La ricerca si è posta l’obiettivo di definire e sperimentare buone pratiche operative di inserimento delle indagini diagnostiche nelle comuni prassi di gestione dell’emergenza sismica, nel settore della conservazione dei beni architettonici. Una ricerca storica sull’evoluzione e la definizione della diagnostica per i beni culturali, unitamente all’individuazione del ruolo della disciplina nell’ambito del restauro e alla selezione e catalogazione strutturata delle tecniche utili allo studio e alla diagnosi dello stato conservativo dell’architettura storica, hanno fornito uno stato dell’arte aggiornato e specificatamente orientato all’ambito della conservazione dei beni immobili. Dall’analisi delle attuali applicazioni diagnostiche nell’ambino del restauro architettonico è stato evidenziato che, nello scenario post-sisma si tende a ricorrere all’approfondimento diagnostico quasi sempre nelle fasi che precedono il restauro che sono ben lontane, a livello di tempistiche, dall’evento traumatico che ha prodotto i danni. Essendo dimostrato che la tempestività dell’indagine è di fondamentale importanza nel processo diagnostico per poter fornire una lettura chiara delle condizioni conservative; che solo nelle prime fasi emergenziali è possibile analizzare le condizioni di danno inalterate; che gli eventi traumatici come i terremoti si sono sempre rivelati come occasioni di studio e di conoscenza uniche e irripetibili e che dal punto di vista normativo non esistono riferimenti alle attività di approfondimento diagnostico, né tantomeno esistono procedure studiate per essere applicate in emergenza sismica, la presente ricerca rappresenta un primo tentativo di definizione di buone pratiche operative e procedurali di intervento diagnostico in emergenza sismica. Sono state elaborate una serie di proposte che vanno ad inserirsi nell’iter gestionale dell’emergenza sismica, a partire dalle fasi di rilevo del danno prima e della messa in sicurezza e rimozione e gestione delle macerie poi. Le procedure di rilevo del danno esistenti sono state studiate e interpretate come occasione per l’affiancamento di pratiche operative di tipo diagnostico. A partire dall’esame dei sistemi schedografici destinati al rilievo del danno su chiese e palazzi sottoposti a vincolo, e al rilievo del danno sull’edilizia ordinaria, sono state elaborate proposte parallele. Per i beni monumentali, chiese e palazzi è stato prodotto un documento di orientamento denominato “Linee guida per l’applicazione delle tecniche diagnostiche in presenza di meccanismi di collasso”, nel quale si mettono in relazione ai meccanismi di collasso relativi a chiese e palazzi, allegati alle schede per il rilievo dei danni, le tecniche diagnostiche utili alla valutazione delle condizioni di vulnerabilità specifica per ogni meccanismo o alla verifica della presenza di presidi antisismici. In affiancamento alle procedure di rilievo del danno su edifici ordinari storici è stato prodotto un allegato alla scheda AeDES, con la quale si censiscono i danni subiti dal tessuto edilizio storico diffuso, denominato “Allegato di Approfondimento Materico Diagnostico”. La sperimentazione per la validazione sul campo dell’AMD non solo ha reso possibile una serie di miglioramenti e affinamenti della strutturazione dello strumento schedografico, ma soprattutto ha permesso una raccolta sistematica dei dati rilevabili a vista sugli edifici storici di Capricchia, Cascello, Castel Trione, Collecreta, Cornillo Nuovo, Moletano, Prato, Preta, Retrosi e Scai, frazioni di Amatrice. I dati forniti dalla ricerca dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle future azioni di ricostruzione dei centri urbani. Durante i sopralluoghi di sperimentazione dell’AMD nelle frazioni di Amatrice è stata sempre riscontrata una natura apparentemente terrosa delle malte di allettamento delle murature. L’esito per l’approfondimento diagnostico sugli edifici esaminati è stato quindi quello della necessaria caratterizzazione di tali materiali in confronto con la composizione delle malte di finitura individuate come tradizionali, chiaramente diverse anche ad occhio nudo. I campioni prelevati per le indagini diagnostiche sono stati sottoposti a una serie di indagini di laboratorio. I risultati delle indagini contribuiscono alla conoscenza del patrimonio storico architettonico colpito, potenziando una necessaria consapevolezza nei futuri interventi di restauro o ricostruzione. Altro tema trattato nella ricerca è stato quello della rimozione controllata e gestione delle macerie. In base alle più recenti normative ministeriali le macerie derivanti dai crolli del tessuto edilizio storico, classificate per normativa come macerie di tipo “b”, dopo accurata selezione, documentata dall’alto mediante l’uso di droni, sono destinate allo stoccaggio in ambienti individuati dalle amministrazioni locali. Le operazioni di selezione dei materiali rappresentano una grande occasione di studio e caratterizzazione dei materiali della trazione costruttiva locale. Pertanto, sono state avanzate delle proposte di contestuali azioni di catalogazione e studio diagnostico di elementi selezionati orientate alla creazione di archivi digitali dei materiali della tradizione costruttiva locale. Una significativa novità introdotta dalle nuove disposizioni ministeriali sulla gestione delle macerie è il ricovero delle macerie di tipo “a”, derivanti da crolli di beni tutelati, in depositi regionali designati. Le macerie trasportate in deposito vengono documentate come appartenenti ad un edificio di provenienza, ma non esiste attualmente un sistema di catalogazione dei singoli pezzi. Si è quindi ritenuto importante proporre un sistema di catalogazione delle singole macerie in deposito. La proposta presuppone l’allestimento di laboratori interni ai depositi nei quali in primo luogo vengano prodotti modelli 3D di ogni maceria ricoverata. Ai modelli virtuali andrebbero implementate tutte le informazioni derivanti dall’analisi a vista e da indagini diagnostiche strumentali condotte in situ delle caratteristiche archeometriche di ogni maceria. Il modello proposto è stato sperimentato sulle macerie del portale e del rosone della chiesa di Sant’Agostino di Amatrice custodite presso il deposito regionale del Lazio, situato in un hangar dell’aeroporto di Rieti. Sebbene con una serie di limitazioni, dovute all’assenza di un laboratorio diagnostico in situ e all’impossibilità di movimentare le macerie studiate, la fase di catalogazione, comprensiva di rilevazione di caratteristiche archeometriche sia a vista che mediante l’uso di strumentazione portatile, ha portato a dei primi avanzamenti sulle conoscenze dei due elementi architettonici.

