Il progetto di ricerca L’Europa della cultura. L’uso dei fondi Strutturali nei musei italiani vuole indagare l’impiego dei fondi europei alla cultura in ambito museale nel nostro Paese. Dopo aver definito il concetto di cultura per l’Unione europea ed averne descritto lo scenario dei principali finanziamenti ad essa dedicati nelle ultime due Programmazioni, la ricerca mira a capire quanto e come in Italia, i fondi europei alla cultura siano investiti in un’ottica di valorizzazione e innovazione del sistema museale. L’attuale Programmazione europea 2014-2020 vedrà la sua reale conclusione non prima del 2023, anno entro il quale i finanziamenti potranno essere spesi, ragione per cui la ricerca analizza il fenomeno relativamente alla più recente Programmazione conclusa, 2007-2013, che ha visto l’impiego dei finanziamenti cessare a dicembre 2015 ed alcuni progetti ancora in fase di completamento. L’utilizzo dei fondi alla cultura per attività inerenti alla progettazione museale sarà così indagato attraverso un’analisi sul territorio nazionale, circoscritta ad un arco temporale di 10 anni dal 1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2016, ovvero a cavallo tra le ultime due Programmazioni. Ipotesi Lo scopo della ricerca è quello di capire se e come i fondi Strutturali e di Investimento (SIE) della scorsa Programmazione 2007-2013 siano stati impiegati per progetti di natura museale, in quali regioni d’Italia e per quali scopi in particolare, ordinaria gestione o innovazione? Ma lo studio è volto a capire anche in quali ambiti della progettazione museale (innovazione tecnologica, allestimento, restauro infrastrutture, comunicazione o nuove realizzazioni…) sono stati sfruttati i finanziamenti europei, con quale impatto socio-economico sul territorio e se gli interventi realizzati rispettano obiettivi e priorità dei Regolamenti che istituiscono i fondi. Metodologia A partire da un quadro teorico e giuridico sul complesso sistema dei fondi europei alla cultura, il progetto si concentra sui fondi Strutturali e sul Fondo Coesione e Sviluppo 2007-2013, fondi indiretti dell’Unione europea e gestiti dalle amministrazioni regionali. La ricerca analizza, su scala nazionale, l’impiego di tali finanziamenti per progetti e attività museali e studia, infine, alcuni case studies particolarmente significativi, best e worst pratices. Per rispondere alle domande iniziali che muovono il lavoro, sono stati impiegati gli strumenti dell’analisi sia quantitativa che qualitativa (semiotica). La metodologia di ricerca ha seguito tre fasi principali, correlate e articolate ciascuna in precisi interventi di studio e di analisi. La prima fase, più teorica, è stata dedicata allo studio del panorama dei fondi europei diretti e indiretti alla cultura, ovvero alla descrizione di quei programmi che prevedono finanziamenti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Relativamente ai fondi indiretti sono stati descritti: i fondi Strutturali, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Sociale Europeo (FSE); il Programma operativo Nazionale Cultura e Sviluppo e il Fondo di Sviluppo e Coesione. Rispetto ai fondi diretti è stato descritto il programma Europa Creativa, ed il programma Horizon 2020 relativamente alle Societal Challenges 5 e 6 previste nel terzo pilastro “Europe in a changing world – inclusive, innovative and reflective societies”. In questa prima parte del lavoro è stata ricostruita una mappa dei finanziamenti esistenti, descrivendone, da un punto di vista diacronico, anche l’evoluzione. La seconda fase è il cuore della ricerca quantitativa, caratterizzata da raccolta e analisi dei dati. Sono stati reperiti e analizzati in questa sede i dati sui progetti e le attività museali realizzate grazie all’impiego dei fondi Strutturali tra il 2007 e il 2016. I dati raccolti sono stai elaborati ed interpretati attraverso strumenti di analisi statistica. Dalla descrizione delle distribuzioni di frequenza del fenomeno lungo tutto il territorio nazionale è risultata una chiara visione del dettaglio di ogni singola regione. Per raggiungere lo scopo della ricerca è stato necessario integrare l’analisi quantitativa con un’analisi semiotica, a cui è stata dedicata l’ultima parte del lavoro. La selezione delle regioni sulle quali focalizzare lo studio semiotico è dovuta ai risultati ottenuti grazie all’analisi quantitativa dei dati reperiti. Sono state scelte per l’analisi semiotica, infatti, quelle regioni, nel Centro Italia, che meglio rappresentano l’andamento del fenomeno su scala nazionale, comprendendo casi di eccellenze ed esempi di cattiva gestione. La terza ed ultima fase è dedicata allo studio semiotico dei musei nati o rinnovati grazie all’impiego dei fondi europei nelle regioni del Centro Italia selezionate in seguito ai risultati dell’analisi quantitativa. Con l’analisi semiotica dei casi specifici si completa la ricerca, rendendo conto non solo di quanto e dove siano impiegati i fondi europei per i musei in Italia, ma anche di cosa si realizzi e si comunichi attraverso questo impiego. Gli strumenti dell’analisi semiotica hanno permesso infatti di studiare la comunicazione interna dei musei e di descrivere il senso dei progetti museali, realizzati grazie all’impiego dei fondi Strutturali e del fondo di Coesione 2007-2013, sotteso al linguaggio sincretico di allestimenti e architetture; e di capire se e come questi progetti abbiano degli impatti socio-culturali sul territorio circostante, nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva auspicata dall’Unione europea. Conclusioni A conclusione dello studio è emerso che, se i fondi alla cultura che i musei hanno impiegato nella scorsa Programmazione sono stati utilizzati nel rispetto di obiettivi e priorità dei Regolamenti europei, molto spesso essi sono serviti a sopperire alla carenza di risorse nazionali. Ovvero i Fondi SIE sembrano essere impiegati più per tutelare e non per innovare, il patrimonio museale nazionale. Quanto emerso dall’analisi è lo specchio, purtroppo, di una grave situazione in cui il patrimonio museale nazionale versa da molto tempo e per questo al centro delle più recenti politiche nell’ambito. Tuttavia, anche se la ricerca mostra ancora solo pochi tentativi riusciti, a conclusione di questo lavoro è evidente come i musei nati grazie al FESR 2007/2013 possano contribuire ad arricchire la panoplia delle funzioni che l’ente museale è chiamato ad assolvere, mostrando come sia possibile una loro ricombinazione anche alla luce di nuove politiche non più solo nazionali ma anche comunitarie.

