Stranieri nella propria terra. Il «colonialismo industriale» e il nord della Sardegna: il caso di Porto Torres. Da pastori a operai, le fratture nella cultura della Nurra

E’ il 1961 quando, sulla spinta degli incentivi erogati dalla Cassa del Mezzogiorno, l’industrializzazione del Nord – Ovest della Sardegna prende piede. Dalla Lombardia arrivò nella piccola città portuale di Porto Torres l’industriale Nino Rovelli. Un progetto incentrato sull’industria petrolchimica ricade sull’area. Sulle tracce della vena propagandistica che accompagnò l’attuazione del Piano di Rinascita, l’azione di Rovelli candidò Porto Torres ad essere uno dei principali poli di sviluppo petrolchimico in Italia. Tutto ciò non avvenne a saldo zero. Dai campi all’industria, dalla pastorizia all’accettazione del ruolo del “padrone”: cambiamenti radicali scossero la società della Nurra, toccando non solo Porto Torres, ma tutta la provincia di Sassari, scuotendo la struttura demografica locale. Molto si è scritto sulla SIR ed il suo patron Rovelli, poco su chi ha vissuto l’apice ed il declino della petrolchimica, con tutto ciò che ne consegui sia nell’ambito occupazionale sia culturale. Stranieri nella propria terra, i sardi della Nurra si dovettero confrontare con maestranze provenienti dal “contiente”, con chimici del Nord Italia e logiche di mercato estranee alla vita rurale. L’obiettivo è raccontare, grazie alle carte d’archivio, in che modo quest’area sarda è stata scossa dall’arrivo della SIR, dalle migrazioni dal settentrione, dalla continua emigrazione e della crescita del settore petrolchimico, rappresentando un unicum in Sardegna.