La storia dell’Epicureismo è stata segnata negativamente fin dalle sue origini. Gli Epicurei sono stati accusati da più parti non solo di essere degli edonisti privi di una morale, ma anche di essere dei parassiti della società che hanno vissuto nascosti pur di godere dei piaceri più dissoluti. Queste sono state le accuse più frequenti che hanno macchiato il nome di Epicuro e dei suoi seguaci lungo il corso della storia. Tuttavia, se, da un lato, sono stati numerosi gli studi che hanno dimostrato che il piacere di cui si fa portavoce l’Epicureismo è ben lontano dall’essere una mera accumulazione di godimenti senza fine, dall’altro, non è stata rivolta la stessa attenzione alla difesa degli Epicurei dall’accusa di essere dei parassiti della società, sovversivi e incapaci di essere inseriti in un contesto sociale e civile. Solo recentemente è stata finalmente restituita un’immagine storicamente più corretta dell’Epicureismo. Gli studi di Geert Roskam, infatti, sono stati fondamentali per riaprire un dibattito che per secoli non è stato possibile neanche tenere in considerazione. Con il suo volume Live Unnoticed (Λάθε βιώσας): On the Vicissitudes of an Epicurean Doctrine, Roskam è riuscito a ridare vigore all’immagine di Epicuro come di un filosofo inserito in un determinato contesto sociale e politico con il quale dialogava consapevolmente. Come si è avuto modo di vedere, è ora possibile parlare di Epicureismo e politica, dato che non è del tutto vero che l’uno implichi necessariamente l’assenza dell’altra. L’Epicureismo e la politica, infatti, hanno incrociato le loro strade per diverse ragioni e in molti modi, per cui sarà necessario comprendere quali sono le motivazioni che hanno determinato la nascita della rappresentazione degli Epicurei come avversi ed estranei alla sfera politica. La domanda da cui si deve partire, quindi, è se effettivamente si possa o meno identificare un pensiero politico epicureo. Se per pensiero politico si intende l’elaborazione di una filosofia politica intesa in senso positivo, la risposta deve essere necessariamente negativa. Negli scritti di Epicuro che sono stati ritrovati, infatti, non c’è una vera e propria sezione in cui il fondatore del Giardino espone sistematicamente delle regole o delle indicazioni sulla politica dei suoi giorni. Questo perché la politica non è il cardine della sua filosofia, né tantomeno il luogo in cui l’individuo esplica la sua natura più autentica. È, tuttavia, innegabile l’importanza della politica e della giustizia per la sopravvivenza della comunità filosofica epicurea e non si può nascondere il fatto che vi siano degli Epicurei che hanno interagito attivamente con i politici loro contemporanei o che abbiano addirittura ricoperto delle cariche pubbliche. Andrà, dunque, analizzato a fondo il significato che assume la sfera politica per l’Epicureismo nell’evoluzione della sua storia. L’analisi che è stata condotta, quindi, ha avuto come obiettivo di mettere in evidenza quali siano i legami tra l’Epicureismo, la politica e la giustizia, tenendo conto del fatto che non si può prescindere dai principi cardine dell’etica epicurea. Solo comprendendo fino in fondo questi ultimi, infatti, è stato possibile far emergere quale sia il rapporto tra l’Epicureismo e la sfera pubblica. Per questa ragione nel primo capitolo, dal titolo “Giustizia e politica in Epicuro”, si è affrontato lo studio dell’etica del Maestro, della sua biografia e dalla realtà storica in cui il Giardino è stato fondato. Successivamente è stato necessario ripercorrere l’origine della massima Λάθε βιώσας, in relazione alla formazione della comunità filosofica epicurea e al tema della giustizia e delle leggi, grazie alle quali la comunità stessa riesce a preservarsi e tutelarsi. Solo dopo aver affrontato ogni aspetto del rapporto che intercorre tra Epicureismo, politica e giustizia alle origini della fondazione della scuola attraverso la lettura delle parole del Maestro, a partire dal secondo capitolo, intitolato “Gli Epicurei di seconda generazione e la politica”, è stato possibile intraprendere un percorso di studio per osservare da vicino l’evoluzione del