La clonazione degli esseri viventi e la promessa dell’immortalità, la cura di tutte le malattie e l’invenzione di avveneristiche protesi biomeccaniche, ma anche la minaccia di un controllo totale sui viventi attraverso la schedatura del loro patrimonio genetico o la possibilità di modificare le strutture antropologiche fondamentali degli esseri umani, sino a “ricrearli” in laboratorio attraverso l’impiego di sofisticate tecniche bioingegneristiche. Sono solo alcuni dei molti temi che agitano l’opinione pubblica mondiale intorno ai progressi della scienza e della tecnica in ambito biologico e genetico e che spesso, attraversando gli incerti territori della bioetica, prefigurano o richiamano scenari propri della tradizione di pensiero utopico. Questa tesi, attraverso una rilettura critica della letteratura utopica e degli scenari tecnico-scientifici in essa rappresentati, ricostruisce il percorso che conduce nel Novecento alcuni tra i più noti e importanti biologi e genetisti a farsi in prima persona autori e promotori di utopie fondate sul progresso scientifico e sul ruolo di guida dello scienziato per la società. Da J.B.S. Haldane a H.J. Muller, da H.D. Bernal a J. Monod, sino ai contemporanei F. Collins e C. Venter – i contendenti nella gara di fine millennio per la mappatura del genoma umano – il testo indaga il complesso profilo ideologico e politico sotteso alle imprese scientifiche più importanti del nostro tempo, problematicamente intrecciato con gli interessi di un inedito bio-capitalismo in rapida espansione.

I sogni della biologia. Ideologia e utopia nelle scienze della vita del Novecento / Altobelli, Dario. - (2012 Jun 12).

I sogni della biologia. Ideologia e utopia nelle scienze della vita del Novecento

ALTOBELLI, Dario
12/06/2012

Abstract

La clonazione degli esseri viventi e la promessa dell’immortalità, la cura di tutte le malattie e l’invenzione di avveneristiche protesi biomeccaniche, ma anche la minaccia di un controllo totale sui viventi attraverso la schedatura del loro patrimonio genetico o la possibilità di modificare le strutture antropologiche fondamentali degli esseri umani, sino a “ricrearli” in laboratorio attraverso l’impiego di sofisticate tecniche bioingegneristiche. Sono solo alcuni dei molti temi che agitano l’opinione pubblica mondiale intorno ai progressi della scienza e della tecnica in ambito biologico e genetico e che spesso, attraversando gli incerti territori della bioetica, prefigurano o richiamano scenari propri della tradizione di pensiero utopico. Questa tesi, attraverso una rilettura critica della letteratura utopica e degli scenari tecnico-scientifici in essa rappresentati, ricostruisce il percorso che conduce nel Novecento alcuni tra i più noti e importanti biologi e genetisti a farsi in prima persona autori e promotori di utopie fondate sul progresso scientifico e sul ruolo di guida dello scienziato per la società. Da J.B.S. Haldane a H.J. Muller, da H.D. Bernal a J. Monod, sino ai contemporanei F. Collins e C. Venter – i contendenti nella gara di fine millennio per la mappatura del genoma umano – il testo indaga il complesso profilo ideologico e politico sotteso alle imprese scientifiche più importanti del nostro tempo, problematicamente intrecciato con gli interessi di un inedito bio-capitalismo in rapida espansione.
12-giu-2012
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Note: Tesi di dottorato
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/917629
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