La diagnostica per gli edifici storici nell'emergenza sismica, una proposta di metodo finalizzata alla conoscenza e alla definizione di buone pratiche operative / Porrovecchio, Chiara. - (2020 Dec 03).

La diagnostica per gli edifici storici nell'emergenza sismica, una proposta di metodo finalizzata alla conoscenza e alla definizione di buone pratiche operative

PORROVECCHIO, CHIARA
03/12/2020

Abstract

La ricerca si è posta l’obiettivo di definire e sperimentare buone pratiche operative di inserimento delle indagini diagnostiche nelle comuni prassi di gestione dell’emergenza sismica, nel settore della conservazione dei beni architettonici. Una ricerca storica sull’evoluzione e la definizione della diagnostica per i beni culturali, unitamente all’individuazione del ruolo della disciplina nell’ambito del restauro e alla selezione e catalogazione strutturata delle tecniche utili allo studio e alla diagnosi dello stato conservativo dell’architettura storica, hanno fornito uno stato dell’arte aggiornato e specificatamente orientato all’ambito della conservazione dei beni immobili. Dall’analisi delle attuali applicazioni diagnostiche nell’ambino del restauro architettonico è stato evidenziato che, nello scenario post-sisma si tende a ricorrere all’approfondimento diagnostico quasi sempre nelle fasi che precedono il restauro che sono ben lontane, a livello di tempistiche, dall’evento traumatico che ha prodotto i danni. Essendo dimostrato che la tempestività dell’indagine è di fondamentale importanza nel processo diagnostico per poter fornire una lettura chiara delle condizioni conservative; che solo nelle prime fasi emergenziali è possibile analizzare le condizioni di danno inalterate; che gli eventi traumatici come i terremoti si sono sempre rivelati come occasioni di studio e di conoscenza uniche e irripetibili e che dal punto di vista normativo non esistono riferimenti alle attività di approfondimento diagnostico, né tantomeno esistono procedure studiate per essere applicate in emergenza sismica, la presente ricerca rappresenta un primo tentativo di definizione di buone pratiche operative e procedurali di intervento diagnostico in emergenza sismica. Sono state elaborate una serie di proposte che vanno ad inserirsi nell’iter gestionale dell’emergenza sismica, a partire dalle fasi di rilevo del danno prima e della messa in sicurezza e rimozione e gestione delle macerie poi. Le procedure di rilevo del danno esistenti sono state studiate e interpretate come occasione per l’affiancamento di pratiche operative di tipo diagnostico. A partire dall’esame dei sistemi schedografici destinati al rilievo del danno su chiese e palazzi sottoposti a vincolo, e al rilievo del danno sull’edilizia ordinaria, sono state elaborate proposte parallele. Per i beni monumentali, chiese e palazzi è stato prodotto un documento di orientamento denominato “Linee guida per l’applicazione delle tecniche diagnostiche in presenza di meccanismi di collasso”, nel quale si mettono in relazione ai meccanismi di collasso relativi a chiese e palazzi, allegati alle schede per il rilievo dei danni, le tecniche diagnostiche utili alla valutazione delle condizioni di vulnerabilità specifica per ogni meccanismo o alla verifica della presenza di presidi antisismici. In affiancamento alle procedure di rilievo del danno su edifici ordinari storici è stato prodotto un allegato alla scheda AeDES, con la quale si censiscono i danni subiti dal tessuto edilizio storico diffuso, denominato “Allegato di Approfondimento Materico Diagnostico”. La sperimentazione per la validazione sul