pensiero politico nell’Epicureismo greco. In particolare, nel secondo capitolo in un primo momento sono stati esaminati gli Epicurei di prima generazione, i quali hanno per primi fortificato le basi del pensiero di Epicuro, cercando di trasmettere e divulgare la sua dottrina. Oltre a soffermarsi su Metrodoro, Ermarco e Colote, discepoli fedeli di Epicuro e personalità importanti nel Giardino, si è cercato di comprendere il ruolo avuto da Mitre e Idomeneo, i quali furono amici di Epicuro stesso, pur essendo stati incaricati con ruoli di rilievo nella politica del loro tempo. È stata, inoltre, analizzata la figura di Timocrate, fratello di Metrodoro, il quale ha gettato le basi per costruire quell’immagine negativa di Epicuro come di un uomo dedito unicamente al piacere del ventre. Dopo aver compreso in che modo la scuola delle origini intratteneva dei rapporti con la politica del proprio tempo, nel terzo capitolo, dal titolo “Filonide di Laodicea a mare: un politico epicureo?”, è stata affrontata la lettura del PHerc. 1044, per dare rilievo alla figura di Filonide di Laodicea a mare, un politico e filosofo epicureo che operò alla corte dei Seleucidi in Siria. Infine, nel quarto capitolo, intitolato “L’eredità di Diogene di Enoanda”, sono state analizzate le ragioni politiche profonde che hanno portato Diogene di Enoanda a far incidere su un portico i dettami della filosofia epicurea, dimostrando ancora una volta quanto ogni Epicureo sia stato indissolubilmente legato alla sfera politica, sempre tenendo conto dell’ambiente e del periodo storico in cui stava vivendo. Punto cardine del seguente lavoro, infatti, è proprio quello di mettere in rilievo i nessi forti e imprescindibili su cui si fonda il rapporto che ogni Epicureo ha intrattenuto con la politica. A partire dal fondatore della scuola, infatti, la rilevanza del contesto storico specifico e dell’ambiente sociale è stata di fondamentale importanza per riuscire a decifrare le scelte compiute da ogni allievo del Giardino e, in senso più ampio, da ciascun seguace dell’Epicureismo nella storia della scuola. Non soltanto la vicinanza storica e geografica al Maestro ha avuto un’influenza sugli altri Epicurei, ma anche l’estrazione sociale e il tipo di obblighi e doveri che si avevano prima ancora di aderire alla filosofia del Giardino. Questa constatazione non deve essere fraintesa e non deve essere interpretata come una maniera per conferire più importanza alla propria indole o ai propri impegni politico-sociali, ma è un dato di fatto, di cui Epicuro ha tenuto conto nell’elaborazione della sua etica, fondata sul ruolo centrale affidato al sobrio calcolo. Quest’ultimo doveva essere sempre applicato in modo tale da poter mediare, da un lato, tra il raggiungimento della felicità e del proprio fine etico, dall’altro, tra la propria natura e il proprio dovere sociale, per non incorrere in pericoli che avrebbero portato al turbamento della propria anima. La scelta di soffermarsi unicamente sull’Epicureismo greco, tuttavia, non ha impedito di tenere in considerazione due personalità dell’Epicureismo romano che sono state fondamentali per la storia di questa scuola filosofica. Nel corso del lavoro, infatti, le opere di Filodemo di Gadara e Lucrezio sono state costante punto di riferimento, insieme a quelle dei due più grandi detrattori dell’Epicureismo: Cicerone e Plutarco. In particolare, è stata annessa al presente lavoro una breve appendice sul pensiero politico di Lucrezio, nella quale si è cercato di contestualizzare i riferimenti politici lucreziani all’interno del De rerum natura per comprenderne le origini e le implicazioni. Con il presente lavoro incentrato principalmente sull’Epicureismo greco, dunque, si ha la speranza di delineare un’immagine quanto più esaustiva, sebbene ancora in costruzione, della concezione politica epicurea e della riflessione sulla giustizia, le quali, pur non essendo il fine ultimo dell’etica epicurea, hanno avuto un posto fondamentale e trasversale nello sviluppo dell’Epicureismo nel corso della sua storia.

Giustizia e philia: politica e filosofia nell'Epicureismo greco / DI FABIO, Tiziana. - (2019 Apr 26).

