Partendo dall’analisi dello stato dell’arte, l’intento di questa dissertazione è quello di indagare se, e in quali termini, sia possibile individuare (nelle diverse accezioni che l’idea di temporaneità dell’architettura può assumere), una nuova strategia progettuale capace di portare risvolti applicativi efficaci nella pianificazione e nell’utilizzo dello spazio pubblico della città contemporanea. È quello della città degli anni del post-funzionalismo il contesto storico in cui è radicata, e da cui trae nutrimento, l’essenza della città contemporanea, costituita da una combinazione di spazi costruiti e società fluide. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, in risposta a una razionalizzazione estrema, accentuata dalla necessità della ricostruzione postbellica, la città inizia a essere inquadrata come sistema complesso, ovvero non più riducibile alla semplice distribuzione funzionale degli spazi e degli edifici. Viene trattata invece come un luogo le cui componenti – la storia, il territorio, le architetture, la società – devono essere considerate in una sintesi dinamica e sempre rivolta verso una potenziale evoluzione. Sintesi di componenti eterogenee e dinamicità sono tra le proprietà che più caratterizzano la città contemporanea e, in particolare, i suoi spazi pubblici. Intorno agli anni 2000 gli abitanti della città superano per la prima volta il 50% della popolazione mondiale, dando origine a quella che dagli storici viene definita “la nuova era urbana” . Il ritrovato interesse per la città implica necessariamente una rilettura in termini teorici e strategie di rinnovamento in termini fisici e spaziali. Sociologi e urbanisti forniscono nuove interpretazioni della città, da cui emerge la necessità, al fine di avere una cornice chiara dello scenario contemporaneo, di combinare elementi e discipline eterogenei. In questa cornice sembra avanzare la centralità del discorso sullo spazio pubblico e sul rapporto con la vita dei suoi abitanti; rapporto reso più complesso che nel passato dallo stato di “rivoluzione permanente” che sembra caratterizzare l’epoca contemporanea. In questa dissertazione, si considera lo spazio pubblico urbano non nelle sue caratteristiche morfologico-formali, bensì come spazio politico. Tale accezione implica la sovrapposizione di alcune questioni sociologiche (rapporto tra città e cittadinanza) a istanze più pulitamente architettoniche e urbanistiche. Il nodo della questione sembra dunque essere quale equilibrio sia possibile tra la solidità degli edifici che, stabili nel tempo, danno forma alla città e ai suoi spazi pubblici, e il flusso liquido e rapido con cui si plasmano e si sviluppano le strutture sociali e i modi di vivere. Se lo spazio pubblico è il luogo in cui la vita urbana si svolge e in cui una comunità ricerca il proprio modo di esprimersi e rappresentarsi, appare oggi evidente l’inadeguatezza di gran parte delle nostre città al soddisfacimento delle necessità e dei desideri contingenti che animano le società che queste città abitano. In questa dissertazione, la questione del rapporto – in alcuni casi, del distacco – tra urbs e civitas è inquadrato come un problema di carattere temporale, la cui origine si fa risalire alla necessità di stabilire un dialogo tra due parti la cui evoluzione procede, in quanto a velocità, su ordini di grandezza talvolta incompatibili. Questa condizione di stallo conduce, in alcuni casi, alla nascita di architetture il cui intento appare quello di fornire una risposta immediata al verificarsi di una contingenza. Ci si riferisce a interventi leggeri, reversibili, temporanei, la cui realizzazione esula dalla pianificazione urbana e che possono essere interpretati come “istantanea” di una realtà sociale in un preciso momento del suo (costante) mutamento. La scena europea, con particolare riferimento al III millennio, è animata da movimenti che, basandosi sull’intersezione tra le discipline architettoniche, artistiche e sociali, hanno come obiettivo quello di riconfigurare, anche semanticamente, gli spazi della città, in risposta a eventi contingenti e per una durata limitata, in relazione all’effettiva necessità. Si indagano nuove forme e nuovi significati dello spazio pubblico urbano, in un processo dialogico che tenga insieme spazio, relazioni sociali, pratica e forma architettonica. Lo spazio pubblico, il luogo dell’azione, è letto in chiave temporanea, sebbene gli interventi operati abbiano l’ambizione di trasformare la città e i suoi spazi pubblici a lungo termine. Il progetto temporaneo dello spazio pubblico, nella sua continuità temporale, si traduce da progetto che utilizza la temporaneità come istanza progettuale a progetto che innesca una traiettoria temporale evolutiva, stabilendo e dando vita a un processo di formazione in costante sviluppo e continua ridefinizione del proprio significato, mai a una forma cristallizzata e finita . Il fatto che tali pratiche stiano entrando nel dibattito architettonico-politico europeo induce a immaginare che questo modo di fare architettura, di fare spazio, possa davvero essere contemplato quale nuova modalità di pensare la città contemporanea e di intervenire attraverso il progetto. Rinunciare all’idea della permanenza come valore principale della città; ammettere che si possano progettare spazi e architetture per specifiche comunità entrambe passibili di scomparse o modificazioni, sono strategie che possono aprire a inediti scenari urbani.

Spari urbani in divenire. Fra temporaneità e traiettoria temporale: nuove strategie per lo spazio pubblico / Gallo, Alessia. - (2022 Nov 28).

