I rischi nella produzione vitivinicola sono stati da tempo studiati, anche in considerazione della rilevanza della attività produttiva a livello nazionale; nella produzione tecnica e scientifica disponibile, un posto di rilievo viene ricoperto dalla valutazione del rischio di esposizione a sostanze chimiche – anche ben prima dell’entrata in vigore dell’obbligo specifico previsto dal D.Lgs. 25/2002, oggi confluito nel D.Lgs.81/2008. Fra gli altri rischi chimici, attenzione particolare era posta nella esposizione ad anidride solforosa (biossido di zolfo, SO2), anche in considerazione della sua tossicità relativa rispetto ad altre sostanze (anidride carbonica, alcol etilico, farine fossili, ecc.). Nell’enologia moderna, l’anidride solforosa si è mostrata indispensabile nella gestione della vinificazione ed ai fini della conservazione dei vini, come visibile nella tabella allegata; anche i tempi più recenti, i tentativi di sostituzione della stessa, dovuti a il riconoscimento come agente in qualche caso di intolleranza alimentare o per migliorar le caratteristiche organolettiche, non hanno portato a risultati soddisfacenti. Il recente abbassamento dl TLV di 10 volte e la limitazione dei tempi di esposizione permessi ha riaperto una problematica che sembrava, se non eliminata, perlomeno sotto controllo.
Un aspetto inatteso nella valutazione del rischio chimico nella produzione vitivinicola / Bacaloni, Alessandro; Alessandro, Rossini; Alessandra, Marino; Valeria, Pultrone. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 242-249. (Intervento presentato al convegno 18° Convegno Nazionale di Igiene Industriale AIDII tenutosi a Corvara (BZ) nel 26 - 28 marzo 2012).
Un aspetto inatteso nella valutazione del rischio chimico nella produzione vitivinicola
BACALONI, Alessandro;
2012
Abstract
I rischi nella produzione vitivinicola sono stati da tempo studiati, anche in considerazione della rilevanza della attività produttiva a livello nazionale; nella produzione tecnica e scientifica disponibile, un posto di rilievo viene ricoperto dalla valutazione del rischio di esposizione a sostanze chimiche – anche ben prima dell’entrata in vigore dell’obbligo specifico previsto dal D.Lgs. 25/2002, oggi confluito nel D.Lgs.81/2008. Fra gli altri rischi chimici, attenzione particolare era posta nella esposizione ad anidride solforosa (biossido di zolfo, SO2), anche in considerazione della sua tossicità relativa rispetto ad altre sostanze (anidride carbonica, alcol etilico, farine fossili, ecc.). Nell’enologia moderna, l’anidride solforosa si è mostrata indispensabile nella gestione della vinificazione ed ai fini della conservazione dei vini, come visibile nella tabella allegata; anche i tempi più recenti, i tentativi di sostituzione della stessa, dovuti a il riconoscimento come agente in qualche caso di intolleranza alimentare o per migliorar le caratteristiche organolettiche, non hanno portato a risultati soddisfacenti. Il recente abbassamento dl TLV di 10 volte e la limitazione dei tempi di esposizione permessi ha riaperto una problematica che sembrava, se non eliminata, perlomeno sotto controllo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.