinea Elsaesser, paranoia, schizofrenia e amnesia agiscono come productive pathologies in grado di operare un percorso di disgregazione e de-figurazione di un visibile sempre più ampliato dall’incursione nella diegesi da parte di contenuti inconsci altrimenti irrappresentabili e la cui coerenza è inevitabilmente compromessa dall’ingerenza del figurale. Tuttavia, l’inscrizione del figurale in un testo narrativo fortemente codificato non è affatto limitata, anzi è addirittura potenziata dalle anomalie di una narrazione anticonvenzionale: immagini oniriche, fantasmatiche e deliranti vengono uniformate nella loro potenzialità differenziante e ricondotte all’orizzonte del rappresentabile in virtù di un processo di inscrizione del figurale nel simbolico, ovvero di un lavoro di normalizzazione discorsiva delle devianze psichiche del desiderio. L’opposizione tra figurativo e figurale è dunque problematizzata, ma non risolta. Il mind-game film si inserisce sempre all’interno di un orizzonte di linguaggio comunicativo, seppure nei modi di una singolarità eccedente che consente di restituire l’inconscio in forma di figura, ma come obietta Deleuze, analizzando la pittura di Bacon, l’inscrizione della Figura è pur sempre restituzione di una rappresentazione, il ripristino di una (de-)figurazione. L’inconscio non si mostra più soltanto come macchina produttiva di desideri e fantasmi che disarticolano l’orizzonte del simbolico, anzi ne assorbe le caratteristiche per strutturarsi come racconto, un racconto comunque enigmatico e difficilmente conoscibile.L’inconscio de-figurato e la de-figurazione dei suoi contenuti agita nel mind-game film significa pertanto il completamento di un ciclo che dalla figura muove verso il figurale, depurando i suoi ingranaggi da un principio di somiglianza riproduttiva con la realtà, per poi ritornare nuovamente alla figura, ovvero a una configurazione visiva rinnovata dall’espansione di un visibile de-realizzato, ma comunque riconoscibile come oggetto di rappresentazione. L’inconscio de-figurato, prodotto strutturante e strutturato secondo le operazioni manipolative agite dalle productive pathologies all’interno del mind-game film, resta comunque una figura, ovvero una configurazione formale di un visibile che nasconde un altro invisibile, recuperato da quella scena altra del mondo interiore che, oggettivandosi, conserva a sua volta una fondamentale latenza di visibilità, nonostante il suo contenuto provenga dalle zone d’ombra di un mondo invisibile e irrappresentabile.
13-dic-2016
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Tesi dottorato Finelli

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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/972763
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