Giustizia e philia: politica e filosofia nell'Epicureismo greco

DI FABIO, Tiziana
26/04/2019

Abstract

La storia dell’Epicureismo è stata segnata negativamente fin dalle sue origini. Gli Epicurei sono stati accusati da più parti non solo di essere degli edonisti privi di una morale, ma anche di essere dei parassiti della società che hanno vissuto nascosti pur di godere dei piaceri più dissoluti. Queste sono state le accuse più frequenti che hanno macchiato il nome di Epicuro e dei suoi seguaci lungo il corso della storia. Tuttavia, se, da un lato, sono stati numerosi gli studi che hanno dimostrato che il piacere di cui si fa portavoce l’Epicureismo è ben lontano dall’essere una mera accumulazione di godimenti senza fine, dall’altro, non è stata rivolta la stessa attenzione alla difesa degli Epicurei dall’accusa di essere dei parassiti della società, sovversivi e incapaci di essere inseriti in un contesto sociale e civile. Solo recentemente è stata finalmente restituita un’immagine storicamente più corretta dell’Epicureismo. Gli studi di Geert Roskam, infatti, sono stati fondamentali per riaprire un dibattito che per secoli non è stato possibile neanche tenere in considerazione. Con il suo volume Live Unnoticed (Λάθε βιώσας): On the Vicissitudes of an Epicurean Doctrine, Roskam è riuscito a ridare vigore all’immagine di Epicuro come di un filosofo inserito in un determinato contesto sociale e politico con il quale dialogava consapevolmente. Come si è avuto modo di vedere, è ora possibile parlare di Epicureismo e politica, dato che non è del tutto vero che l’uno implichi necessariamente l’assenza dell’altra. L’Epicureismo e la politica, infatti, hanno incrociato le loro strade per diverse ragioni e in molti modi, per cui sarà necessario comprendere quali sono le motivazioni che hanno determinato la nascita della rappresentazione degli Epicurei come avversi ed estranei alla sfera politica. La domanda da cui si deve partire, quindi, è se effettivamente si possa o meno identificare un pensiero politico epicureo. Se per pensiero politico si intende l’elaborazione di una filosofia politica intesa in senso positivo, la risposta deve essere necessariamente negativa. Negli scritti di Epicuro che sono stati ritrovati, infatti, non c’è una vera e propria sezione in cui il fondatore del Giardino espone sistematicamente delle regole o delle indicazioni sulla politica dei suoi giorni. Questo perché la politica non è il cardine della sua filosofia, né tantomeno il luogo in cui l’individuo esplica la sua natura più autentica. È, tuttavia, innegabile l’importanza della politica e della giustizia per la sopravvivenza della comunità filosofica epicurea e non si può nascondere il fatto che vi siano degli Epicurei che hanno interagito attivamente con i politici loro contemporanei o che abbiano addirittura ricoperto delle cariche pubbliche. Andrà, dunque, analizzato a fondo il significato che assume la sfera politica per l’Epicureismo nell’evoluzione della sua storia. L’analisi che è stata condotta, quindi, ha avuto come obiettivo di mettere in evidenza quali siano i legami tra l’Epicureismo, la politica e la giustizia, tenendo conto del fatto che non si può prescindere dai principi cardine dell’etica epicurea. Solo comprendendo fino in fondo questi ultimi, infatti, è stato possibile far emergere quale sia il rapporto tra l’Epicureismo e la sfera pubblica. Per questa ragione nel primo capitolo, dal titolo “Giustizia e politica in Epicuro”, si è affrontato lo studio dell’etica del Maestro, della sua biografia e dalla realtà storica in cui il Giardino è stato fondato. Successivamente è stato necessario ripercorrere l’origine della massima Λάθε βιώσας, in relazione alla formazione della comunità filosofica epicurea e al tema della giustizia e delle leggi, grazie alle quali la comunità stessa riesce a preservarsi e tutelarsi. Solo dopo aver affrontato ogni aspetto del rapporto che intercorre tra Epicureismo, politica e giustizia alle origini della fondazione della scuola attraverso la lettura delle parole del Maestro, a partire dal secondo capitolo, intitolato “Gli Epicurei di seconda generazione e la politica”, è stato possibile intraprendere un percorso di studio per osservare