Le occupazioni informali di edifici dismessi e abbandonati nella città contemporanea, spesso realizzate da gruppi di studenti universitari, insegnano che il concetto tradizionale di casa può oggi “sconfinare” verso nuovi e più complessi significati, resi ancora più attuali dalla recente pandemia. I limiti tra la sfera individuale e quella collettiva, tra la sfera privata e quella pubblica, tra la sfera domestica e quella urbana possono diventare soglie permeabili, spesso immateriali; campi di interazione reciproca; luoghi di contaminazione attraverso i quali assumere un punto di vista diverso, forse laterale, sulla realtà che ci circonda. La ricerca sui modi e gli spazi di appropriazione spontanea diffusi nella città di Roma, condotta sul campo dagli autori, offre lo spunto per costruire un programma funzionale molteplice e aperto, da porre alla base di alcune sperimentazioni didattiche, al fine di trasmettere il valore sociale, etico, ma anche visionario, del progetto di architettura, insieme con i suoi strumenti più strettamente disciplinari. Dal cortocircuito tra osservazione della realtà, ricerca teorico/progettuale ed educazione all’architettura, emergono scenari di un abitare ibrido, nel quale gli ambiti privati dell’alloggio trovano nuove forme di relazione con quelli comunitari degli spazi condivisi e perfino con quelli pubblici, aperti alla collettività, definendo organismi complessi, capaci di interpretare le nuove sfide culturali e sociali che l’architettura è chiamata ad affrontare. Il valore ermeneutico e pedagogico del progetto, quindi, si sostanzia sia nella possibilità di identificazione dei giovani apprendisti con i potenziali fruitori delle architetture da loro immaginate, sia nello sforzo di perseguire un approccio didattico “debole”, che sappia suscitare dubbi più che affermare certezze, che sappia indirizzare senza imporre, che sappia attendere una paziente e progressiva maturazione individuale, anche rinunciando alla riconoscibilità di una scuola.
Sconfinamenti semantici: scenari per un abitare ibrido / Cutroni, Fabio; Percoco, Maura. - (2022), pp. 332-336. (Intervento presentato al convegno IX Forum ProArch tenutosi a Cagliari).
Sconfinamenti semantici: scenari per un abitare ibrido
Fabio, Cutroni;Maura, Percoco
2022
Abstract
Le occupazioni informali di edifici dismessi e abbandonati nella città contemporanea, spesso realizzate da gruppi di studenti universitari, insegnano che il concetto tradizionale di casa può oggi “sconfinare” verso nuovi e più complessi significati, resi ancora più attuali dalla recente pandemia. I limiti tra la sfera individuale e quella collettiva, tra la sfera privata e quella pubblica, tra la sfera domestica e quella urbana possono diventare soglie permeabili, spesso immateriali; campi di interazione reciproca; luoghi di contaminazione attraverso i quali assumere un punto di vista diverso, forse laterale, sulla realtà che ci circonda. La ricerca sui modi e gli spazi di appropriazione spontanea diffusi nella città di Roma, condotta sul campo dagli autori, offre lo spunto per costruire un programma funzionale molteplice e aperto, da porre alla base di alcune sperimentazioni didattiche, al fine di trasmettere il valore sociale, etico, ma anche visionario, del progetto di architettura, insieme con i suoi strumenti più strettamente disciplinari. Dal cortocircuito tra osservazione della realtà, ricerca teorico/progettuale ed educazione all’architettura, emergono scenari di un abitare ibrido, nel quale gli ambiti privati dell’alloggio trovano nuove forme di relazione con quelli comunitari degli spazi condivisi e perfino con quelli pubblici, aperti alla collettività, definendo organismi complessi, capaci di interpretare le nuove sfide culturali e sociali che l’architettura è chiamata ad affrontare. Il valore ermeneutico e pedagogico del progetto, quindi, si sostanzia sia nella possibilità di identificazione dei giovani apprendisti con i potenziali fruitori delle architetture da loro immaginate, sia nello sforzo di perseguire un approccio didattico “debole”, che sappia suscitare dubbi più che affermare certezze, che sappia indirizzare senza imporre, che sappia attendere una paziente e progressiva maturazione individuale, anche rinunciando alla riconoscibilità di una scuola.File | Dimensione | Formato | |
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