L’imprinting visalberghiano nel mio caso c’è stato molto prima del dottorato, quando ancora giovane insegnante di scuola media lessi i Nuovi programmi, che dovevano diventare la base del mio lavoro. Da una parte si rafforzò il desiderio di fare scuola in modo di-verso da quella tradizionale che avevo subito io (volevo fare l’insegnante anche e soprattutto per quello), ma dall’altra questo approccio metodologico centrato sull’apprendimento e sul continuo processo di ricerca mi indicava la strada alternativa da percorrere. Per cui cercai di essere insegnante-ricercatore, quello che poi ho scoperto essere un professionista riflessivo. Ma sicuramente l’aspetto più rilevante che si è riversato nel lavoro successivo è la costante attenzione per il mondo della scuola e il rispetto del lavoro degli insegnanti, punti fermi dei contributi agli incontri di dottorato di Visalberghi, ma anche di Corda Costa e Siciliani De Cumis, perché chi fa attività sperimentale in campo educativo ha una serie di problemi più delicati da affrontare rispetto a chi sperimenta all’interno di un laboratorio. Quando cominciai il dottorato Visalberghi insegnava ancora Didattica generale nel neonato corso di Scienze dell’Educazione e della Formazione, quindi ho avuto anche l’onore di essere nella stessa lista degli insegnamenti previsti dall’Ordine degli studi della Facoltà di Filosofia, lui Emerito, io contrattista. E infine la pazienza agli show delle esercitazioni, a cui ha sempre cercato di assistere, anche se spesso trasformati in maratone oratorie in cui non era stato ancora ben compreso il valore del tempo assegnato. Ma lui sempre in prima fila ad ascoltare e preparare qualche domanda/considerazione su ciò che ascoltava. Perché Visalberghi ascoltava.
Testimonianze. Giorgio Asquini / Asquini, Giorgio. - (2022), pp. 307-311. (Intervento presentato al convegno Aldo Visalberghi e la scuola di Dottorato consortile in Pedagogia Sperimentale tenutosi a Roma, Italia) [10.13133/9788893772365].
Testimonianze. Giorgio Asquini
Asquini, Giorgio
2022
Abstract
L’imprinting visalberghiano nel mio caso c’è stato molto prima del dottorato, quando ancora giovane insegnante di scuola media lessi i Nuovi programmi, che dovevano diventare la base del mio lavoro. Da una parte si rafforzò il desiderio di fare scuola in modo di-verso da quella tradizionale che avevo subito io (volevo fare l’insegnante anche e soprattutto per quello), ma dall’altra questo approccio metodologico centrato sull’apprendimento e sul continuo processo di ricerca mi indicava la strada alternativa da percorrere. Per cui cercai di essere insegnante-ricercatore, quello che poi ho scoperto essere un professionista riflessivo. Ma sicuramente l’aspetto più rilevante che si è riversato nel lavoro successivo è la costante attenzione per il mondo della scuola e il rispetto del lavoro degli insegnanti, punti fermi dei contributi agli incontri di dottorato di Visalberghi, ma anche di Corda Costa e Siciliani De Cumis, perché chi fa attività sperimentale in campo educativo ha una serie di problemi più delicati da affrontare rispetto a chi sperimenta all’interno di un laboratorio. Quando cominciai il dottorato Visalberghi insegnava ancora Didattica generale nel neonato corso di Scienze dell’Educazione e della Formazione, quindi ho avuto anche l’onore di essere nella stessa lista degli insegnamenti previsti dall’Ordine degli studi della Facoltà di Filosofia, lui Emerito, io contrattista. E infine la pazienza agli show delle esercitazioni, a cui ha sempre cercato di assistere, anche se spesso trasformati in maratone oratorie in cui non era stato ancora ben compreso il valore del tempo assegnato. Ma lui sempre in prima fila ad ascoltare e preparare qualche domanda/considerazione su ciò che ascoltava. Perché Visalberghi ascoltava.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.