As of Pope Urban VIII, thanks to the transformation of Castel Gandolfo in suburban apostolic residence, the area in the south of Rome suffers the effects of urban and building momentum leading to the rationalization of the internal structure to neighboring estates, but also mesh road link between the same. This is done largely through imports from neighboring capital of the scenic prototype of roads Trident, declined in forms ranging from a territorial scale to the architectural one. Therefore occurs a doubling of the original model into two distinct and cohabiting categories: on one side the green tridents, great signs of territorial control and measuring dominated by the Apostolic Camera and the noble families; on the other hand the stone tridents, which instead take on the role of regulating lines of construction development of the ancient castles according to the ways of living imprinted by the seventeenth-century culture. This is primarily the case of Albano and Genzano, property of the Savelli, respectively, and Cesarini, where the two meanings of the trident are compared in a constant dialogue between "micro city palnning" and macroarchitecture. Examples that increase its value, when compared to similar episodes of Ville Tuscolane system and at least one of the founding cities in northern Lazio Oriolo. A separate consideration also deserve the baronial gardens - often setted on the archetype of the Sistine villa near Termini - and the internal devotional paths to convents and hermit structures on the Alban Hills, where they are still Albano and Frascati to provide the most interesting cases of study. To contradict the episodic and independent appearance of such installations are involved the tables of the magister viarum Domenico Jacovacci,, where is possible to highlight unequivocally a unit design - ceremonial and symbolic - that reached its peak between the Papacy Barberini and Chigi (1623 - 67).

A partire dal pontificato di Urbano VIII, complice la trasformazione di Castel Gandolfo in residenza apostolica suburbana, l'area a sud di Roma subisce gli effetti di un impulso urbano ed edilizio che porta alla razionalizzazione della struttura interna ai feudi limitrofi, ma anche della maglia viaria di collegamento tra gli stessi. Ciò avviene in gran parte attraverso l'importazione dalla vicina capitale dello scenografico prototipo del tridente di strade, declinato in forme che spaziano dalla scala territoriale a quella architettonica. Si verifica quindi uno sdoppiamento del modello originario in due categorie distinte e conviventi: da un lato i tridenti verdi, grandi segni di controllo e di misura del territorio dominato dalla Camera Apostolica e dalle famiglie nobiliari; dall'altro i tridenti di pietra, che invece assumono il ruolo di tracciati regolatori dello sviluppo edilizio degli antichi castelli secondo le modalità dell'abitare impresse dalla cultura seicentesca. Si tratta in primo luogo dei casi di Albano e di Genzano, proprietà rispettivamente dei Savelli e dei Cesarini, in cui le due accezioni del tridente si confrontano in un costante dialogo tra microurbanistica e macroarchitettura. Esempi che aumentano il proprio valore, se confrontati con gli episodi analoghi del sistema delle Ville Tuscolane e di almeno una città di fondazione nel nord del Lazio: Oriolo. Una considerazione a parte meritano anche i giardini baronali - sovente impostanti sull'archetipo della villa sistina presso Termini - ed i percorsi devozionali interni alle strutture conventuali ed eremitiche sui Colli Albani, dove sono ancora Albano e Frascati a fornire i casi di studio più interessanti. A contraddire l'apparenza episodica ed indipendente di tali installazioni intervengono poi le tavole del maestro di strade Domenico Jacovacci, ove si evidenzia in maniera inequivocabile un'unità progettuale, cerimoniale e simbolica che raggiunge l'apice tra i papati Barberini e Chigi (1623 - 67).

Tridenti "verdi" e tridenti "di pietra". Scenografia urbana nei dintorni di Roma alla metà del secolo XVII / Corsi, Marco. - STAMPA. - (2016), pp. 1-1. (Intervento presentato al convegno Theatroeideis. L'immagine della città, la città delle immagini tenutosi a Bari nel giugno 2016).

Tridenti "verdi" e tridenti "di pietra". Scenografia urbana nei dintorni di Roma alla metà del secolo XVII

CORSI, MARCO
2016

Abstract

As of Pope Urban VIII, thanks to the transformation of Castel Gandolfo in suburban apostolic residence, the area in the south of Rome suffers the effects of urban and building momentum leading to the rationalization of the internal structure to neighboring estates, but also mesh road link between the same. This is done largely through imports from neighboring capital of the scenic prototype of roads Trident, declined in forms ranging from a territorial scale to the architectural one. Therefore occurs a doubling of the original model into two distinct and cohabiting categories: on one side the green tridents, great signs of territorial control and measuring dominated by the Apostolic Camera and the noble families; on the other hand the stone tridents, which instead take on the role of regulating lines of construction development of the ancient castles according to the ways of living imprinted by the seventeenth-century culture. This is primarily the case of Albano and Genzano, property of the Savelli, respectively, and Cesarini, where the two meanings of the trident are compared in a constant dialogue between "micro city palnning" and macroarchitecture. Examples that increase its value, when compared to similar episodes of Ville Tuscolane system and at least one of the founding cities in northern Lazio Oriolo. A separate consideration also deserve the baronial gardens - often setted on the archetype of the Sistine villa near Termini - and the internal devotional paths to convents and hermit structures on the Alban Hills, where they are still Albano and Frascati to provide the most interesting cases of study. To contradict the episodic and independent appearance of such installations are involved the tables of the magister viarum Domenico Jacovacci,, where is possible to highlight unequivocally a unit design - ceremonial and symbolic - that reached its peak between the Papacy Barberini and Chigi (1623 - 67).
2016
A partire dal pontificato di Urbano VIII, complice la trasformazione di Castel Gandolfo in residenza apostolica suburbana, l'area a sud di Roma subisce gli effetti di un impulso urbano ed edilizio che porta alla razionalizzazione della struttura interna ai feudi limitrofi, ma anche della maglia viaria di collegamento tra gli stessi. Ciò avviene in gran parte attraverso l'importazione dalla vicina capitale dello scenografico prototipo del tridente di strade, declinato in forme che spaziano dalla scala territoriale a quella architettonica. Si verifica quindi uno sdoppiamento del modello originario in due categorie distinte e conviventi: da un lato i tridenti verdi, grandi segni di controllo e di misura del territorio dominato dalla Camera Apostolica e dalle famiglie nobiliari; dall'altro i tridenti di pietra, che invece assumono il ruolo di tracciati regolatori dello sviluppo edilizio degli antichi castelli secondo le modalità dell'abitare impresse dalla cultura seicentesca. Si tratta in primo luogo dei casi di Albano e di Genzano, proprietà rispettivamente dei Savelli e dei Cesarini, in cui le due accezioni del tridente si confrontano in un costante dialogo tra microurbanistica e macroarchitettura. Esempi che aumentano il proprio valore, se confrontati con gli episodi analoghi del sistema delle Ville Tuscolane e di almeno una città di fondazione nel nord del Lazio: Oriolo. Una considerazione a parte meritano anche i giardini baronali - sovente impostanti sull'archetipo della villa sistina presso Termini - ed i percorsi devozionali interni alle strutture conventuali ed eremitiche sui Colli Albani, dove sono ancora Albano e Frascati a fornire i casi di studio più interessanti. A contraddire l'apparenza episodica ed indipendente di tali installazioni intervengono poi le tavole del maestro di strade Domenico Jacovacci, ove si evidenzia in maniera inequivocabile un'unità progettuale, cerimoniale e simbolica che raggiunge l'apice tra i papati Barberini e Chigi (1623 - 67).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/924306
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