A black casket stands in the forest near Lake Annecy in Saint-Ferréoln. It is The Chapel of Tears of Atelier Poem: an object that challenges the archetype of pure solid geometry to corrupt a tall, narrow parallelepiped with a longitudinal cut on the axis at the centre of the volume. A chapel of secular meditation immersed in nature that tries to be a hypnotic space for vision because the corruptive cut - barely twenty centimetres thick - in connecting with the entrance portal and with a hole on the opposite wall, frames specific views of the sky, the waterfall and the immediate surroundings. Looking at it from afar, it almost looks like an ideal model made by removing it from a solid block; yet it is an architecture built entirely of fir boards, the texture of which is perfectly visible on the surface. The planks are left natural on the inside and treated with the technique of burning on the outside, to preserve them from the elements. The Chapel of Tears seems to look to the fascination of ephemeral devices, that is, of those objects long banned because they are considered vain and unimportant, as they are devoted to form. However, in its shaping and delineation, this architecture places man and his senses at the centre with a clear, geometric, ordering and, in some way, calming founding act: she is the sign of man while, around her, nature is set against her.

Uno scrigno nero si erge nella foresta nei pressi del lago di Annecy a Saint-Ferréoln. È la cappella delle lacrime dell’atelier Poem: un oggetto che sfida l’archetipo della geometria solida pura, per corrompere un parallelepipedo alto e stretto con un taglio longitudinale sull’asse al centro del volume. Una cappella di meditazione laica immersa nella natura che prova a essere uno spazio ipnotico per la visione perché il taglio corruttivo - spesso appena venti centimetri - nel raccordarsi con il portale di ingresso e con una bucatura sulla parete opposta, inquadra specifiche viste sul cielo, la cascata e l’immediato intorno. Guardandola da lontano, sembra quasi un modello ideale realizzato per via di togliere da un blocco pieno; eppure si tratta di un’architettura interamente costruita con assi in legno di abete la cui trama è perfettamente visibile in superficie. Le tavole sono lasciate al naturale dentro e trattate con la tecnica della bruciatura all’esterno, per preservarle dagli agenti atmosferici. La cappella delle lacrime sembra guardare al fascino dei dispositivi effimeri, ovvero, di quegli oggetti lungamente vietati perché considerati vanesi e di poca importanza, in quanto votati alla forma. Tuttavia, nel suo modellarsi e delinearsi, questa architettura mette al centro l’uomo e i suoi sensi con un atto fondativo netto, geometrico, ordinatore e in qualche modo, tranquillizzante: lei è il segno dell’uomo mentre, intorno, le si contrappone la natura.

The chapel of the tears / Arcopinto, Luigi. - In: PLATFORM ARCHITECTURE AND DESIGN. - ISSN 2420-9090. - Anno IX:39(2023), pp. 12-15.

The chapel of the tears

Arcopinto, Luigi
2023

Abstract

A black casket stands in the forest near Lake Annecy in Saint-Ferréoln. It is The Chapel of Tears of Atelier Poem: an object that challenges the archetype of pure solid geometry to corrupt a tall, narrow parallelepiped with a longitudinal cut on the axis at the centre of the volume. A chapel of secular meditation immersed in nature that tries to be a hypnotic space for vision because the corruptive cut - barely twenty centimetres thick - in connecting with the entrance portal and with a hole on the opposite wall, frames specific views of the sky, the waterfall and the immediate surroundings. Looking at it from afar, it almost looks like an ideal model made by removing it from a solid block; yet it is an architecture built entirely of fir boards, the texture of which is perfectly visible on the surface. The planks are left natural on the inside and treated with the technique of burning on the outside, to preserve them from the elements. The Chapel of Tears seems to look to the fascination of ephemeral devices, that is, of those objects long banned because they are considered vain and unimportant, as they are devoted to form. However, in its shaping and delineation, this architecture places man and his senses at the centre with a clear, geometric, ordering and, in some way, calming founding act: she is the sign of man while, around her, nature is set against her.
2023
Uno scrigno nero si erge nella foresta nei pressi del lago di Annecy a Saint-Ferréoln. È la cappella delle lacrime dell’atelier Poem: un oggetto che sfida l’archetipo della geometria solida pura, per corrompere un parallelepipedo alto e stretto con un taglio longitudinale sull’asse al centro del volume. Una cappella di meditazione laica immersa nella natura che prova a essere uno spazio ipnotico per la visione perché il taglio corruttivo - spesso appena venti centimetri - nel raccordarsi con il portale di ingresso e con una bucatura sulla parete opposta, inquadra specifiche viste sul cielo, la cascata e l’immediato intorno. Guardandola da lontano, sembra quasi un modello ideale realizzato per via di togliere da un blocco pieno; eppure si tratta di un’architettura interamente costruita con assi in legno di abete la cui trama è perfettamente visibile in superficie. Le tavole sono lasciate al naturale dentro e trattate con la tecnica della bruciatura all’esterno, per preservarle dagli agenti atmosferici. La cappella delle lacrime sembra guardare al fascino dei dispositivi effimeri, ovvero, di quegli oggetti lungamente vietati perché considerati vanesi e di poca importanza, in quanto votati alla forma. Tuttavia, nel suo modellarsi e delinearsi, questa architettura mette al centro l’uomo e i suoi sensi con un atto fondativo netto, geometrico, ordinatore e in qualche modo, tranquillizzante: lei è il segno dell’uomo mentre, intorno, le si contrappone la natura.
Atelier Poem; geometria; solido puro; corruzione della forma
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
The chapel of the tears / Arcopinto, Luigi. - In: PLATFORM ARCHITECTURE AND DESIGN. - ISSN 2420-9090. - Anno IX:39(2023), pp. 12-15.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1673622
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