da vicino l’evoluzione del pensiero politico nell’Epicureismo greco. In particolare, nel secondo capitolo in un primo momento sono stati esaminati gli Epicurei di prima generazione, i quali hanno per primi fortificato le basi del pensiero di Epicuro, cercando di trasmettere e divulgare la sua dottrina. Oltre a soffermarsi su Metrodoro, Ermarco e Colote, discepoli fedeli di Epicuro e personalità importanti nel Giardino, si è cercato di comprendere il ruolo avuto da Mitre e Idomeneo, i quali furono amici di Epicuro stesso, pur essendo stati incaricati con ruoli di rilievo nella politica del loro tempo. È stata, inoltre, analizzata la figura di Timocrate, fratello di Metrodoro, il quale ha gettato le basi per costruire quell’immagine negativa di Epicuro come di un uomo dedito unicamente al piacere del ventre. Dopo aver compreso in che modo la scuola delle origini intratteneva dei rapporti con la politica del proprio tempo, nel terzo capitolo, dal titolo “Filonide di Laodicea a mare: un politico epicureo?”, è stata affrontata la lettura del PHerc. 1044, per dare rilievo alla figura di Filonide di Laodicea a mare, un politico e filosofo epicureo che operò alla corte dei Seleucidi in Siria. Infine, nel quarto capitolo, intitolato “L’eredità di Diogene di Enoanda”, sono state analizzate le ragioni politiche profonde che hanno portato Diogene di Enoanda a far incidere su un portico i dettami della filosofia epicurea, dimostrando ancora una volta quanto ogni Epicureo sia stato indissolubilmente legato alla sfera politica, sempre tenendo conto dell’ambiente e del periodo storico in cui stava vivendo. Punto cardine del seguente lavoro, infatti, è proprio quello di mettere in rilievo i nessi forti e imprescindibili su cui si fonda il rapporto che ogni Epicureo ha intrattenuto con la politica. A partire dal fondatore della scuola, infatti, la rilevanza del contesto storico specifico e dell’ambiente sociale è stata di fondamentale importanza per riuscire a decifrare le scelte compiute da ogni allievo del Giardino e, in senso più ampio, da ciascun seguace dell’Epicureismo nella storia della scuola. Non soltanto la vicinanza storica e geografica al Maestro ha avuto un’influenza sugli altri Epicurei, ma anche l’estrazione sociale e il tipo di obblighi e doveri che si avevano prima ancora di aderire alla filosofia del Giardino. Questa constatazione non deve essere fraintesa e non deve essere interpretata come una maniera per conferire più importanza alla propria indole o ai propri impegni politico-sociali, ma è un dato di fatto, di cui Epicuro ha tenuto conto nell’elaborazione della sua etica, fondata sul ruolo centrale affidato al sobrio calcolo. Quest’ultimo doveva essere sempre applicato in modo tale da poter mediare, da un lato, tra il raggiungimento della felicità e del proprio fine etico, dall’altro, tra la propria natura e il proprio dovere sociale, per non incorrere in pericoli che avrebbero portato al turbamento della propria anima. La scelta di soffermarsi unicamente sull’Epicureismo greco, tuttavia, non ha impedito di tenere in considerazione due personalità dell’Epicureismo romano che sono state fondamentali per la storia di questa scuola filosofica. Nel corso del lavoro, infatti, le opere di Filodemo di Gadara e Lucrezio sono state costante punto di riferimento, insieme a quelle dei due più grandi detrattori dell’Epicureismo: Cicerone e Plutarco. In particolare, è stata annessa al presente lavoro una breve appendice sul pensiero politico di Lucrezio, nella quale si è cercato di contestualizzare i riferimenti politici lucreziani all’interno del De rerum natura per comprenderne le origini e le implicazioni. Con il presente lavoro incentrato principalmente sull’Epicureismo greco, dunque, si ha la speranza di delineare un’immagine quanto più esaustiva, sebbene ancora in costruzione, della concezione politica epicurea e della riflessione sulla giustizia, le quali, pur non essendo il fine ultimo dell’etica epicurea, hanno avuto un posto fondamentale e trasversale nello sviluppo dell’Epicureismo nel corso della sua storia.
26-apr-2019
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Tipologia: Tesi di dottorato
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