La scelta del termine “percezione” è stata ispirata da numerosi articoli e vorrei sottoporla in un caso specifico, ovvero quando influenzata da eventi riguardanti i confini, considerati come segno caratterizzante in rapporto a diversi paesaggi di “frontiera”; il tema ha carattere transdisciplinare a causa dei suoi mutevoli usi nello studio del paesaggio. La percezione della “frontiera” ci conduce subito all’immaginario di una esplosione di possibilità che fa riflettere sui diversi tipi di paesaggi e i loro “confini”, “margini”, “soglie”, spazi di transizione. Inoltre, il tema proposto è legato all’aspetto fisico-territoriale della linea come spazio occupato, nell’accezione geografica e di diritto internazionale, intesa come: << La linea di confine fra due stati, soprattutto in quanto ufficialmente delimitata e riconosciuta, e dotata, in più casi, di opportuni sistemi difensivi>> (Treccani,Enciclopedia italiana). Il concetto di “Frontiera” regge il senso di “Ferita nel paesaggio”, ovvero la traccia di una storia, riconducibile alla divisione di entità politiche, a diversità o ad affinità etniche e sociali di bassa, media o alta influenza sui popoli, essenziale nei confronti della loro percezione di fronte a questo paesaggio e qui entriamo nello straordinario territorio fisico dove i limiti culturali e storici diventano una traccia di percezione del paesaggio. Svolgendo il loro compito percettivo di “repulsione” tramite l’imposizione estetica di pesanti e invalicabili strutture, queste barriere generano la “condizione di estraneità”¹, ma allo stesso tempo possono generare l’improbabile “stimolo dell’attraversamento”. “Il poeta vive l'esperienza del limite, corrispondente alla siepe, che gli preclude la vista di gran parte dell'orizzonte, ma, insieme, lo stimola ad attraversarlo” (Leopardi nel 1819). Una frontiera fisica artificiale incide non soltanto sull’ anthropos ma anche sulla divisione fisica degli ecosistemi, impedendo ad esempio le migrazioni di animali, i flussi naturali delle acque e può provocare addiritura alluvioni, etc. Le frontiere fanno parte della storia dell’umanità e si configurano nella maggioranza dei casi anche come importanti “iconemi” paesistici che permangono nei tempi: tra i più conosciuti la Grande muraglia cinese, la “Cortina di Ferro”(ideologica) , l’attuale muro tra Usa e Messico, o tra Israele e Palestina. ¹ <<Lo sguardo da fuori è assimilabile allo sguardo da lontano, alcuni punti di osservazione ci pongono ad una condizione di estraneità>> (Turri Eugenio, Paesaggio come teatro). << I valori della estraneità, della lontananza come approccio a una conoscenza diversa da quella che consente lo sguardo da vicino>>.(Lévi-Strauss,1983).

Paesaggio senza confine, lo spazio delle frontiere / MARCHIORI DE SENA, Allana. - STAMPA. - (2014), pp. 1-1. (Intervento presentato al convegno VII Colloquio Internazionale Comunicare il paesaggio tenutosi a Roma aula magna - facoltà di Architettura piazza fontanella Borghese 9 nel mercoledì 16 aprile 2014, ore 9.00).

Paesaggio senza confine, lo spazio delle frontiere

MARCHIORI DE SENA, ALLANA
2014

Abstract

La scelta del termine “percezione” è stata ispirata da numerosi articoli e vorrei sottoporla in un caso specifico, ovvero quando influenzata da eventi riguardanti i confini, considerati come segno caratterizzante in rapporto a diversi paesaggi di “frontiera”; il tema ha carattere transdisciplinare a causa dei suoi mutevoli usi nello studio del paesaggio. La percezione della “frontiera” ci conduce subito all’immaginario di una esplosione di possibilità che fa riflettere sui diversi tipi di paesaggi e i loro “confini”, “margini”, “soglie”, spazi di transizione. Inoltre, il tema proposto è legato all’aspetto fisico-territoriale della linea come spazio occupato, nell’accezione geografica e di diritto internazionale, intesa come: << La linea di confine fra due stati, soprattutto in quanto ufficialmente delimitata e riconosciuta, e dotata, in più casi, di opportuni sistemi difensivi>> (Treccani,Enciclopedia italiana). Il concetto di “Frontiera” regge il senso di “Ferita nel paesaggio”, ovvero la traccia di una storia, riconducibile alla divisione di entità politiche, a diversità o ad affinità etniche e sociali di bassa, media o alta influenza sui popoli, essenziale nei confronti della loro percezione di fronte a questo paesaggio e qui entriamo nello straordinario territorio fisico dove i limiti culturali e storici diventano una traccia di percezione del paesaggio. Svolgendo il loro compito percettivo di “repulsione” tramite l’imposizione estetica di pesanti e invalicabili strutture, queste barriere generano la “condizione di estraneità”¹, ma allo stesso tempo possono generare l’improbabile “stimolo dell’attraversamento”. “Il poeta vive l'esperienza del limite, corrispondente alla siepe, che gli preclude la vista di gran parte dell'orizzonte, ma, insieme, lo stimola ad attraversarlo” (Leopardi nel 1819). Una frontiera fisica artificiale incide non soltanto sull’ anthropos ma anche sulla divisione fisica degli ecosistemi, impedendo ad esempio le migrazioni di animali, i flussi naturali delle acque e può provocare addiritura alluvioni, etc. Le frontiere fanno parte della storia dell’umanità e si configurano nella maggioranza dei casi anche come importanti “iconemi” paesistici che permangono nei tempi: tra i più conosciuti la Grande muraglia cinese, la “Cortina di Ferro”(ideologica) , l’attuale muro tra Usa e Messico, o tra Israele e Palestina. ¹ <> (Turri Eugenio, Paesaggio come teatro). << I valori della estraneità, della lontananza come approccio a una conoscenza diversa da quella che consente lo sguardo da vicino>>.(Lévi-Strauss,1983).
2014
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/765323
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