La presente trattazione si colloca all'interno del filone riguardante lo studio dell'architettura in relazione al paesaggio, nell'ambito di quegli studi che intendono affermare l'importanza dell'opera architettonica, quindi umana, dal punto di vista paesaggistico e di quelli che intendono promuovere la qualità dell'architettura come componente di primaria importanza per la qualità del paesaggio. Oggetto d'esame sono in primo luogo i ponti ed i paesaggi che essi sono in grado di determinare, ed in secondo luogo la qualità architettonica, in particolare in relazione alla qualità del paesaggio ed all'interno degli strumenti di valutazione del progetto. Osservando la miriade di ponti disseminati per il territorio è possibile constatare come alcuni di essi siano in grado di arricchire il paesaggio mentre altri vengano percepiti come elementi estranei al contesto. Perché questa differenza? La ricerca ha raccolto alcune riflessioni fatte nel Novecento da ingegneri e architetti che si sono occupati della progettazione dei ponti. Le loro considerazioni sono per lo più indirizzate a ragionare su oggetti architettonici di qualità con deboli riferimenti al paesaggio e agli utenti. L'intento della presente trattazione è quello di arricchire tali ragionamenti incentrando, però, l'attenzione sull'opera in relazione al paesaggio ed ai suoi fruitori. Come mai alcuni ponti invitano ad essere vissuti? Come mai alcuni catturano lo sguardo e lasciano col fiato sospeso? Come mai altri risultano così ben integrati nel paesaggio? Il presente lavoro prende forma proprio da questi interrogativi cui si tenta di dare risposta. Alcuni ponti determinano un nuovo "luogo", un nuovo paesaggio riconoscibile da quei caratteri che nella presente trattazione vengono definiti "fattori di singolarità e riuscita del ponte". Le ragioni che inducono ad approfondire tale argomento sono principalmente due: l'interesse per i paesaggi che i ponti determinano e l'interesse relativo al concetto di qualità architettonica, concetto di estrema attualità ed importanza specie se messo in relazione con il paesaggio. Una breve introduzione storica cerca di inquadrare il ruolo del ponte nel paesaggio. Il primo capitolo affronta in modo più ampio il tema delle infrastrutture, oggi particolarmente necessarie ad una società sempre più interconnessa; esse sono al tempo stesso lesioni del paesaggio e segno evidente dell'opera dell'uomo. I ponti sono elementi eccezionali all'interno del sistema infrastrutturale perché per loro natura congiungono due fronti diversi e incidono inevitabilmente sul paesaggio. In alcuni casi essi stessi sono paesaggio. In quali casi e che tipo di paesaggi sono in grado di determinare? Il secondo capitolo dà risposta a tale domanda attraverso la raccolta di un numero cospicuo di ponti suddivisi in quattro categorie ritenute dominanti per quanto attiene all'aspetto paesaggistico: il ponte come luogo dello stare, lo spazio sotto il ponte, il ponte icona, suddiviso in due sottocategorie il ponte opera d'arte e il ponte e l'identità del luogo, la dismisura del ponte. La collocazione di alcune opere nelle suddette categorie non è sempre netta, la suddivisione, infatti, tiene conto della loro caratteristica prevalente. I ponti raccolti sono stati progettati e realizzati prevalentemente negli ultimi venti anni; fanno eccezione il Viadotto Bisantis di Riccardo Morandi del 1962 ed il Ponte sul Basento di Sergio Musmeci del 1976. Le opere, quindi, si collocano in un arco temporale ad oggi né troppo vicino né troppo lontano, cosa che permette di fare riflessioni non affrettate sul loro inserimento nei contesti. Nelle prime tre categorie sono raccolti perlopiù ponti pedonali o ciclopedonali mentre nell'ultima solo ponti carrabili. Al lavoro di suddivisione fa seguito una riflessione sul tema della qualità architettonica che sembra essere qualcosa di intangibile e di difficile esplicitazione. La tesi di questo lavoro parte dal presupposto che, essendo il paesaggio il risultato anche dell'azione dell'uomo sulla natura, l'architettura, nel caso specifico quella dei ponti, influisce su di esso; tuttavia, definire cosa sia la qualità è oggetto di ampio dibattito. Inoltre, quanto gli strumenti odierni di valutazione del progetto tengono conto della qualità architettonica? Essa sembra essere, per il momento, solo un parametro marginale su cui basare le valutazioni di tipo paesaggistico e ambientale. La cosa è evidente se si esamina la documentazione richiesta per la redazione della Relazione Paesaggistica e dello Studio di Impatto Ambientale. L'analisi approfondita di alcuni casi di studio, attraverso l'ausilio degli elaborati di valutazione ambientale e paesaggistica o le testimonianze dei progettisti, permette di comprendere quanto le Amministrazioni e i progettisti abbiano tenuto in considerazione, consapevolmente o meno, la qualità architettonica del manufatto allo scopo di ottenere qualità paesaggistica. Sulla base di alcune considerazioni fatte nei decenni passati sulla progettazione dei ponti è stato possibile individuare una lista di parametri su cui basare valutazioni di tipo qualitativo in riferimento al paesaggio. In particolare, la qualità architettonica è data dalle relazioni che l'opera instaura con il contesto. Le relazioni possono essere di tipo fisico, metafisico, cromatico, materico, storico, artistico, ecc. È possibile attuare modalità di mimesi o di contrasto per le quali è necessario conoscere i caratteri e le peculiarità del luogo, da assecondare o negare. Al fine di esprimere un giudizio coerente e completo di tipo qualitativo nei confronti di un'opera inserita nel paesaggio, è necessario, quindi, basarsi anche sulle relazioni tra architettura e contesto. I paesaggi possono essere degradati, modesti, eccezionali; la qualità architettonica di un ponte è sempre messa in relazione con la qualità del luogo in cui va inserito. Il bilancio della qualità tra il prima e il dopo inserimento dovrebbe essere sempre positivo. Al fine di verificare la qualità di un ponte nella fase successiva alla sua realizzazione, è stata proposta la metabolizzazione come indicatore della buona riuscita dell'opera; si sostiene, infatti, che un ponte metabolizzato sia di per sé un ponte di qualità. Quali sono le caratteristiche dell'opera che rendono possibile tale simbiosi? Sicuramente l'azione del tempo, che permette al manufatto d'essere assorbito dal contesto e dalla comunità, le relazioni intercorrenti tra ponte e luogo, il carattere iconico e anche tutto ciò che attiene all'aspetto fisico e metafisico. L'insieme degli argomenti esposti nella presente trattazione mira ad affermare che la qualità architettonica è una componente fondamentale della qualità paesaggistica, parametro non marginale su cui formulare un giudizio di merito nei confronti di un'opera inserita nel paesaggio.

