OBIETTIVI: Promuovere l’adozione di un percorso assistenziale integrato, ospedale-territorio, per le donne vittime di violenza sessuale e domestica al fine di offrire un sostegno socio-sanitario adeguato e di ottimizzare le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie. MATERIALI: Si esamina il problema in studio attraverso revisione sistematica della letteratura ed analisi: della legge per lo stalking del 2009; delle indagini ISTAT; del documento del Ministero della Salute del 2008 inerente la prevenzione, l’organizzazione dei servizi e la formazione degli operatori socio-sanitari; dei codici ICD-9-CM, che identificano la tipologia di violenza. RIASSUNTO: Fra le donne italiane (di età compresa fra 16 e 70 anni) risulta che 1/3 di esse hanno subito violenza fisica e sessuale, il 18,8 % hanno sofferto lo stalking dall’uomo dal quale si stavano separando ed il 64,2% valuta la violenza subita molto o abbastanza grave. Le donne appartenenti alla classe d’età 25-34 anni sono quelle che più frequentemente riportano ferite consistenti in: lividi (86,6%), tagli, graffi o bruciature (15,4%), fratture (7,3%), lesioni interne (4%), trauma cranico (3,3%), fratture del setto nasale (2%), aborto (1,9%) e lesioni genitali (1,5%). Il 51,7% delle donne si sono rivolte al Pronto Soccorso (P.S.), il 23,6% hanno ricevuto cure presso un reparto ospedaliero ed il 6,1% presso un ambulatorio. Ben il 93% delle donne che hanno subito violenza domestica non ne ha parlato con nessuno. La richiesta di assistenza di tipo psicologico, psichiatrico o neurologico da parte della donna abusata è solo del 6,2% nel corso della vita. Le vittime che vivono nel Nord Italia sono le più propense a rivolgersi ai centri antiviolenza o ad associazioni per donne. CONCLUSIONI: Un percorso assistenziale integrato all’interno dell’ospedale (P.S. e cliniche ginecologiche/ortopediche/chirurgiche) e del territorio (ambulatori, consultori ed i comitati delle pari opportunità), permetterebbe di affrontare, in maniera univoca e completa, il sommerso problema dell’assistenza alle vittime di violenza sessuale. Così le donne vittime di violenza, oltre a ricevere una corretta assistenza, con un utilizzo più razionale e finalizzato della stessa e conseguente miglioramento della prospettiva di salute pur con riduzione dei costi assistenziali, sarebbero sostenute nel denunciare le aggressioni con fondamentale attenzione agli aspetti etici. D’altra parte, le notevoli differenze esistenti a livello di macroaree regionali italiane rappresentano attualmente un notevole ostacolo all’attuazione di un modello assistenziale omogeneo ed equo proprio di una Sanità Pubblica moderna.

Un percorso assistenziale per le donne vittime di violenza sessuale e domestica / Giannetti, G; Di Donato, M; Poscia, A; Wachocka, M; Cerabona, V; Ricciardi, G; Fontana, A; Moscato, U.. - (2010), pp. 549-549. (Intervento presentato al convegno Diritto alla Salute: il nuovo Milione della Sanità Pubblica tenutosi a Venezia).

Un percorso assistenziale per le donne vittime di violenza sessuale e domestica

Cerabona V;Ricciardi G;
2010

Abstract

OBIETTIVI: Promuovere l’adozione di un percorso assistenziale integrato, ospedale-territorio, per le donne vittime di violenza sessuale e domestica al fine di offrire un sostegno socio-sanitario adeguato e di ottimizzare le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie. MATERIALI: Si esamina il problema in studio attraverso revisione sistematica della letteratura ed analisi: della legge per lo stalking del 2009; delle indagini ISTAT; del documento del Ministero della Salute del 2008 inerente la prevenzione, l’organizzazione dei servizi e la formazione degli operatori socio-sanitari; dei codici ICD-9-CM, che identificano la tipologia di violenza. RIASSUNTO: Fra le donne italiane (di età compresa fra 16 e 70 anni) risulta che 1/3 di esse hanno subito violenza fisica e sessuale, il 18,8 % hanno sofferto lo stalking dall’uomo dal quale si stavano separando ed il 64,2% valuta la violenza subita molto o abbastanza grave. Le donne appartenenti alla classe d’età 25-34 anni sono quelle che più frequentemente riportano ferite consistenti in: lividi (86,6%), tagli, graffi o bruciature (15,4%), fratture (7,3%), lesioni interne (4%), trauma cranico (3,3%), fratture del setto nasale (2%), aborto (1,9%) e lesioni genitali (1,5%). Il 51,7% delle donne si sono rivolte al Pronto Soccorso (P.S.), il 23,6% hanno ricevuto cure presso un reparto ospedaliero ed il 6,1% presso un ambulatorio. Ben il 93% delle donne che hanno subito violenza domestica non ne ha parlato con nessuno. La richiesta di assistenza di tipo psicologico, psichiatrico o neurologico da parte della donna abusata è solo del 6,2% nel corso della vita. Le vittime che vivono nel Nord Italia sono le più propense a rivolgersi ai centri antiviolenza o ad associazioni per donne. CONCLUSIONI: Un percorso assistenziale integrato all’interno dell’ospedale (P.S. e cliniche ginecologiche/ortopediche/chirurgiche) e del territorio (ambulatori, consultori ed i comitati delle pari opportunità), permetterebbe di affrontare, in maniera univoca e completa, il sommerso problema dell’assistenza alle vittime di violenza sessuale. Così le donne vittime di violenza, oltre a ricevere una corretta assistenza, con un utilizzo più razionale e finalizzato della stessa e conseguente miglioramento della prospettiva di salute pur con riduzione dei costi assistenziali, sarebbero sostenute nel denunciare le aggressioni con fondamentale attenzione agli aspetti etici. D’altra parte, le notevoli differenze esistenti a livello di macroaree regionali italiane rappresentano attualmente un notevole ostacolo all’attuazione di un modello assistenziale omogeneo ed equo proprio di una Sanità Pubblica moderna.
2010
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1345354
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