La Venere del Museo del Prado è uno dei più misteriosi bronzi di grandi dimensioni del Rinascimento: non solo è ancora molto discussa la sua paternità, da ricondurre probabilmente a Baccio Bandinelli, ma anche la storia cinquecentesca del suo prototipo antico, la cosiddetta Venere del Belvedere oggi agli Uffizi, è poco chiara. A tutt'oggi non è ancora chiaro quando quella statua venne rinvenuta, quando giunse a Firenze, e quando (e da chi) venne reintegrata delle braccia e della testa mancanti. Il marmo venne con oggi probabilità scavato al tempo di Clemente VII e Bandinelli si limitò a modellare per essa una testa in stucco o cera, rispettandone lo stato frammentario, così come aveva fatto per il Laocoonte: da quella Venere così restaurata trasse poi la replica bronzea donata a Carlo V e oggi a Madrid. L'originale, inviato a Firenze, venne poi restaurato una prima volta intorno al 1560 da Valerio Cioli, e poi nel 1677-1678 da Ercole Ferrata. È proprio dalla storia antica della Venere del Belvedere, quindi, che dipende l'aspetto del tutto insolito della Venere del Prado, un bronzo rinascimentale sorprendentemente privo delle braccia, che vennero aggiunte alla statua solo molto più tardi.
Baccio Bandinelli, Carlo V e una nuova ipotesi sulla Venere bronzea del Prado / Pierguidi, Stefano. - In: BOLETIN DEL MUSEO DEL PRADO. - ISSN 0210-8143. - XXX:(2012), pp. 34-49.
Baccio Bandinelli, Carlo V e una nuova ipotesi sulla Venere bronzea del Prado
PIERGUIDI, Stefano
2012
Abstract
La Venere del Museo del Prado è uno dei più misteriosi bronzi di grandi dimensioni del Rinascimento: non solo è ancora molto discussa la sua paternità, da ricondurre probabilmente a Baccio Bandinelli, ma anche la storia cinquecentesca del suo prototipo antico, la cosiddetta Venere del Belvedere oggi agli Uffizi, è poco chiara. A tutt'oggi non è ancora chiaro quando quella statua venne rinvenuta, quando giunse a Firenze, e quando (e da chi) venne reintegrata delle braccia e della testa mancanti. Il marmo venne con oggi probabilità scavato al tempo di Clemente VII e Bandinelli si limitò a modellare per essa una testa in stucco o cera, rispettandone lo stato frammentario, così come aveva fatto per il Laocoonte: da quella Venere così restaurata trasse poi la replica bronzea donata a Carlo V e oggi a Madrid. L'originale, inviato a Firenze, venne poi restaurato una prima volta intorno al 1560 da Valerio Cioli, e poi nel 1677-1678 da Ercole Ferrata. È proprio dalla storia antica della Venere del Belvedere, quindi, che dipende l'aspetto del tutto insolito della Venere del Prado, un bronzo rinascimentale sorprendentemente privo delle braccia, che vennero aggiunte alla statua solo molto più tardi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.