Solo negli ultimi anni la critica ha superato il pregiudizio di un Leopardi, per dirla con De Sanctis, «poco educato alla scultura e alla pittura», disposto a scambiare «tutte le meraviglie di Roma per un riso di fanciulla». La poesia leopardiana, infatti, come dimostra – per fare l’esempio più evidente – La ginestra, è d’ispirazione e di natura fondamentalmente visiva. A testimonianza del ruolo affettivo e simbolico svolto dalle immagini, va ricordato, com’è noto da una lettera a Paolina, che il poeta avrebbe voluto far incidere nella prima edizione dei Canti una miniatura in pergamena («quella famosa e mia cara miniatura che rappresenta un laghetto ec. coll’occhio della provvidenza»). Un’immagine molto simile era dipinta nel soffitto della prima sala della biblioteca paterna, ma la stessa figura era stata già menzionata, insieme alle stampe illustrate del Kempis, di una storia sacra, dei libri dei santi e del Goldoni, come fonte di «pensieri romanzeschi» nella Vita abbozzata di Silvio Sarno (1819). Il presente studio assumerà proprio la Vita abbozzata come testo privilegiato per un’analisi del rapporto con il figurativo; quei fogli informi, vergati con singolare rapidità e impazienza, sommersi dal «flusso intermittente di immagini, sensazioni e ricordi» (D’intino), costituiscono infatti uno straordinario esempio di scrittura per immagini o di «pensiero visivo» (Arnheim). L'obiettivo dell’intervento è di fornire alcune ipotesi sulle illustrazioni di cui sopra – una delle quali, stranamente trascurata, può servire da chiave interpretativa per un luogo testuale ambiguo (§ 19) – e di analizzare le immagini utilizzate nel testo, che siano reali e concrete (vedute paesaggistiche, affreschi di una stanza, un cammeo di Giove o un ritratto) oppure simboliche e mentali (S. cecilia, una «facella», una «lucciola», pomi troncati o immagini mitologiche), per evidenziarne poi significati e funzioni: supporto per la memoria, ispirazione, «innalzamento», simbolo, rispecchiamento, ma anche sostituzione e nascondimento in una scrittura concepita e tenuta in segreto.
'Figurarsi nella fantasia': sulle fonti e sull’ispirazione visiva della Vita abbozzata di Silvio Sarno / Allegrini, Vincenzo. - (2016), pp. 43-55. (Intervento presentato al convegno L’immagine nel mondo, il mondo nell’immagine: nuove prospettive per un approccio pluridisciplinare alla rappresentazione testuale ed extra-testuale tenutosi a Università degli studi di Napoli “L’Orientale”).
'Figurarsi nella fantasia': sulle fonti e sull’ispirazione visiva della Vita abbozzata di Silvio Sarno
Vincenzo Allegrini
2016
Abstract
Solo negli ultimi anni la critica ha superato il pregiudizio di un Leopardi, per dirla con De Sanctis, «poco educato alla scultura e alla pittura», disposto a scambiare «tutte le meraviglie di Roma per un riso di fanciulla». La poesia leopardiana, infatti, come dimostra – per fare l’esempio più evidente – La ginestra, è d’ispirazione e di natura fondamentalmente visiva. A testimonianza del ruolo affettivo e simbolico svolto dalle immagini, va ricordato, com’è noto da una lettera a Paolina, che il poeta avrebbe voluto far incidere nella prima edizione dei Canti una miniatura in pergamena («quella famosa e mia cara miniatura che rappresenta un laghetto ec. coll’occhio della provvidenza»). Un’immagine molto simile era dipinta nel soffitto della prima sala della biblioteca paterna, ma la stessa figura era stata già menzionata, insieme alle stampe illustrate del Kempis, di una storia sacra, dei libri dei santi e del Goldoni, come fonte di «pensieri romanzeschi» nella Vita abbozzata di Silvio Sarno (1819). Il presente studio assumerà proprio la Vita abbozzata come testo privilegiato per un’analisi del rapporto con il figurativo; quei fogli informi, vergati con singolare rapidità e impazienza, sommersi dal «flusso intermittente di immagini, sensazioni e ricordi» (D’intino), costituiscono infatti uno straordinario esempio di scrittura per immagini o di «pensiero visivo» (Arnheim). L'obiettivo dell’intervento è di fornire alcune ipotesi sulle illustrazioni di cui sopra – una delle quali, stranamente trascurata, può servire da chiave interpretativa per un luogo testuale ambiguo (§ 19) – e di analizzare le immagini utilizzate nel testo, che siano reali e concrete (vedute paesaggistiche, affreschi di una stanza, un cammeo di Giove o un ritratto) oppure simboliche e mentali (S. cecilia, una «facella», una «lucciola», pomi troncati o immagini mitologiche), per evidenziarne poi significati e funzioni: supporto per la memoria, ispirazione, «innalzamento», simbolo, rispecchiamento, ma anche sostituzione e nascondimento in una scrittura concepita e tenuta in segreto.File | Dimensione | Formato | |
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