Nell’ottavo libro delle Metamorfosi, Ovidio ci conduce in una dimensione tutta orchestrata tra clausura e desiderio di libertà: il labirinto dove vive il Minotauro e il dipanarsi del filo di Arianna; la figlia di Minosse abbandonata sull’isola di Dia e l’arrivo di Dioniso. Poi la figura di Dedalo, confinato in un lungo esilio, cui è impedita ogni fuga per terra e per mare; il cielo però rimane libero, è una via di fuga e Ovidio canta il desiderio insopprimibile e costante dell’uomo verso la leggerezza. Mentre Dedalo stava seppellendo il corpo di Icaro, racconta Ovidio (236), da un fosso spunta una pernice, un uccello mai visto prima, ma per Dedalo è perenne accusa vivente. Perché la pernice è testimonianza del suo crimine? In realtà, canta Ovidio nei versi successivi, la pernice non è altri che il nipote di Dedalo, affidatogli dalla sorella perché gli insegnasse la sua arte. Il giovanetto però divenne talmente bravo da inventare la sega e il compasso. Dedalo, preso dall’invidia, lo scagliò dall’Acropoli, sostenenendo che fosse caduto. Atena, però, come ci ricorda Ovidio, che favorisce il talento, lo trasformò in un uccello: «La prontezza dell’intelligenza passò nelle ali e nelle zampe, il nome rimase quello di prima. E tuttavia quest’uccello non si innalza molto da terra ... memore dell’antica caduta ha paura di andare in alto». Tale tradizione che, la cui versione più antica non risale oltre Diodoro (V, 55,3) ci introduce a uno dei topoi della letteratura artistica non solo occidentale, cioè quello della rivalità tra maestro e allievo. Per il mondo orientale accenno solo alla tradizione su uno dei più grandi pittori cinesi, Wu-Tao- tzû, il quale fu accusato di essersi sbarazzato di un rivale. Ovidio recepisce questo topos nella struttura dei phtoneroi en the didaskalia ton technon, dell’invidia dell’artista così come formulata in Diodoro, con la conseguenza che può sfociare nella violenza. L’estensione di questo topos nel mondo post-classico è ampiamente documentata, dalle saghe medievali sul maestro costruttore che assassinò il suo apprendista, reo di averlo superato, alla leggenda di Andrea del Castagno, colpevole dell’omicidio dell’amico e collaboratore Domenico Veneziano (Vasari, 2, 678), il quale, nella realtà dei fatti, gli sopravvisse di quattro anni. Nel mio contributo, cercherò di rintracciare le radici dell’archetipo dell’artista invidioso e assassino, muovendomi tra testo e immagine, seguendone poi le tracce anche in età postclassica, fino alla letteratura dell’Ottocento e del Novecento.

Daedalus invidit (Ov. Met. 8, 236-259). Dedalo, la pernice e il topos dell’artista assassino / Barbanera, Marcello. - STAMPA. - 1:(2012), pp. 279-291. (Intervento presentato al convegno Il gran poema delle passioni e delle meraviglie. Ovidio e il repertorio letterario e figurativo fra antico e riscoperta dell'antico tenutosi a Padova nel 15-16 settembre 2011).

Daedalus invidit (Ov. Met. 8, 236-259). Dedalo, la pernice e il topos dell’artista assassino

BARBANERA, Marcello
2012

Abstract

Nell’ottavo libro delle Metamorfosi, Ovidio ci conduce in una dimensione tutta orchestrata tra clausura e desiderio di libertà: il labirinto dove vive il Minotauro e il dipanarsi del filo di Arianna; la figlia di Minosse abbandonata sull’isola di Dia e l’arrivo di Dioniso. Poi la figura di Dedalo, confinato in un lungo esilio, cui è impedita ogni fuga per terra e per mare; il cielo però rimane libero, è una via di fuga e Ovidio canta il desiderio insopprimibile e costante dell’uomo verso la leggerezza. Mentre Dedalo stava seppellendo il corpo di Icaro, racconta Ovidio (236), da un fosso spunta una pernice, un uccello mai visto prima, ma per Dedalo è perenne accusa vivente. Perché la pernice è testimonianza del suo crimine? In realtà, canta Ovidio nei versi successivi, la pernice non è altri che il nipote di Dedalo, affidatogli dalla sorella perché gli insegnasse la sua arte. Il giovanetto però divenne talmente bravo da inventare la sega e il compasso. Dedalo, preso dall’invidia, lo scagliò dall’Acropoli, sostenenendo che fosse caduto. Atena, però, come ci ricorda Ovidio, che favorisce il talento, lo trasformò in un uccello: «La prontezza dell’intelligenza passò nelle ali e nelle zampe, il nome rimase quello di prima. E tuttavia quest’uccello non si innalza molto da terra ... memore dell’antica caduta ha paura di andare in alto». Tale tradizione che, la cui versione più antica non risale oltre Diodoro (V, 55,3) ci introduce a uno dei topoi della letteratura artistica non solo occidentale, cioè quello della rivalità tra maestro e allievo. Per il mondo orientale accenno solo alla tradizione su uno dei più grandi pittori cinesi, Wu-Tao- tzû, il quale fu accusato di essersi sbarazzato di un rivale. Ovidio recepisce questo topos nella struttura dei phtoneroi en the didaskalia ton technon, dell’invidia dell’artista così come formulata in Diodoro, con la conseguenza che può sfociare nella violenza. L’estensione di questo topos nel mondo post-classico è ampiamente documentata, dalle saghe medievali sul maestro costruttore che assassinò il suo apprendista, reo di averlo superato, alla leggenda di Andrea del Castagno, colpevole dell’omicidio dell’amico e collaboratore Domenico Veneziano (Vasari, 2, 678), il quale, nella realtà dei fatti, gli sopravvisse di quattro anni. Nel mio contributo, cercherò di rintracciare le radici dell’archetipo dell’artista invidioso e assassino, muovendomi tra testo e immagine, seguendone poi le tracce anche in età postclassica, fino alla letteratura dell’Ottocento e del Novecento.
2012
Il gran poema delle passioni e delle meraviglie. Ovidio e il repertorio letterario e figurativo fra antico e riscoperta dell'antico
artista; Grecia; Dedalo
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Daedalus invidit (Ov. Met. 8, 236-259). Dedalo, la pernice e il topos dell’artista assassino / Barbanera, Marcello. - STAMPA. - 1:(2012), pp. 279-291. (Intervento presentato al convegno Il gran poema delle passioni e delle meraviglie. Ovidio e il repertorio letterario e figurativo fra antico e riscoperta dell'antico tenutosi a Padova nel 15-16 settembre 2011).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/456517
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