Spari urbani in divenire. Fra temporaneità e traiettoria temporale: nuove strategie per lo spazio pubblico

GALLO, ALESSIA
28/11/2022

Abstract

Partendo dall’analisi dello stato dell’arte, l’intento di questa dissertazione è quello di indagare se, e in quali termini, sia possibile individuare (nelle diverse accezioni che l’idea di temporaneità dell’architettura può assumere), una nuova strategia progettuale capace di portare risvolti applicativi efficaci nella pianificazione e nell’utilizzo dello spazio pubblico della città contemporanea. È quello della città degli anni del post-funzionalismo il contesto storico in cui è radicata, e da cui trae nutrimento, l’essenza della città contemporanea, costituita da una combinazione di spazi costruiti e società fluide. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, in risposta a una razionalizzazione estrema, accentuata dalla necessità della ricostruzione postbellica, la città inizia a essere inquadrata come sistema complesso, ovvero non più riducibile alla semplice distribuzione funzionale degli spazi e degli edifici. Viene trattata invece come un luogo le cui componenti – la storia, il territorio, le architetture, la società – devono essere considerate in una sintesi dinamica e sempre rivolta verso una potenziale evoluzione. Sintesi di componenti eterogenee e dinamicità sono tra le proprietà che più caratterizzano la città contemporanea e, in particolare, i suoi spazi pubblici. Intorno agli anni 2000 gli abitanti della città superano per la prima volta il 50% della popolazione mondiale, dando origine a quella che dagli storici viene definita “la nuova era urbana” . Il ritrovato interesse per la città implica necessariamente una rilettura in termini teorici e strategie di rinnovamento in termini fisici e spaziali. Sociologi e urbanisti forniscono nuove interpretazioni della città, da cui emerge la necessità, al fine di avere una cornice chiara dello scenario contemporaneo, di combinare elementi e discipline eterogenei. In questa cornice sembra avanzare la centralità del discorso sullo spazio pubblico e sul rapporto con la vita dei suoi abitanti; rapporto reso più complesso che nel passato dallo stato di “rivoluzione permanente” che sembra caratterizzare l’epoca contemporanea. In questa dissertazione, si considera lo spazio pubblico urbano non nelle sue caratteristiche morfologico-formali, bensì come spazio politico. Tale accezione implica la sovrapposizione di alcune questioni sociologiche (rapporto tra città e cittadinanza) a istanze più pulitamente architettoniche e urbanistiche. Il nodo della questione sembra dunque essere quale equilibrio sia possibile tra la solidità degli edifici che, stabili nel tempo, danno forma alla città e ai suoi spazi pubblici, e il flusso liquido e rapido con cui si plasmano e si sviluppano le strutture sociali e i modi di vivere. Se lo spazio pubblico è il luogo in cui la vita urbana si svolge e in cui una comunità ricerca il proprio modo di esprimersi e rappresentarsi, appare oggi evidente l’inadeguatezza di gran parte delle nostre città al soddisfacimento delle necessità e dei desideri contingenti che animano le società che queste città abitano. In questa dissertazione, la questione del rapporto – in alcuni casi, del distacco – tra urbs e civitas è inquadrato come un problema di carattere temporale, la cui origine si fa risalire alla necessità di stabilire un dialogo tra due parti la cui evoluzione procede, in quanto a velocità, su ordini di grandezza talvolta incompatibili. Questa condizione di stallo conduce, in alcuni casi, alla nascita di architetture il cui intento appare quello di fornire una risposta immediata al verificarsi di una contingenza. Ci si riferisce a interventi leggeri, reversibili, temporanei, la cui realizzazione esula dalla pianificazione urbana e che possono essere interpretati come “istantanea” di una realtà sociale in un preciso momento del suo (costante) mutamento. La scena europea, con particolare riferimento al III millennio, è animata da movimenti che, basandosi sull’intersezione tra le discipline architettoniche, artistiche e sociali, hanno come obiettivo quello di riconfigurare, anche semanticamente, gli spazi della città, in risposta a eventi contingenti e per una durata limitata, in relazione all’effettiva necessità. Si indagano nuove forme e nuovi significati dello spazio pubblico urbano, in un processo dialogico che tenga insieme spazio, relazioni sociali, pratica e forma architettonica. Lo spazio pubblico, il luogo dell’azione, è letto in chiave temporanea, sebbene gli interventi operati abbiano l’ambizione di trasformare la città e i suoi spazi pubblici a lungo termine. Il progetto temporaneo dello spazio pubblico, nella sua continuità temporale, si traduce da progetto che utilizza la temporaneità come istanza progettuale a progetto che innesca una traiettoria temporale evolutiva, stabilendo e dando vita a un processo di formazione in costante sviluppo e continua ridefinizione del proprio significato, mai a una forma cristallizzata e finita . Il fatto che tali pratiche stiano entrando nel dibattito architettonico-politico europeo induce a immaginare che questo modo di fare architettura, di fare spazio, possa davvero essere contemplato quale nuova modalità di pensare la città contemporanea e di intervenire attraverso il progetto. Rinunciare all’idea della permanenza come valore principale della città; ammettere che si possano progettare spazi e architetture per specifiche comunità entrambe passibili di scomparse o modificazioni, sono strategie che possono aprire a inediti scenari urbani.
28-nov-2022
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Tesi_dottorato_Gallo.pdf

accesso aperto

Note: Tesi completa
Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Creative commons
Dimensione 18.51 MB
Formato Adobe PDF
18.51 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1668703
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact