L'articolo analizza un momento importante della fortuna dei dipinti a mezze figure tipici della produzione di Caravaggio e della sua scuola. Vincenzo Giustiniani fu un appassionato sostenitore e mecenate di quegli artisti, soprattutto oltramontani, che divennero i primi e i più entusiasti seguaci della rivoluzione caravaggesca. Egli, però, non sembra rimanesse a lungo favorevole a quella impaginazione delle istorie sacre che era stata una delle cifre distintive del linguaggio di Caravaggio; forse anche per cercare un accordo con la tradizione e la scuola dei Carracci, o magari per sdoganare i seguaci del Merisi agli occhi degli intendenti d’arte romani meno aperti alle novità, egli impose a molti di loro la classica formula dei quadri a figure intere per i dipinti che facevano parte di quel grandioso ciclo di storie con la vita di Cristo messo insieme dal marchese tra il secondo e il terzo decennio del secolo. In questo senso, un ruolo chiave venne giocato da Francesco Albani, nella sua veste tanto di pittore quanto di teorico: allievo ed erede di Annibale Carracci e della sua bottega, egli dipinse per il Giustiniani un’importante sopraporta di tema critologico (si trattava di un’Ultima Cena, perduta), naturalmente a figure intere, che si confrontava con tele della massima importanza di maestri caravaggeschi (in particolare Ribera).
Francesco Albani teorico e Vincenzo Giustiniani committente: i quadri sopraporta a "figure intiegre" / Pierguidi, Stefano. - In: STORIA DELL'ARTE. - ISSN 0392-4513. - 150(2018), pp. 89-99.
Francesco Albani teorico e Vincenzo Giustiniani committente: i quadri sopraporta a "figure intiegre"
stefano pierguidi
2018
Abstract
L'articolo analizza un momento importante della fortuna dei dipinti a mezze figure tipici della produzione di Caravaggio e della sua scuola. Vincenzo Giustiniani fu un appassionato sostenitore e mecenate di quegli artisti, soprattutto oltramontani, che divennero i primi e i più entusiasti seguaci della rivoluzione caravaggesca. Egli, però, non sembra rimanesse a lungo favorevole a quella impaginazione delle istorie sacre che era stata una delle cifre distintive del linguaggio di Caravaggio; forse anche per cercare un accordo con la tradizione e la scuola dei Carracci, o magari per sdoganare i seguaci del Merisi agli occhi degli intendenti d’arte romani meno aperti alle novità, egli impose a molti di loro la classica formula dei quadri a figure intere per i dipinti che facevano parte di quel grandioso ciclo di storie con la vita di Cristo messo insieme dal marchese tra il secondo e il terzo decennio del secolo. In questo senso, un ruolo chiave venne giocato da Francesco Albani, nella sua veste tanto di pittore quanto di teorico: allievo ed erede di Annibale Carracci e della sua bottega, egli dipinse per il Giustiniani un’importante sopraporta di tema critologico (si trattava di un’Ultima Cena, perduta), naturalmente a figure intere, che si confrontava con tele della massima importanza di maestri caravaggeschi (in particolare Ribera).File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Pierguidi_Storia-dell'arte-Giustiniani_2018.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1 MB
Formato
Adobe PDF
|
1 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.