Sin dalla sua origine di movimento architettonico, il Brutalismo è stato soggetto a una ricorrente ambiguità interpretativa, a partire dalla sua enunciazione teorica e dal suo operato progettuale, fino ad arrivare all’eredità che ha lasciato alla pratica urbana contemporanea. Si punta infatti oggi a raccogliere ed etichettare come progetti brutalisti una serie di innumerevoli esempi della seconda metà del secolo scorso, connotati da forti caratteri di gigantismo dimensionale, spregiudicatezza strutturale e durezza materica, per documentarne la diffusione e denunciare il prevalente fallimento dei ‘giganti del béton brut’. Volendo superare la predominante tendenza al revival, la ricerca si propone di ritrovare ragioni e declinazioni su cui fondare una rilettura del progetto brutalista, per il ruolo che ha assunto nella definizione del paesaggio urbano. Si ritiene infatti che le profonde radici etiche della corrente, formulate nei principi del New Brutalism da Reyner Banham ed esplicitate nella poetica della rough poetry di Alison e Peter Smithson, trovino una peculiare espressione nella concezione dello spazio pubblico. Esiste un approccio brutalista al progetto di paesaggio? In che modo la sua matrice etica si esprime nello spazio aperto? Perché ha senso riconsiderare il Brutalismo nella città di oggi? Se ne può dare un giudizio andando oltre la polarizzazione ‘salvaguardia o rimozione’? L’obiettivo è tentare di dare risposta a queste ed altre domande, attraverso uno slittamento critico che ricolloca le questioni della corrente inglese in relazione con i temi e le categorie dello spazio pubblico e ne valuta l’eredità e le eventuali potenzialità per il progetto contemporaneo. Attraverso il confronto critico di alcune specifiche esperienze del Nord-Est inglese negli anni Sessanta - la Newcastle City in the Sky, il Civic Centre di Sunderland e la Dunelm House di Durham in parallelo e l’Apollo Pavilion nella Sunny Blunts Estate a Peterlee – la tesi delinea le categorie operative con cui poter testare e prefigurare possibili scenari contemporanei dei Brutalist Landscapes.
Brutalist Landscapes. Il progetto concreto dello spazio pubblico / Donini, Elisa. - (2023 Apr 13).
Brutalist Landscapes. Il progetto concreto dello spazio pubblico
DONINI, ELISA
13/04/2023
Abstract
Sin dalla sua origine di movimento architettonico, il Brutalismo è stato soggetto a una ricorrente ambiguità interpretativa, a partire dalla sua enunciazione teorica e dal suo operato progettuale, fino ad arrivare all’eredità che ha lasciato alla pratica urbana contemporanea. Si punta infatti oggi a raccogliere ed etichettare come progetti brutalisti una serie di innumerevoli esempi della seconda metà del secolo scorso, connotati da forti caratteri di gigantismo dimensionale, spregiudicatezza strutturale e durezza materica, per documentarne la diffusione e denunciare il prevalente fallimento dei ‘giganti del béton brut’. Volendo superare la predominante tendenza al revival, la ricerca si propone di ritrovare ragioni e declinazioni su cui fondare una rilettura del progetto brutalista, per il ruolo che ha assunto nella definizione del paesaggio urbano. Si ritiene infatti che le profonde radici etiche della corrente, formulate nei principi del New Brutalism da Reyner Banham ed esplicitate nella poetica della rough poetry di Alison e Peter Smithson, trovino una peculiare espressione nella concezione dello spazio pubblico. Esiste un approccio brutalista al progetto di paesaggio? In che modo la sua matrice etica si esprime nello spazio aperto? Perché ha senso riconsiderare il Brutalismo nella città di oggi? Se ne può dare un giudizio andando oltre la polarizzazione ‘salvaguardia o rimozione’? L’obiettivo è tentare di dare risposta a queste ed altre domande, attraverso uno slittamento critico che ricolloca le questioni della corrente inglese in relazione con i temi e le categorie dello spazio pubblico e ne valuta l’eredità e le eventuali potenzialità per il progetto contemporaneo. Attraverso il confronto critico di alcune specifiche esperienze del Nord-Est inglese negli anni Sessanta - la Newcastle City in the Sky, il Civic Centre di Sunderland e la Dunelm House di Durham in parallelo e l’Apollo Pavilion nella Sunny Blunts Estate a Peterlee – la tesi delinea le categorie operative con cui poter testare e prefigurare possibili scenari contemporanei dei Brutalist Landscapes.File | Dimensione | Formato | |
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