Continuity of care is a fundamental principle in primary care. It responds to the integration and collaboration principle between different health-care services. At the organizational level, continuity of care is the provision of services included in a management plan that uses a shared model of network work. Implementing the network between hospital and territory implies a radical cultural change, which shows many difficulties to be achieved in Italian reality. The complexity of this challenge is most evident in the management of end of life, especially for physicians. In this regard, in our study we posed the following research questions: As physicians represent the continuity between hospital and territory in the management of terminal patients? What are the cultural characteristics of the Hospital and Hospice? How it is treated the issue of the end of life? So, main objective of the research was to investigate the cultural models that organize the representations of physicians regarding continuity of care in the end of life. Through semi-structured interview, were interviewed 10 physicians (4 UOC of Medical Oncology Hospital, 4 of the 'Division of Emergency Medicine Hospital and 2 of hospice), operating in Umbria territory. The texts of the interviews were fully transcribed and analyzed through the Interpretative Phenomenological Analysis (IPA). Overall, the findings highlight a offer of services to the terminal patient not included in a shared network and a culture of continuity of care still weak but strongly different in the two contexts. The handover process appears to be a formal practice, not built on the patient and family’s needs, and acted when the end of life is imminent. The function of the psychological profession is discussed, highlighting the need for its placement within the care team, not only with tasks of assistance to users but even on the facilitation of the working group processes and handover construction.

La continuità assistenziale è un principio fondamentale nelle cure primarie. Essa risponde all’obiettivo di creare una integrazione e una collaborazione tra le varie strutture e servizi di assistenza sanitaria. A livello organizzativo rappresenta l’erogazione di servizi inseriti all’interno di un piano gestionale condiviso che dovrebbe sostanziarsi nella capacità di avviare e mantenere attivo un modello di lavoro in rete. Implementare un lavoro di rete tra ospedale e territorio implica un cambiamento culturale radicale che sembra essere perseguito con molta difficoltà nella realtà italiana. La difficoltà di questa sfida è più evidente nella gestione del fine vita, specialmente per il personale medico. A questo proposito il nostro studio si pone le seguenti domande di ricerca: Come i medici si rappresentano la continuità tra ospedale e strutture del territorio deputate alla gestione di pazienti terminali? quali sono le connotazioni culturali prevalenti della struttura ospedaliera e dell’hospice? Come viene trattata la questione del fine vita? L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di esplorare i modelli culturali che organizzano le rappresentazioni che i medici hanno della continuità della cura nel fine vita. A questo proposito sono stati intervistati, attraverso un’intervista semi-strutturata, 10 medici (4 appartenenti all’UOC di Oncologia medica dell’ospedale, 4 appartenenti all’UOC di Medicina d’urgenza dell’ospedale e 2 appartenenti all’hospice), operanti nel territorio di un capoluogo di provincia umbro. I testi delle interviste sono stati interamente trascritti e analizzati attraverso l'Analisi Fenomenologica Interpretativa (IPA). Complessivamente i dati emersi evidenziano una offerta dei servizi al paziente terminale non inserita in una rete condivisa, una cultura della continuità assistenziale ancora debole ma fortemente differente nei due contesti di riferimento. Il processo di handover appare una pratica sostanzialmente formale e adempitiva, non basata su una comunicazione efficace e costruita sulle esigenze di paziente e familiare, quanto piuttosto agita in tempi strettissimi e quando il fine vita è imminente. Viene, infine, discussa la funzione della professione di psicologo, evidenziando la necessità di una sua collocazione all'interno del team di assistenza, non solo con compiti di assistenza agli utenti, ma anche di facilitazione dei processi di lavoro e di costruzione dell’handover

Il rapporto tra ospedale e territorio nell’attuazione della continuità assistenziale. Il caso del fine vita / Tomai, Manuela; Rosa, Veronica; Bua, Valentina; Valotta, Rossella. - In: RIVISTA DI PSICOLOGIA CLINICA. - ISSN 1828-9363. - ELETTRONICO. - 2(2015), pp. 26-43. [10.14645/RPC.2015.2.547]

Il rapporto tra ospedale e territorio nell’attuazione della continuità assistenziale. Il caso del fine vita