L'Europa della cultura. L'uso dei fondi strutturali nei musei italiani / Rinaldi, Maddalena. - (2020 Feb 28).

L'Europa della cultura. L'uso dei fondi strutturali nei musei italiani

RINALDI, MADDALENA
28/02/2020

Abstract

Il progetto di ricerca L’Europa della cultura. L’uso dei fondi Strutturali nei musei italiani vuole indagare l’impiego dei fondi europei alla cultura in ambito museale nel nostro Paese. Dopo aver definito il concetto di cultura per l’Unione europea ed averne descritto lo scenario dei principali finanziamenti ad essa dedicati nelle ultime due Programmazioni, la ricerca mira a capire quanto e come in Italia, i fondi europei alla cultura siano investiti in un’ottica di valorizzazione e innovazione del sistema museale. L’attuale Programmazione europea 2014-2020 vedrà la sua reale conclusione non prima del 2023, anno entro il quale i finanziamenti potranno essere spesi, ragione per cui la ricerca analizza il fenomeno relativamente alla più recente Programmazione conclusa, 2007-2013, che ha visto l’impiego dei finanziamenti cessare a dicembre 2015 ed alcuni progetti ancora in fase di completamento. L’utilizzo dei fondi alla cultura per attività inerenti alla progettazione museale sarà così indagato attraverso un’analisi sul territorio nazionale, circoscritta ad un arco temporale di 10 anni dal 1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2016, ovvero a cavallo tra le ultime due Programmazioni. Ipotesi Lo scopo della ricerca è quello di capire se e come i fondi Strutturali e di Investimento (SIE) della scorsa Programmazione 2007-2013 siano stati impiegati per progetti di natura museale, in quali regioni d’Italia e per quali scopi in particolare, ordinaria gestione o innovazione? Ma lo studio è volto a capire anche in quali ambiti della progettazione museale (innovazione tecnologica, allestimento, restauro infrastrutture, comunicazione o nuove realizzazioni…) sono stati sfruttati i finanziamenti europei, con quale impatto socio-economico sul territorio e se gli interventi realizzati rispettano obiettivi e priorità dei Regolamenti che istituiscono i fondi. Metodologia A partire da un quadro teorico e giuridico sul complesso sistema dei fondi europei alla cultura, il progetto si concentra sui fondi Strutturali e sul Fondo Coesione e Sviluppo 2007-2013, fondi indiretti dell’Unione europea e gestiti dalle amministrazioni regionali. La ricerca analizza, su scala nazionale, l’impiego di tali finanziamenti per progetti e attività museali e studia, infine, alcuni case studies particolarmente significativi, best e worst pratices. Per rispondere alle domande iniziali che muovono il lavoro, sono stati impiegati gli strumenti dell’analisi sia quantitativa che qualitativa (semiotica). La metodologia di ricerca ha seguito tre fasi principali, correlate e articolate ciascuna in precisi interventi di studio e di analisi. La prima fase, più teorica, è stata dedicata allo studio del panorama dei fondi europei diretti e indiretti alla cultura, ovvero alla descrizione di quei programmi che prevedono finanziamenti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Relativamente ai fondi indiretti sono stati descritti: i fondi Strutturali, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Sociale Europeo (FSE); il Programma operativo Nazionale Cultura e Sviluppo e il Fondo di Sviluppo e Coesione. Rispetto ai fondi diretti è stato descritto il programma Europa Creativa, ed