Nel quadro storico della Roma della prima metà del XX secolo, la costruzione di edifici ministeriali, delle stazioni ferroviarie o delle piazze urbane rappresentano esempi significativi di come l'architettura possa diventare un mezzo per esprimere la solidità dello Stato attraverso una pratica costruttiva dispendiosa ma altamente funzionale ed attenta alla costruzione di qualità edilizia. Si è osservato come spesso cantieri di queste tipologie abbiano offerto la realizzazione di modelli architettonici parziali elaborati in scala 1:1. Tali strutture elaborate come frammenti di parti salienti dell’edificio, spesso incentrato sul registro della facciata, precedettero l’effettiva e finale cantierizzazione del progetto. Il frammento in scala reale avrebbe consentito quindi di capire la finale geometria e proporzione dell’intervento e constatare e quantificare l’apparato decorativo. Esempi rilevanti si rintracciano nella pratica architettonica di Pio Piacentini (1846 – 1928) e di Manfredo Manfredi (1859 – 1927) e nelle loro committenze ministeriali tra il 1913 ed il 1920. Si è constatato da ricerca che almeno due cantieri ministeriali di Roma, così come altri esempi di importanti cantieri come quello per la stazione Termini del 1940 di Angiolo Mazzoni (1894 – 1979), (in questo caso, modello del secondo progetto non direttamente realizzato in situ e che non trovò effettiva fase esecutiva1) o il monumentale cantiere del Vittoriano, abbiano elaborato questo tipo di espediente cantieristico. Questi edifici, simbolo della crescente potenza istituzionale, sono in questi casi in analisi preceduti da questo particolare tipo di modello realizzato con tecniche artigianali e materiali poveri ad imitazione degli effettivi materiali pregiati da costruzione come il travertino e il marmo, esemplificando un approccio che - pur comportando un elevato costo iniziale - ha garantito un controllo progettuale per giustificarne l'investimento e la qualità. il ricorso al modello a grandezza naturale, o 1:1, che si affianca a quello in scala ridotta, diventa un dispositivo di esperienza sensoriale anche per l'osservatore. Il paper analizzerà la trasversalità dell’operazione in contesti anche non strettamente architettonici per far comprendere il frequente ricorso a questa operazione in contesto prettamente romano. La documentazione dell’ingrandimento del modello 1:1 sarà mezzo per analizzare questa poco nota operazione effettuata nei cantieri romani e ricostruirà la percezione che tali operazioni sollevarono nell’immaginario pubblico. I modelli in scala ridotta da sempre furono strumenti utili per la visualizzazione astratta di un progetto, e i modelli 1:1 – come quelli utilizzati nelle fasi di progettazione e nelle mostre di architettura – trasformarono l'idea progettuale in quella che è definibile come una "performance" spaziale. Questi apparati “abitabili” ed effimeri offrirono quindi una interazione diretta con lo spazio, lasciando un'esperienza che sollecitò risposte fisiche e sensoriali che precedettero l’architettura e che coinvolsero l'osservatore come co-creatore dell'ambiente. Lo studio fornirà parallelismi e materiale fotografico e materiale d’archivio per documentare l’operazione e comprendere meglio l’impatto socioeconomico della poco nota operazione.
Il modello in scala 1:1 e Roma: frammenti di cantiere a confronto nei primi del Novecento / Silvani, Pedro. - (2025). (Intervento presentato al convegno Cantieri da Eternare. Immagini del costruire dall’inchiostro alla celluloide tenutosi a Roma, Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede).
Il modello in scala 1:1 e Roma: frammenti di cantiere a confronto nei primi del Novecento
Pedro Silvani
Primo
Investigation
2025
Abstract
Nel quadro storico della Roma della prima metà del XX secolo, la costruzione di edifici ministeriali, delle stazioni ferroviarie o delle piazze urbane rappresentano esempi significativi di come l'architettura possa diventare un mezzo per esprimere la solidità dello Stato attraverso una pratica costruttiva dispendiosa ma altamente funzionale ed attenta alla costruzione di qualità edilizia. Si è osservato come spesso cantieri di queste tipologie abbiano offerto la realizzazione di modelli architettonici parziali elaborati in scala 1:1. Tali strutture elaborate come frammenti di parti salienti dell’edificio, spesso incentrato sul registro della facciata, precedettero l’effettiva e finale cantierizzazione del progetto. Il frammento in scala reale avrebbe consentito quindi di capire la finale geometria e proporzione dell’intervento e constatare e quantificare l’apparato decorativo. Esempi rilevanti si rintracciano nella pratica architettonica di Pio Piacentini (1846 – 1928) e di Manfredo Manfredi (1859 – 1927) e nelle loro committenze ministeriali tra il 1913 ed il 1920. Si è constatato da ricerca che almeno due cantieri ministeriali di Roma, così come altri esempi di importanti cantieri come quello per la stazione Termini del 1940 di Angiolo Mazzoni (1894 – 1979), (in questo caso, modello del secondo progetto non direttamente realizzato in situ e che non trovò effettiva fase esecutiva1) o il monumentale cantiere del Vittoriano, abbiano elaborato questo tipo di espediente cantieristico. Questi edifici, simbolo della crescente potenza istituzionale, sono in questi casi in analisi preceduti da questo particolare tipo di modello realizzato con tecniche artigianali e materiali poveri ad imitazione degli effettivi materiali pregiati da costruzione come il travertino e il marmo, esemplificando un approccio che - pur comportando un elevato costo iniziale - ha garantito un controllo progettuale per giustificarne l'investimento e la qualità. il ricorso al modello a grandezza naturale, o 1:1, che si affianca a quello in scala ridotta, diventa un dispositivo di esperienza sensoriale anche per l'osservatore. Il paper analizzerà la trasversalità dell’operazione in contesti anche non strettamente architettonici per far comprendere il frequente ricorso a questa operazione in contesto prettamente romano. La documentazione dell’ingrandimento del modello 1:1 sarà mezzo per analizzare questa poco nota operazione effettuata nei cantieri romani e ricostruirà la percezione che tali operazioni sollevarono nell’immaginario pubblico. I modelli in scala ridotta da sempre furono strumenti utili per la visualizzazione astratta di un progetto, e i modelli 1:1 – come quelli utilizzati nelle fasi di progettazione e nelle mostre di architettura – trasformarono l'idea progettuale in quella che è definibile come una "performance" spaziale. Questi apparati “abitabili” ed effimeri offrirono quindi una interazione diretta con lo spazio, lasciando un'esperienza che sollecitò risposte fisiche e sensoriali che precedettero l’architettura e che coinvolsero l'osservatore come co-creatore dell'ambiente. Lo studio fornirà parallelismi e materiale fotografico e materiale d’archivio per documentare l’operazione e comprendere meglio l’impatto socioeconomico della poco nota operazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


