I testo presentato offre una riflessione sul complesso rapporto esistente tra la psicologia e l’arte, ovvero sul ruolo che gli elementi di natura psicologica giocano nella produzione dell’arte e in particolare dell’architettura e che risultano determinanti per la definizione del linguaggio. La riflessione è circoscritta a questo aspetto di carattere generale ed esclude tutti quegli aspetti più specifici in cui l’apporto del sapere psico-analitico determina lo spazio: come nelle case di cura in cui lo spazio prende forma in funzione dei requisiti richiesti per favorire il recupero e lo sviluppo della salute mentale; o come nelle esperienze in cui gli aspetti soggettivi del comporre l’arte e l’architettura diventano fondanti una teoria e una filosofia dell’arte. Il testo deriva dalle letture di Psicologia analitica e arte poetica del 1922, Psicologia e poesia del 1930 (ed. Biblioteca Boringhieri 1979) e Gli archetipi dell'inconscio collettivo 1934 (ed. Biblioteca Boringhieri 1977) di Carl Gustav Jung. Della riflessione junghiana e del rapporto tra psicologia e arte, così come è espressa in questi testi, ne sono condivisibili l'impostazione analitica, empirica e sociale, soprattutto se si fa riferimento all'arte architettonica. Inoltre sono messi a confronto le riflessioni che su questi temi ha elaborato Walter Gropius attraverso lo sguardo critico di Ezio Bonfanti nei due saggi dal titolo Funzionalismo, metodologia, psicologia (1966) e Freud e l’arte (presumibilmente scritto nel 1967) dove si propone la rilettura di E.H.Gombrich sui limiti delle osservazioni psicoanalitiche di Freud sull’arte. Il testo riguarda l'apporto che la psicologia da o può dare alla operazione progettuale così come definita dalla metodologia gropiuseriana.
+ Poetico - Psichico / Partenope, Renato. - STAMPA. - 1:(2012), pp. 211-218. (Intervento presentato al convegno Spazio, Architettura e Psiche. Contributi per un quadro scientifico tenutosi a Casa dell'architettura, Roma nel 2009).
+ Poetico - Psichico
PARTENOPE, RENATO
2012
Abstract
I testo presentato offre una riflessione sul complesso rapporto esistente tra la psicologia e l’arte, ovvero sul ruolo che gli elementi di natura psicologica giocano nella produzione dell’arte e in particolare dell’architettura e che risultano determinanti per la definizione del linguaggio. La riflessione è circoscritta a questo aspetto di carattere generale ed esclude tutti quegli aspetti più specifici in cui l’apporto del sapere psico-analitico determina lo spazio: come nelle case di cura in cui lo spazio prende forma in funzione dei requisiti richiesti per favorire il recupero e lo sviluppo della salute mentale; o come nelle esperienze in cui gli aspetti soggettivi del comporre l’arte e l’architettura diventano fondanti una teoria e una filosofia dell’arte. Il testo deriva dalle letture di Psicologia analitica e arte poetica del 1922, Psicologia e poesia del 1930 (ed. Biblioteca Boringhieri 1979) e Gli archetipi dell'inconscio collettivo 1934 (ed. Biblioteca Boringhieri 1977) di Carl Gustav Jung. Della riflessione junghiana e del rapporto tra psicologia e arte, così come è espressa in questi testi, ne sono condivisibili l'impostazione analitica, empirica e sociale, soprattutto se si fa riferimento all'arte architettonica. Inoltre sono messi a confronto le riflessioni che su questi temi ha elaborato Walter Gropius attraverso lo sguardo critico di Ezio Bonfanti nei due saggi dal titolo Funzionalismo, metodologia, psicologia (1966) e Freud e l’arte (presumibilmente scritto nel 1967) dove si propone la rilettura di E.H.Gombrich sui limiti delle osservazioni psicoanalitiche di Freud sull’arte. Il testo riguarda l'apporto che la psicologia da o può dare alla operazione progettuale così come definita dalla metodologia gropiuseriana.File | Dimensione | Formato | |
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