OBIETTIVI: Il grande interesse per l’inquinamento da gas e vapori anestetici è legato alla comprovata azione tossica di queste sostanze, con conseguente rischio per tutto il personale professionalmente esposto in sala operatoria: anestesisti, chirurghi, ferristi ed infermieri professionali. Allo stato attuale, però, poco o nulla si sa circa la contaminazione delle aree non chirurgiche del reparto operatorio (corridoi, depositi materiali e strumentario, recovery room, stanza della caposala, ecc..) laddove, in modo erroneo, esiste la percezione che il personale sanitario non di sala non sia esposto ad un rischio quantificabile da gas anestetici. L’obiettivo di questo studio è quello di valutare il rischio da esposizione a gas anestetici del personale sanitario non di sala operatoria anche nelle zone ancillari alla sala operatoria. MATERIALI: La rilevazione dei gas e vapori anestetici (sevoflurano [Sev] e protossido d’azoto [N2O]) è stata condotta nel reparto operatorio di un ospedale di Roma di circa 300 posti letto, mediante spettrofotometria fotoacustica multisonda in 8 punti, di una griglia di funzione Z=f(x,y), posizionati tra 80 e 120 centimetri di altezza dal pavimento, in area respiratoria del personale. Le sessioni operatorie analizzate sono state 16 (= 0.05; , di durata media 156 minuti (minimo 56, massimo 298). I dati sono stati elaborati tramite statistica descrittiva ed inferenziale (p=<0.05), oltre che analisi georeferenziale: modellizzazione del variogramma ed analisi di funzioni aleatorie di ordine k (FAI-kriking) per l’elaborazione di mappe di isostima della diffusione dei gas anestetici. RIASSUNTO: La concentrazione media di N2O nei corridoi è risultata di 1.13ppm (95%CI=1.131-1.136), nella stanza della caposala di 1.26ppm (95%CI=1,254-1,269) ed in recovery room di 4.85ppm (95%CI = 4,820- 4,897). La media del Sev è di 0.45ppm nei corridoi (95%CI=0,449- 0,461), 0.41ppm (95%CI=0,409-0,415) nella stanza della caposala e 1.06ppm (95%CI=1,058-1,062) in recovery room. La correlazione dei ranghi di Spearman, tra sale operatorie e ambienti del blocco, ha mostrato un r2= 0.978. L’elaborazione geostatistica mostra un Indicative Goodness of Fit (IGF) di 0.0364, per un K-order=0 sia per il N2O che per il Sev, con un Jacknife di 0.5114 per il N2O e di 0.5130 per il Sev (sill rispettivamente 1.043 e 1.076). CONCLUSIONI: Lo studio evidenzia un rischio di esposizione cronica (indebito ed ingiustificato) a gas anestetici da non sottostimare per il personale del blocco operatorio che non svolga attività in sala. Attenzione alle procedure di sala o semplici soluzioni tecnologico-impiantistiche potrebbero ridurre il rischio a rischio residuo.

Esiste un rischio di contaminazione da gas anestetici negli ambienti non chirurgici del blocco operatorio? / Moscato, U; Di Donato, M; Contegiacomo, P; Sessa, M; Wachocka, M; Poscia, A; Giannetti, G; Cerabona, V; Ricciardi, W. - (2010), pp. 608-608. (Intervento presentato al convegno Diritto alla Salute: il nuovo Milione della Sanità Pubblica tenutosi a Venezia).

Esiste un rischio di contaminazione da gas anestetici negli ambienti non chirurgici del blocco operatorio?

Cerabona V
Penultimo
;
2010

Abstract

OBIETTIVI: Il grande interesse per l’inquinamento da gas e vapori anestetici è legato alla comprovata azione tossica di queste sostanze, con conseguente rischio per tutto il personale professionalmente esposto in sala operatoria: anestesisti, chirurghi, ferristi ed infermieri professionali. Allo stato attuale, però, poco o nulla si sa circa la contaminazione delle aree non chirurgiche del reparto operatorio (corridoi, depositi materiali e strumentario, recovery room, stanza della caposala, ecc..) laddove, in modo erroneo, esiste la percezione che il personale sanitario non di sala non sia esposto ad un rischio quantificabile da gas anestetici. L’obiettivo di questo studio è quello di valutare il rischio da esposizione a gas anestetici del personale sanitario non di sala operatoria anche nelle zone ancillari alla sala operatoria. MATERIALI: La rilevazione dei gas e vapori anestetici (sevoflurano [Sev] e protossido d’azoto [N2O]) è stata condotta nel reparto operatorio di un ospedale di Roma di circa 300 posti letto, mediante spettrofotometria fotoacustica multisonda in 8 punti, di una griglia di funzione Z=f(x,y), posizionati tra 80 e 120 centimetri di altezza dal pavimento, in area respiratoria del personale. Le sessioni operatorie analizzate sono state 16 (= 0.05; , di durata media 156 minuti (minimo 56, massimo 298). I dati sono stati elaborati tramite statistica descrittiva ed inferenziale (p=<0.05), oltre che analisi georeferenziale: modellizzazione del variogramma ed analisi di funzioni aleatorie di ordine k (FAI-kriking) per l’elaborazione di mappe di isostima della diffusione dei gas anestetici. RIASSUNTO: La concentrazione media di N2O nei corridoi è risultata di 1.13ppm (95%CI=1.131-1.136), nella stanza della caposala di 1.26ppm (95%CI=1,254-1,269) ed in recovery room di 4.85ppm (95%CI = 4,820- 4,897). La media del Sev è di 0.45ppm nei corridoi (95%CI=0,449- 0,461), 0.41ppm (95%CI=0,409-0,415) nella stanza della caposala e 1.06ppm (95%CI=1,058-1,062) in recovery room. La correlazione dei ranghi di Spearman, tra sale operatorie e ambienti del blocco, ha mostrato un r2= 0.978. L’elaborazione geostatistica mostra un Indicative Goodness of Fit (IGF) di 0.0364, per un K-order=0 sia per il N2O che per il Sev, con un Jacknife di 0.5114 per il N2O e di 0.5130 per il Sev (sill rispettivamente 1.043 e 1.076). CONCLUSIONI: Lo studio evidenzia un rischio di esposizione cronica (indebito ed ingiustificato) a gas anestetici da non sottostimare per il personale del blocco operatorio che non svolga attività in sala. Attenzione alle procedure di sala o semplici soluzioni tecnologico-impiantistiche potrebbero ridurre il rischio a rischio residuo.
2010
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1345350
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