Ponti e paesaggio. La qualità architettonica nella trasformazione dei luoghi / Greco, Raffaello. - (2017 Feb 27).

Ponti e paesaggio. La qualità architettonica nella trasformazione dei luoghi

GRECO, RAFFAELLO
27/02/2017

Abstract

La presente trattazione si colloca all'interno del filone riguardante lo studio dell'architettura in relazione al paesaggio, nell'ambito di quegli studi che intendono affermare l'importanza dell'opera architettonica, quindi umana, dal punto di vista paesaggistico e di quelli che intendono promuovere la qualità dell'architettura come componente di primaria importanza per la qualità del paesaggio. Oggetto d'esame sono in primo luogo i ponti ed i paesaggi che essi sono in grado di determinare, ed in secondo luogo la qualità architettonica, in particolare in relazione alla qualità del paesaggio ed all'interno degli strumenti di valutazione del progetto. Osservando la miriade di ponti disseminati per il territorio è possibile constatare come alcuni di essi siano in grado di arricchire il paesaggio mentre altri vengano percepiti come elementi estranei al contesto. Perché questa differenza? La ricerca ha raccolto alcune riflessioni fatte nel Novecento da ingegneri e architetti che si sono occupati della progettazione dei ponti. Le loro considerazioni sono per lo più indirizzate a ragionare su oggetti architettonici di qualità con deboli riferimenti al paesaggio e agli utenti. L'intento della presente trattazione è quello di arricchire tali ragionamenti incentrando, però, l'attenzione sull'opera in relazione al paesaggio ed ai suoi fruitori. Come mai alcuni ponti invitano ad essere vissuti? Come mai alcuni catturano lo sguardo e lasciano col fiato sospeso? Come mai altri risultano così ben integrati nel paesaggio? Il presente lavoro prende forma proprio da questi interrogativi cui si tenta di dare risposta. Alcuni ponti determinano un nuovo "luogo", un nuovo paesaggio riconoscibile da quei caratteri che nella presente trattazione vengono definiti "fattori di singolarità e riuscita del ponte". Le ragioni che inducono ad approfondire tale argomento sono principalmente due: l'interesse per i paesaggi che i ponti determinano e l'interesse relativo al concetto di qualità architettonica, concetto di estrema attualità ed importanza specie se messo in relazione con il paesaggio. Una breve introduzione storica cerca di inquadrare il ruolo del ponte nel paesaggio. Il primo capitolo affronta in modo più ampio il tema delle infrastrutture, oggi particolarmente necessarie ad una società sempre più interconnessa; esse sono al tempo stesso lesioni del paesaggio e segno evidente dell'opera dell'uomo. I ponti sono elementi eccezionali all'interno del sistema infrastrutturale perché per loro natura congiungono due fronti diversi e incidono inevitabilmente sul paesaggio. In alcuni casi essi stessi sono paesaggio. In quali casi e che tipo di paesaggi sono in grado di determinare? Il secondo capitolo dà risposta a tale domanda attraverso la raccolta di un numero cospicuo di ponti suddivisi in quattro categorie ritenute dominanti per quanto attiene all'aspetto paesaggistico: il ponte come luogo dello stare, lo spazio sotto il ponte, il ponte icona, suddiviso in due sottocategorie il ponte opera d'arte e il ponte e l'identità del luogo, la dismisura del ponte. La collocazione di alcune opere nelle suddette categorie non è sempre netta, la suddivisione, infatti, tiene conto della loro caratteristica prevalente. I ponti raccolti sono stati progettati e realizzati prevalentemente negli ultimi venti anni; fanno eccezione il Viadotto Bisantis di Riccardo Morandi