il programma Horizon 2020 relativamente alle Societal Challenges 5 e 6 previste nel terzo pilastro “Europe in a changing world – inclusive, innovative and reflective societies”. In questa prima parte del lavoro è stata ricostruita una mappa dei finanziamenti esistenti, descrivendone, da un punto di vista diacronico, anche l’evoluzione. La seconda fase è il cuore della ricerca quantitativa, caratterizzata da raccolta e analisi dei dati. Sono stati reperiti e analizzati in questa sede i dati sui progetti e le attività museali realizzate grazie all’impiego dei fondi Strutturali tra il 2007 e il 2016. I dati raccolti sono stai elaborati ed interpretati attraverso strumenti di analisi statistica. Dalla descrizione delle distribuzioni di frequenza del fenomeno lungo tutto il territorio nazionale è risultata una chiara visione del dettaglio di ogni singola regione. Per raggiungere lo scopo della ricerca è stato necessario integrare l’analisi quantitativa con un’analisi semiotica, a cui è stata dedicata l’ultima parte del lavoro. La selezione delle regioni sulle quali focalizzare lo studio semiotico è dovuta ai risultati ottenuti grazie all’analisi quantitativa dei dati reperiti. Sono state scelte per l’analisi semiotica, infatti, quelle regioni, nel Centro Italia, che meglio rappresentano l’andamento del fenomeno su scala nazionale, comprendendo casi di eccellenze ed esempi di cattiva gestione. La terza ed ultima fase è dedicata allo studio semiotico dei musei nati o rinnovati grazie all’impiego dei fondi europei nelle regioni del Centro Italia selezionate in seguito ai risultati dell’analisi quantitativa. Con l’analisi semiotica dei casi specifici si completa la ricerca, rendendo conto non solo di quanto e dove siano impiegati i fondi europei per i musei in Italia, ma anche di cosa si realizzi e si comunichi attraverso questo impiego. Gli strumenti dell’analisi semiotica hanno permesso infatti di studiare la comunicazione interna dei musei e di descrivere il senso dei progetti museali, realizzati grazie all’impiego dei fondi Strutturali e del fondo di Coesione 2007-2013, sotteso al linguaggio sincretico di allestimenti e architetture; e di capire se e come questi progetti abbiano degli impatti socio-culturali sul territorio circostante, nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva auspicata dall’Unione europea. Conclusioni A conclusione dello studio è emerso che, se i fondi alla cultura che i musei hanno impiegato nella scorsa Programmazione sono stati utilizzati nel rispetto di obiettivi e priorità dei Regolamenti europei, molto spesso essi sono serviti a sopperire alla carenza di risorse nazionali. Ovvero i Fondi SIE sembrano essere impiegati più per tutelare e non per innovare, il patrimonio museale nazionale. Quanto emerso dall’analisi è lo specchio, purtroppo, di una grave situazione in cui il patrimonio museale nazionale versa da molto tempo e per questo al centro delle più recenti politiche nell’ambito. Tuttavia, anche se la ricerca mostra ancora solo pochi tentativi riusciti, a conclusione di questo lavoro è evidente come i musei nati grazie al FESR 2007/2013 possano contribuire ad arricchire la panoplia delle funzioni che l’ente museale è chiamato ad assolvere, mostrando come sia possibile una loro ricombinazione anche alla luce di nuove politiche non più solo nazionali ma anche comunitarie.
28-feb-2020
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