campo dell’AMD non solo ha reso possibile una serie di miglioramenti e affinamenti della strutturazione dello strumento schedografico, ma soprattutto ha permesso una raccolta sistematica dei dati rilevabili a vista sugli edifici storici di Capricchia, Cascello, Castel Trione, Collecreta, Cornillo Nuovo, Moletano, Prato, Preta, Retrosi e Scai, frazioni di Amatrice. I dati forniti dalla ricerca dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle future azioni di ricostruzione dei centri urbani. Durante i sopralluoghi di sperimentazione dell’AMD nelle frazioni di Amatrice è stata sempre riscontrata una natura apparentemente terrosa delle malte di allettamento delle murature. L’esito per l’approfondimento diagnostico sugli edifici esaminati è stato quindi quello della necessaria caratterizzazione di tali materiali in confronto con la composizione delle malte di finitura individuate come tradizionali, chiaramente diverse anche ad occhio nudo. I campioni prelevati per le indagini diagnostiche sono stati sottoposti a una serie di indagini di laboratorio. I risultati delle indagini contribuiscono alla conoscenza del patrimonio storico architettonico colpito, potenziando una necessaria consapevolezza nei futuri interventi di restauro o ricostruzione. Altro tema trattato nella ricerca è stato quello della rimozione controllata e gestione delle macerie. In base alle più recenti normative ministeriali le macerie derivanti dai crolli del tessuto edilizio storico, classificate per normativa come macerie di tipo “b”, dopo accurata selezione, documentata dall’alto mediante l’uso di droni, sono destinate allo stoccaggio in ambienti individuati dalle amministrazioni locali. Le operazioni di selezione dei materiali rappresentano una grande occasione di studio e caratterizzazione dei materiali della trazione costruttiva locale. Pertanto, sono state avanzate delle proposte di contestuali azioni di catalogazione e studio diagnostico di elementi selezionati orientate alla creazione di archivi digitali dei materiali della tradizione costruttiva locale. Una significativa novità introdotta dalle nuove disposizioni ministeriali sulla gestione delle macerie è il ricovero delle macerie di tipo “a”, derivanti da crolli di beni tutelati, in depositi regionali designati. Le macerie trasportate in deposito vengono documentate come appartenenti ad un edificio di provenienza, ma non esiste attualmente un sistema di catalogazione dei singoli pezzi. Si è quindi ritenuto importante proporre un sistema di catalogazione delle singole macerie in deposito. La proposta presuppone l’allestimento di laboratori interni ai depositi nei quali in primo luogo vengano prodotti modelli 3D di ogni maceria ricoverata. Ai modelli virtuali andrebbero implementate tutte le informazioni derivanti dall’analisi a vista e da indagini diagnostiche strumentali condotte in situ delle caratteristiche archeometriche di ogni maceria. Il modello proposto è stato sperimentato sulle macerie del portale e del rosone della chiesa di Sant’Agostino di Amatrice custodite presso il deposito regionale del Lazio, situato in un hangar dell’aeroporto di Rieti. Sebbene con una serie di limitazioni, dovute all’assenza di un laboratorio diagnostico in situ e all’impossibilità di movimentare le macerie studiate, la fase di catalogazione, comprensiva di rilevazione di caratteristiche archeometriche sia a vista che mediante l’uso di strumentazione portatile, ha portato a dei primi avanzamenti sulle conoscenze dei due elementi architettonici.
3-dic-2020
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