The restoration work carried out in the small church of the Augustinian convent of Santa Lucia in Selci between 1814, the year of the apostolic visit of Pope Pius VII to the monastery, and 1847, the year in which the magazine Album described in detail the work now completed, demonstrate how in the years of the Restoration in Rome a respectful attention had developed towards all the ancient and modern pre-existing structures. The work begun in 1822, which can most likely be added to that until now attributed to Giuseppe Valadier, lasted a long time and involved other parts of the monastery. It was a restoration intervention that reworked and corrected the pre-existing structures according to an idea of ​​"style", the "due" one, which is very far from the correct historical reading of the document. However, the choice of materials adopted seems to respond to the need to save resources, similar to what happens in the most important works and notoriously attributed to Valadier: those on the Colosseum and the Arch of Titus. Even in this case, the economic need clearly distinguishes the restoration intervention, defining a criterion of great importance for the future development of the restoration discipline.

I lavori di restauro eseguiti nella chiesetta del convento agostiniano di Santa Lucia in Selci tra il 1814, anno della visita apostolica di papa Pio VII al monastero, e il 1847, anno in cui la rivista Album descrive dettagliatamente i lavori ora compiuti, dimostrano come negli anni della Restaurazione a Roma si fosse sviluppata un'attenzione rispettosa verso tutte le preesistenze antiche e moderne. I lavori iniziati nel 1822, che con molta probabilità si possono aggiungere a quelli fino ad ora attribuiti ai Giuseppe Valadier, durano a lungo e interessano anche altre parti del monastero. Si tratta di un intervento di restauro che rielabora e corregge le preesistenze secondo un'idea di "stile", quello "dovuto", che è molto lontano dalla correttalettura storica del documento. Tuttavia, la scelta dei materiali adottati sembra rispondere a esigenze di risparmio di risorse, analogamente a quanto avviene nei lavori più importanti e notoriamente attibuiti a Valadier: quelli al Colosseo e all'Arco di Tito. Ed anche in questo caso l'esigenza economica finisce per distinguere nettamente l'intervento di restauro definendo un criterio di grande importanza per gli sviluppi futuri della disciplina restaurativa.

"Uniformità di stile" e "distinguibilità" nei restauri di Santa Lucia in Selci tra Leone XII e Gregorio XVI / Vitiello, Maria. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - 1:13-16(2022), pp. 287-294.

"Uniformità di stile" e "distinguibilità" nei restauri di Santa Lucia in Selci tra Leone XII e Gregorio XVI

Vitiello, Maria
2022

Abstract

The restoration work carried out in the small church of the Augustinian convent of Santa Lucia in Selci between 1814, the year of the apostolic visit of Pope Pius VII to the monastery, and 1847, the year in which the magazine Album described in detail the work now completed, demonstrate how in the years of the Restoration in Rome a respectful attention had developed towards all the ancient and modern pre-existing structures. The work begun in 1822, which can most likely be added to that until now attributed to Giuseppe Valadier, lasted a long time and involved other parts of the monastery. It was a restoration intervention that reworked and corrected the pre-existing structures according to an idea of ​​"style", the "due" one, which is very far from the correct historical reading of the document. However, the choice of materials adopted seems to respond to the need to save resources, similar to what happens in the most important works and notoriously attributed to Valadier: those on the Colosseum and the Arch of Titus. Even in this case, the economic need clearly distinguishes the restoration intervention, defining a criterion of great importance for the future development of the restoration discipline.
2022
I lavori di restauro eseguiti nella chiesetta del convento agostiniano di Santa Lucia in Selci tra il 1814, anno della visita apostolica di papa Pio VII al monastero, e il 1847, anno in cui la rivista Album descrive dettagliatamente i lavori ora compiuti, dimostrano come negli anni della Restaurazione a Roma si fosse sviluppata un'attenzione rispettosa verso tutte le preesistenze antiche e moderne. I lavori iniziati nel 1822, che con molta probabilità si possono aggiungere a quelli fino ad ora attribuiti ai Giuseppe Valadier, durano a lungo e interessano anche altre parti del monastero. Si tratta di un intervento di restauro che rielabora e corregge le preesistenze secondo un'idea di "stile", quello "dovuto", che è molto lontano dalla correttalettura storica del documento. Tuttavia, la scelta dei materiali adottati sembra rispondere a esigenze di risparmio di risorse, analogamente a quanto avviene nei lavori più importanti e notoriamente attibuiti a Valadier: quelli al Colosseo e all'Arco di Tito. Ed anche in questo caso l'esigenza economica finisce per distinguere nettamente l'intervento di restauro definendo un criterio di grande importanza per gli sviluppi futuri della disciplina restaurativa.
Santa Lucia in Selci; Valadier; Leone XII; Gregorio VI; Roma
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
"Uniformità di stile" e "distinguibilità" nei restauri di Santa Lucia in Selci tra Leone XII e Gregorio XVI / Vitiello, Maria. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - 1:13-16(2022), pp. 287-294.
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