Il notevole ciclo di tele inserite nei soffitti di palazzo de Carolis in via del Corso a Roma è stato più volte oggetto dell'attenzione della critica. Considerati in genere come un complesso assolutamente unitario, i dipinti al piano nobile del palazzo devono in realtà essere più opportunamente divisi in due serie complementari ma pur sempre distinte. Da una parte, cioè, sono le tele collocate negli ambienti di maggiore prestigio, gli ultimi in ordine di tempo a essere costruiti, dall'altra quelle poste negli ambienti del nucleo più antico del palazzo, che insieme ad un perduto salone affrescato, oggi diviso da tramezzi, dovevano costituire originariamente un appartamento a sé. La cronologia dell'intervento di Ludovico Mazzanti in questi ambienti non è stata ancora stabilita concordemente dalla critica: questo contributo si propone, a partire prima di tutto dall'analisi di una stima in gran parte inedita di Luigi Vanvitelli (1751), di chiarire le circostanze che portarono un artista non di primo piano come Mazzanti a lavorare a quel ciclo così prestigioso, di indicare tempi e modi della sua partecipazione al cantiere, e di stabilire altresì le motivazioni che suggerirono al committente, Livio de Carolis, di passare da una decorazione ad affresco ad una con tele riportate. Il canone dei pittori all'opera per il marchese, inoltre, messo da sempre in relazione con il ciclo antologico dei Profeti nella navata di San Giovanni in Laterano, ad una più attenta lettura presenta invece tangenze molto più strette con le scelte, in parte diverse, operate in quegli stessi anni dal cardinale Pietro Ottoboni.
Ludovico Mazzanti e il ciclo di palazzo de Carolis / Pierguidi, Stefano. - In: ANNALI DELLA PONTIFICIA INSIGNE ACCADEMIA DI BELLE ARTI E LETTERE DEI VIRTUOSI AL PANTHEON. - ISSN 1818-5282. - STAMPA. - XIV:(2014), pp. 565-582.
Ludovico Mazzanti e il ciclo di palazzo de Carolis
PIERGUIDI, Stefano
2014
Abstract
Il notevole ciclo di tele inserite nei soffitti di palazzo de Carolis in via del Corso a Roma è stato più volte oggetto dell'attenzione della critica. Considerati in genere come un complesso assolutamente unitario, i dipinti al piano nobile del palazzo devono in realtà essere più opportunamente divisi in due serie complementari ma pur sempre distinte. Da una parte, cioè, sono le tele collocate negli ambienti di maggiore prestigio, gli ultimi in ordine di tempo a essere costruiti, dall'altra quelle poste negli ambienti del nucleo più antico del palazzo, che insieme ad un perduto salone affrescato, oggi diviso da tramezzi, dovevano costituire originariamente un appartamento a sé. La cronologia dell'intervento di Ludovico Mazzanti in questi ambienti non è stata ancora stabilita concordemente dalla critica: questo contributo si propone, a partire prima di tutto dall'analisi di una stima in gran parte inedita di Luigi Vanvitelli (1751), di chiarire le circostanze che portarono un artista non di primo piano come Mazzanti a lavorare a quel ciclo così prestigioso, di indicare tempi e modi della sua partecipazione al cantiere, e di stabilire altresì le motivazioni che suggerirono al committente, Livio de Carolis, di passare da una decorazione ad affresco ad una con tele riportate. Il canone dei pittori all'opera per il marchese, inoltre, messo da sempre in relazione con il ciclo antologico dei Profeti nella navata di San Giovanni in Laterano, ad una più attenta lettura presenta invece tangenze molto più strette con le scelte, in parte diverse, operate in quegli stessi anni dal cardinale Pietro Ottoboni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


