Elezioni e COVID-19. Il difficile bilanciamento tra il diritto alla salute e il diritto al voto nella prospettiva della Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli

La diffusione della pandemia di COVID-19 e la conseguente necessità di introdurre misure volte a tutelare la salute pubblica hanno avuto, come noto, delle ripercussioni notevoli sul piano economico, sociale e umano. In particolare, le misure impiegate per contenere la propagazione del virus, evidentemente poste a salvaguardia del diritto alla salute, hanno seriamente pregiudicato il godimento di un’ampia gamma di diritti fondamentali tra cui quello al voto e quello allo svolgimento di elezioni libere, eque ed inclusive. Nel continente africano la tensione insita nella necessità da parte degli Stati di dover ‘riconciliare’ due obblighi in materia di diritti umani apparentemente in conflitto tra loro (quello appunto volto alla salvaguardia del diritto alla salute e quello teso a garantire il diritto al voto) è stata recentemente oggetto di analisi giuridica da parte della Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli nel suo parere consultivo emanato lo scorso 16 luglio 2021. In esso, i giudici africani, hanno statuito inequivocabilmente che tutti gli Stati membri dell’Unione Africana hanno l’obbligo, a norma del diritto internazionale dei diritti umani, di assicurare, durante la pandemia, la correttezza e la trasparenza delle elezioni politiche, pur dovendo comunque adottare al contempo tutte le misure necessarie per arginare la trasmissione del virus. Il contributo intende brevemente dare atto del citato parere della Corte africana, evidenziando come il fulcro di quest’ultimo risieda, da un lato, nella posizione di preminenza attribuita dai giudici africani al diritto nazionale per quanto concerne la scelta di tenere o meno le elezioni durante la pandemia e, dall’altro, nel ruolo rivestito dai principali strumenti africani internazionali a tutela dei diritti umani nel permeare le concrete modalità di svolgimento delle elezioni stesse.