La pianificazione attuativa, componente essenziale del Piano locale, rappresenta un nodo cruciale nel garantire l’interesse pubblico e sufficienti livelli di welfare urbano (Ricci, 2021), sia nell’attuazione dei processi di Rigenerazione Urbana (RU) che nell’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finalizzati alla Transizione Ecologica (TE). Già da alcuni anni si osserva una progressiva deriva, semantica e operativa, della RU: in nome della “flessibilità”, si sono progressivamente indeboliti tanto i significati quanto gli strumenti attuativi – di conseguenza il Piano – causando uno sbilanciamento tra interessi pubblici e privati (INU, 2024). Parimenti, gli interventi di TE finanziati dal PNRR – fondato su risorse pubbliche perlopiù a prestito – tendono a bypassare la pianificazione attuativa in nome della “cantierabilità”, con il rischio di interventi frammentati e scarsamente territorializzati, limitando gli interessi e benefici pubblici (Crupi, 2024) e centrando gli obiettivi climatico-ecologici (Green Deal EU, Fit for 55) solo sulla carta. Lo studio si propone di analizzare criticamente il ruolo della pianificazione attuativa come punto di convergenza di entrambe le derive, operativa e gestionale, al fine di delineare prospettive di rafforzamento e miglioramento per una governance più solida e orientata a reali benefici socio-ecologici. Attraverso una metodologia induttiva, si analizzano i casi di Roma e Milano: due modelli opposti, caratterizzati da un lato da un forte rigore attuativo con una più lenta e ridotta capacità realizzativa, e dall’altro da processi attuativi “semplificati” che alimentano un’incensante capacità realizzativa. Dai risultati ci si attende di mettere in luce le possibili cause del progressivo indebolimento della pianificazione attuativa, evidenziandone gli effetti a danno dell’interesse pubblico. Lo studio intende quindi tracciare possibili prospettive di ricerca per la definizione di “criteri minimi socio-ecologici” che, incardinati nel processo di pianificazione attuativa, contribuiscano ad una più efficace gestione delle risorse comunitarie, con benefici pubblici chiari e reali.

Rigenerazione, Transizione e PNRR. Il nodo della pianificazione attuativa tra derive operative e gestionali. Prospettive di ricerca / Aiello, William Marco. - (2025). ( UPhD Green 2025 - L'impatto della ricerca dottorale nel PNRR Firenze ).

Rigenerazione, Transizione e PNRR. Il nodo della pianificazione attuativa tra derive operative e gestionali. Prospettive di ricerca

Aiello William Marco
2025

Abstract

La pianificazione attuativa, componente essenziale del Piano locale, rappresenta un nodo cruciale nel garantire l’interesse pubblico e sufficienti livelli di welfare urbano (Ricci, 2021), sia nell’attuazione dei processi di Rigenerazione Urbana (RU) che nell’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finalizzati alla Transizione Ecologica (TE). Già da alcuni anni si osserva una progressiva deriva, semantica e operativa, della RU: in nome della “flessibilità”, si sono progressivamente indeboliti tanto i significati quanto gli strumenti attuativi – di conseguenza il Piano – causando uno sbilanciamento tra interessi pubblici e privati (INU, 2024). Parimenti, gli interventi di TE finanziati dal PNRR – fondato su risorse pubbliche perlopiù a prestito – tendono a bypassare la pianificazione attuativa in nome della “cantierabilità”, con il rischio di interventi frammentati e scarsamente territorializzati, limitando gli interessi e benefici pubblici (Crupi, 2024) e centrando gli obiettivi climatico-ecologici (Green Deal EU, Fit for 55) solo sulla carta. Lo studio si propone di analizzare criticamente il ruolo della pianificazione attuativa come punto di convergenza di entrambe le derive, operativa e gestionale, al fine di delineare prospettive di rafforzamento e miglioramento per una governance più solida e orientata a reali benefici socio-ecologici. Attraverso una metodologia induttiva, si analizzano i casi di Roma e Milano: due modelli opposti, caratterizzati da un lato da un forte rigore attuativo con una più lenta e ridotta capacità realizzativa, e dall’altro da processi attuativi “semplificati” che alimentano un’incensante capacità realizzativa. Dai risultati ci si attende di mettere in luce le possibili cause del progressivo indebolimento della pianificazione attuativa, evidenziandone gli effetti a danno dell’interesse pubblico. Lo studio intende quindi tracciare possibili prospettive di ricerca per la definizione di “criteri minimi socio-ecologici” che, incardinati nel processo di pianificazione attuativa, contribuiscano ad una più efficace gestione delle risorse comunitarie, con benefici pubblici chiari e reali.
2025
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1756490
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