TOMAI, MANUELA
;
ROSA, VERONICA;BUA, VALENTINA;Valotta, Rossella
2015

Abstract

Continuity of care is a fundamental principle in primary care. It responds to the integration and collaboration principle between different health-care services. At the organizational level, continuity of care is the provision of services included in a management plan that uses a shared model of network work. Implementing the network between hospital and territory implies a radical cultural change, which shows many difficulties to be achieved in Italian reality. The complexity of this challenge is most evident in the management of end of life, especially for physicians. In this regard, in our study we posed the following research questions: As physicians represent the continuity between hospital and territory in the management of terminal patients? What are the cultural characteristics of the Hospital and Hospice? How it is treated the issue of the end of life? So, main objective of the research was to investigate the cultural models that organize the representations of physicians regarding continuity of care in the end of life. Through semi-structured interview, were interviewed 10 physicians (4 UOC of Medical Oncology Hospital, 4 of the 'Division of Emergency Medicine Hospital and 2 of hospice), operating in Umbria territory. The texts of the interviews were fully transcribed and analyzed through the Interpretative Phenomenological Analysis (IPA). Overall, the findings highlight a offer of services to the terminal patient not included in a shared network and a culture of continuity of care still weak but strongly different in the two contexts. The handover process appears to be a formal practice, not built on the patient and family’s needs, and acted when the end of life is imminent. The function of the psychological profession is discussed, highlighting the need for its placement within the care team, not only with tasks of assistance to users but even on the facilitation of the working group processes and handover construction.
2015
La continuità assistenziale è un principio fondamentale nelle cure primarie. Essa risponde all’obiettivo di creare una integrazione e una collaborazione tra le varie strutture e servizi di assistenza sanitaria. A livello organizzativo rappresenta l’erogazione di servizi inseriti all’interno di un piano gestionale condiviso che dovrebbe sostanziarsi nella capacità di avviare e mantenere attivo un modello di lavoro in rete. Implementare un lavoro di rete tra ospedale e territorio implica un cambiamento culturale radicale che sembra essere perseguito con molta difficoltà nella realtà italiana. La difficoltà di questa sfida è più evidente nella gestione del fine vita, specialmente per il personale medico. A questo proposito il nostro studio si pone le seguenti domande di ricerca: Come i medici si rappresentano la continuità tra ospedale e strutture del territorio deputate alla gestione di pazienti terminali? quali sono le connotazioni culturali prevalenti della struttura ospedaliera e dell’hospice? Come viene trattata la questione del fine vita? L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di esplorare i modelli culturali che organizzano le rappresentazioni che i medici hanno della continuità della cura nel fine vita. A questo proposito sono stati intervistati, attraverso un’intervista semi-strutturata, 10 medici (4 appartenenti all’UOC di Oncologia medica dell’ospedale, 4 appartenenti all’UOC di Medicina d’urgenza dell’ospedale e 2 appartenenti all’hospice), operanti nel territorio di un capoluogo di provincia umbro. I testi delle interviste sono stati interamente trascritti e analizzati attraverso l'Analisi Fenomenologica Interpretativa (IPA). Complessivamente i dati emersi evidenziano una offerta dei servizi al paziente terminale non inserita in una rete condivisa, una cultura della continuità assistenziale ancora debole ma fortemente differente nei due contesti di riferimento. Il processo di handover appare una pratica sostanzialmente formale e adempitiva, non basata su una comunicazione efficace e costruita sulle esigenze di paziente e familiare, quanto piuttosto agita in tempi strettissimi e quando il fine vita è imminente. Viene, infine, discussa la funzione della professione di psicologo, evidenziando la necessità di una sua collocazione all'interno del team di assistenza, non solo con compiti di assistenza agli utenti, ma anche di facilitazione dei processi di lavoro e di costruzione dell’handover
hospital; hospices; handover; continuity of care; end of life
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il rapporto tra ospedale e territorio nell’attuazione della continuità assistenziale. Il caso del fine vita / Tomai, Manuela; Rosa, Veronica; Bua, Valentina; Valotta, Rossella. - In: RIVISTA DI PSICOLOGIA CLINICA. - ISSN 1828-9363. - ELETTRONICO. - 2(2015), pp. 26-43. [10.14645/RPC.2015.2.547]
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/869782
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