del 1962 ed il Ponte sul Basento di Sergio Musmeci del 1976. Le opere, quindi, si collocano in un arco temporale ad oggi né troppo vicino né troppo lontano, cosa che permette di fare riflessioni non affrettate sul loro inserimento nei contesti. Nelle prime tre categorie sono raccolti perlopiù ponti pedonali o ciclopedonali mentre nell'ultima solo ponti carrabili. Al lavoro di suddivisione fa seguito una riflessione sul tema della qualità architettonica che sembra essere qualcosa di intangibile e di difficile esplicitazione. La tesi di questo lavoro parte dal presupposto che, essendo il paesaggio il risultato anche dell'azione dell'uomo sulla natura, l'architettura, nel caso specifico quella dei ponti, influisce su di esso; tuttavia, definire cosa sia la qualità è oggetto di ampio dibattito. Inoltre, quanto gli strumenti odierni di valutazione del progetto tengono conto della qualità architettonica? Essa sembra essere, per il momento, solo un parametro marginale su cui basare le valutazioni di tipo paesaggistico e ambientale. La cosa è evidente se si esamina la documentazione richiesta per la redazione della Relazione Paesaggistica e dello Studio di Impatto Ambientale. L'analisi approfondita di alcuni casi di studio, attraverso l'ausilio degli elaborati di valutazione ambientale e paesaggistica o le testimonianze dei progettisti, permette di comprendere quanto le Amministrazioni e i progettisti abbiano tenuto in considerazione, consapevolmente o meno, la qualità architettonica del manufatto allo scopo di ottenere qualità paesaggistica. Sulla base di alcune considerazioni fatte nei decenni passati sulla progettazione dei ponti è stato possibile individuare una lista di parametri su cui basare valutazioni di tipo qualitativo in riferimento al paesaggio. In particolare, la qualità architettonica è data dalle relazioni che l'opera instaura con il contesto. Le relazioni possono essere di tipo fisico, metafisico, cromatico, materico, storico, artistico, ecc. È possibile attuare modalità di mimesi o di contrasto per le quali è necessario conoscere i caratteri e le peculiarità del luogo, da assecondare o negare. Al fine di esprimere un giudizio coerente e completo di tipo qualitativo nei confronti di un'opera inserita nel paesaggio, è necessario, quindi, basarsi anche sulle relazioni tra architettura e contesto. I paesaggi possono essere degradati, modesti, eccezionali; la qualità architettonica di un ponte è sempre messa in relazione con la qualità del luogo in cui va inserito. Il bilancio della qualità tra il prima e il dopo inserimento dovrebbe essere sempre positivo. Al fine di verificare la qualità di un ponte nella fase successiva alla sua realizzazione, è stata proposta la metabolizzazione come indicatore della buona riuscita dell'opera; si sostiene, infatti, che un ponte metabolizzato sia di per sé un ponte di qualità. Quali sono le caratteristiche dell'opera che rendono possibile tale simbiosi? Sicuramente l'azione del tempo, che permette al manufatto d'essere assorbito dal contesto e dalla comunità, le relazioni intercorrenti tra ponte e luogo, il carattere iconico e anche tutto ciò che attiene all'aspetto fisico e metafisico. L'insieme degli argomenti esposti nella presente trattazione mira ad affermare che la qualità architettonica è una componente fondamentale della qualità paesaggistica, parametro non marginale su cui formulare un giudizio di merito nei confronti di un'opera inserita nel paesaggio.
27-feb-2017
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Tipologia: Tesi di dottorato
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