Il caso clinico che presentiamo riguarda una ragazza di 13 anni giunta alla nostra osservazione per un quadro clinico di disfagia e faringodinia comparso da due giorni. All’esame obiettivo si riscontra una tumefazione del lobo destro della tiroide di circa 3 cm, di consistenza duro-elastica. Gli esami di funzionalità tiroidea e gli autoanticorpi tiroidei risultano tutti nel range di normalità. L’esame gold standard per lo studio della tiroide è l’ecografia del collo, che nella nostra paziente mostra un nodulo singolo nel lobo destro tiroideo, di 26x16 mm, a margini netti, di forma ovalare, solido, isoecogeno con alone ipoecogeno periferico e vascolarizzazione periferica e intralesionale. Tale reperto corrisponde ad un nodulo di classe 3 (basso rischio di malignità) secondo la classificazione EU-TIRADS della European Thyroid Association [1]; tuttavia, in considerazione delle elevate dimensioni del nodulo (> 20 mm), è comunque indicata la prosecuzione dell’iter diagnostico mediante ago-aspirato. L’esame citologico del campione prelevato mostra una proliferazione follicolare a cellule di Hürthle (rare cellule tiroidee modificate, con aspetto ossifilo), indicata come TIR3B secondo la classificazione SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica) [2], ossia lesione indeterminata ad alto rischio che richiede exeresi chirurgica. Una diagnosi differenziale definitiva (lesione benigna o maligna) può essere stabilita, infatti, solo dopo intervento chirurgico, poiché l’esame istologico può rilevare la presenza di invasione capsulare e/o vascolare, criteri istologici di malignità. La paziente è stata, dunque, sottoposta ad intervento di lobectomia destra. L’esito dell’esame istopatologico ha permesso la diagnosi di adenoma a cellule di Hürthle. Al momento la ragazza è asintomatica e prosegue il suo follow up clinico, laboratoristico ed ecografico, mostrando esami di funzionalità tiroidea sempre nella norma. noduli tiroidei rappresentano un’entità clinica comune, riscontrati solitamente durante l’esame clinico o ecografico del collo. L’assenza di sintomi non esclude la possibile malignità del nodulo, specialmente in pazienti pediatrici, pertanto è mandatorio un iter diagnostico completo, che comprenda: o esami di funzionalità tiroidea o ecografia tiroidea o in base alla classe di rischio ecografica, eventuale ago-aspirato tiroideo. La gestione successiva è legata alla classificazione del rischio dell’esame citologico ottenuto dal campione prelevato. I noduli a cellule di Hürthle rappresentano un raro riscontro nella popolazione pediatrica. Tali lesioni presentano una notevole complessità nella diagnosi a causa delle loro diverse caratteristiche istopatologiche, includendo un ampio spettro di entità, da lesioni benigne a carcinomi tiroidei. Le lesioni a cellule di Hürthle non neoplastiche possono essere gestite in modo conservativo con monitoraggio periodico. Al contrario, le lesioni neoplastiche necessitano di exeresi chirurgica e successiva caratterizzazione istologica per la differenziazione tra adenoma e carcinoma, con differente gestione a seconda della diagnosi di certezza.

Gestione e diagnosi di un nodulo tiroideo in ambito pediatrico: case report di un adenoma a cellule di Hürthle / Bellone, Giulia; Paparella, Roberto; Scommegna, Salvatore. - (2024). (Intervento presentato al convegno XIX Congresso Nazionale ONSP days “Costruire” tenutosi a Roma; Italia).

Gestione e diagnosi di un nodulo tiroideo in ambito pediatrico: case report di un adenoma a cellule di Hürthle

bellone giulia;paparella roberto;
2024

Abstract

Il caso clinico che presentiamo riguarda una ragazza di 13 anni giunta alla nostra osservazione per un quadro clinico di disfagia e faringodinia comparso da due giorni. All’esame obiettivo si riscontra una tumefazione del lobo destro della tiroide di circa 3 cm, di consistenza duro-elastica. Gli esami di funzionalità tiroidea e gli autoanticorpi tiroidei risultano tutti nel range di normalità. L’esame gold standard per lo studio della tiroide è l’ecografia del collo, che nella nostra paziente mostra un nodulo singolo nel lobo destro tiroideo, di 26x16 mm, a margini netti, di forma ovalare, solido, isoecogeno con alone ipoecogeno periferico e vascolarizzazione periferica e intralesionale. Tale reperto corrisponde ad un nodulo di classe 3 (basso rischio di malignità) secondo la classificazione EU-TIRADS della European Thyroid Association [1]; tuttavia, in considerazione delle elevate dimensioni del nodulo (> 20 mm), è comunque indicata la prosecuzione dell’iter diagnostico mediante ago-aspirato. L’esame citologico del campione prelevato mostra una proliferazione follicolare a cellule di Hürthle (rare cellule tiroidee modificate, con aspetto ossifilo), indicata come TIR3B secondo la classificazione SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica) [2], ossia lesione indeterminata ad alto rischio che richiede exeresi chirurgica. Una diagnosi differenziale definitiva (lesione benigna o maligna) può essere stabilita, infatti, solo dopo intervento chirurgico, poiché l’esame istologico può rilevare la presenza di invasione capsulare e/o vascolare, criteri istologici di malignità. La paziente è stata, dunque, sottoposta ad intervento di lobectomia destra. L’esito dell’esame istopatologico ha permesso la diagnosi di adenoma a cellule di Hürthle. Al momento la ragazza è asintomatica e prosegue il suo follow up clinico, laboratoristico ed ecografico, mostrando esami di funzionalità tiroidea sempre nella norma. noduli tiroidei rappresentano un’entità clinica comune, riscontrati solitamente durante l’esame clinico o ecografico del collo. L’assenza di sintomi non esclude la possibile malignità del nodulo, specialmente in pazienti pediatrici, pertanto è mandatorio un iter diagnostico completo, che comprenda: o esami di funzionalità tiroidea o ecografia tiroidea o in base alla classe di rischio ecografica, eventuale ago-aspirato tiroideo. La gestione successiva è legata alla classificazione del rischio dell’esame citologico ottenuto dal campione prelevato. I noduli a cellule di Hürthle rappresentano un raro riscontro nella popolazione pediatrica. Tali lesioni presentano una notevole complessità nella diagnosi a causa delle loro diverse caratteristiche istopatologiche, includendo un ampio spettro di entità, da lesioni benigne a carcinomi tiroidei. Le lesioni a cellule di Hürthle non neoplastiche possono essere gestite in modo conservativo con monitoraggio periodico. Al contrario, le lesioni neoplastiche necessitano di exeresi chirurgica e successiva caratterizzazione istologica per la differenziazione tra adenoma e carcinoma, con differente gestione a seconda della diagnosi di certezza.
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1736533
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