In un contesto che tende a considerare la sostenibilità , in modo più o meno conscio, quale semplice aggettivazione piuttosto che elemento significante del progetto, questo lavoro si prefigge lo scopo di individuare un metodo in grado di adattarsi alle problematiche introdotte dal nuovo paradigma. La dissertazione oltre a dare una struttura teorica al rapporto tra minimo e sostenibilità, mira all'individuazione di una serie di modelli operativi e azioni progettuali tali da affrontare il problema della progettazione sostenibile nelle sue diverse declinazioni. “Less is more green”, lo slogan che dà il titolo allo studio, sintetizza una metodologia, quella del minimalismo sostenibile, nella quale il ricorso al concetto di minimo non è legato solo alla dimensione ecologica, ma ha radici più profonde che risiedono nella ricerca di significato all'interno di una complessità il cui aumento esponenziale rischia di trasformarsi da ricchezza in inutile e dannosa ridondanza. Il concetto di riferimento è quello di minimo inteso non nella sua accezione semplicistica, come mera riduzione delle caratteristiche esteriori, ma nella sua accezione più profonda come metodo che attraverso la tensione all’essenzialità permette la gestione della complessità. In ambito progettuale questo si traduce in una“ricerca dell’essenzialità intesa come razionalizzazione del progetto, atta a ridurre ed eliminare gli elementi superflui, tanto fisico-linguistici quanto spaziali-dimensionali, rispetto alle necessità che danno efficacia all’opera”. Un approccio al progetto che si basa sulla riduzione come tecnica e ricorre alla nozione di minimo per definire le componenti dell’essenzialità. Si tratta di una tendenza transdisciplinare la cui ricaduta architettonica non rappresenta solo la riduzione al minimo dei tratti formali, ma il segnale di un’aspirazione profonda all’indagine sul significato delle cose.

Less is more green / Zilio, Alessandro. - (2019 Feb 26).

Less is more green

ZILIO, ALESSANDRO
26/02/2019

Abstract

In un contesto che tende a considerare la sostenibilità , in modo più o meno conscio, quale semplice aggettivazione piuttosto che elemento significante del progetto, questo lavoro si prefigge lo scopo di individuare un metodo in grado di adattarsi alle problematiche introdotte dal nuovo paradigma. La dissertazione oltre a dare una struttura teorica al rapporto tra minimo e sostenibilità, mira all'individuazione di una serie di modelli operativi e azioni progettuali tali da affrontare il problema della progettazione sostenibile nelle sue diverse declinazioni. “Less is more green”, lo slogan che dà il titolo allo studio, sintetizza una metodologia, quella del minimalismo sostenibile, nella quale il ricorso al concetto di minimo non è legato solo alla dimensione ecologica, ma ha radici più profonde che risiedono nella ricerca di significato all'interno di una complessità il cui aumento esponenziale rischia di trasformarsi da ricchezza in inutile e dannosa ridondanza. Il concetto di riferimento è quello di minimo inteso non nella sua accezione semplicistica, come mera riduzione delle caratteristiche esteriori, ma nella sua accezione più profonda come metodo che attraverso la tensione all’essenzialità permette la gestione della complessità. In ambito progettuale questo si traduce in una“ricerca dell’essenzialità intesa come razionalizzazione del progetto, atta a ridurre ed eliminare gli elementi superflui, tanto fisico-linguistici quanto spaziali-dimensionali, rispetto alle necessità che danno efficacia all’opera”. Un approccio al progetto che si basa sulla riduzione come tecnica e ricorre alla nozione di minimo per definire le componenti dell’essenzialità. Si tratta di una tendenza transdisciplinare la cui ricaduta architettonica non rappresenta solo la riduzione al minimo dei tratti formali, ma il segnale di un’aspirazione profonda all’indagine sul significato delle cose.
26-feb-2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1231445
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