Alla fine dell’età del Bronzo, il Tevere sfociava più a nord della posizione attuale. Il tratto finale del suo corso divideva due ampi laghi costieri residui di un estuario a dominio ondoso esistente tra 12000 e 7000 anni fa. In prossimità dei laghi, caratterizzati da acque dolci, erano presenti piccoli insediamenti probabilmente utilizzati in modo stagionale. Intorno all’VIII secolo a.C. una brusca avulsione posizionò la foce del Tevere circa 3 km più a sud. Questo evento modificò le caratteristiche dei due laghi le cui acque divennero salmastre e i precedenti insediamenti vennero definitivamente abbandonati. Gli Etruschi, che si insediarono sulla riva destra del fiume, utilizzarono le acque salmastre del lago settentrionale (detto Lago di Maccarese) per l’estrazione del sale. Le fonti storiche indicano che nella seconda metà del VII secolo a.C. i Romani fondarono Ostia sulla riva sinistra e in prossimità della foce. A quel tempo, in quella posizione probabilmente non c’era sufficiente spazio per la costruzione di una città e pertanto, se i Romani occuparono quell’area poterono mettere solo un piccolo effimero presidio a controllo della foce. In breve tempo la nuova foce del Tevere progradò in mare costruendo una cuspide deltizia sabbiosa, ampliando in tal modo la terra emersa disponibile per un insediamento stabile. I resti del primo castrum romano presso la foce sono infatti datati tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a. C. Sconfitta Veio, i Romani si impadronirono delle saline etrusche e Ostia si sviluppò intorno al castrum. Il tratto terminale del fiume, tra l’ultimo meandro (che lambiva la sponda del lago meridionale) e la foce, costituiva il porto canale. Sulla sponda sinistra, in prossimità della foce si scavò una darsena e si pose un faro. Durante il periodo repubblicano Ostia si espanse soprattutto sulla riva sinistra del Tevere in quello spazio che la progradazione della foce aveva creato tra il lago meridionale (detto Lago di Ostia) e il mare. Sul finire di questo periodo iniziò a espandersi anche sulla riva destra dove sorsero magazzini a servizio del porto. Tuttavia nel I secolo a.C. l’aumentata frequenza delle piene del Tevere interrò la darsena e rese più difficoltosa la navigazione della foce. Questo fatto, unitamente all’aumentata quantità di traffico registratasi all’inizio del periodo imperiale, fece sorgere la necessità di un nuovo porto. Questo (porto di Claudio) fu costruito alla metà del I secolo d.C. più a nord della foce, pressappoco dove questa doveva essere durante l’Età del Bronzo. L’opera era di dimensioni imponenti e, secondo la ricostruzione ormai ampiamente condivisa, era caratterizzata da due moli aggettanti che abbracciavano un tratto di mare con ingresso rivolto a Ovest davanti al quale fu posta un’isola faro. La ricostruzione che prevedeva l’ingresso rivolto a nord sembra ormai abbandonata e l’eventuale apertura alla radice del molo settentrionale poteva avere solo una funzione secondaria. Questo porto tuttavia mostrò fin da subito problemi di insabbiamento anche perché il periodo di alta frequenza delle tempeste e delle piene tiberine durò fino al II secolo d.C. All’inizio del II secolo si decise di costruire una darsena interna collegata al porto di Claudio. Questa (porto di Traiano) aveva forma esagonale con lato di circa 350 metri, una darsena di servizio e un sistema di canali (Fossa Traiana e Canale Trasverso) che la collegavano con il Tevere. Un ulteriore canale navigabile lambiva uno dei lati interni della darsena. Questa grande opera portuale modificò completamente sia la dinamica lungoriva sia il paesaggio deltizio creando specchi d’acqua fino ad allora inesistenti ma soprattutto creò una seconda foce, ancora oggi funzionante, e conseguentemente un’isola compresa tra i due rami fluviali e il mare (Isola Sacra). Inoltre a servizio dell’impianto portuale sorse un secondo polo urbano, la città di Portus. Ostia e Portus erano collegate sia con una strada, lungo cui sorse una importante necropoli, sia con una via d’acqua interna parallela alla costa. Mentre le saline presenti nel Lago di Maccarese rimasero in produzione per tutto il periodo Romano, non è ancora certo che ne fossero impiantate nel Lago di Ostia, cosa peraltro ritenuta probabile. Il Lago di Ostia, troppo poco profondo per una importante navigazione, dovette comunque essere utilizzato per il trasporto su zattere degli animali destinati al circo almeno a giudicare dal ritrovamento di uno scheletro di elefante rinvenuto nei suoi sedimenti circa 3 km a sud di Ostia.
Variazioni del paesaggio alla foce del Tevere dal Bronzo Recente alla prima Età Imperiale. Landscape change at Tiber river mouth between the Late Bronze Age to Early Roman Imperial Time / Bellotti, P.; Davoli, L.. - STAMPA. - (2018), pp. 17-18. (Intervento presentato al convegno Forme dell’abitare e forme del territorio: un approccio multidisciplinare alla lettura del paesaggio tenutosi a Bologna).
Variazioni del paesaggio alla foce del Tevere dal Bronzo Recente alla prima Età Imperiale. Landscape change at Tiber river mouth between the Late Bronze Age to Early Roman Imperial Time
Bellotti P.
;Davoli L.
2018
Abstract
Alla fine dell’età del Bronzo, il Tevere sfociava più a nord della posizione attuale. Il tratto finale del suo corso divideva due ampi laghi costieri residui di un estuario a dominio ondoso esistente tra 12000 e 7000 anni fa. In prossimità dei laghi, caratterizzati da acque dolci, erano presenti piccoli insediamenti probabilmente utilizzati in modo stagionale. Intorno all’VIII secolo a.C. una brusca avulsione posizionò la foce del Tevere circa 3 km più a sud. Questo evento modificò le caratteristiche dei due laghi le cui acque divennero salmastre e i precedenti insediamenti vennero definitivamente abbandonati. Gli Etruschi, che si insediarono sulla riva destra del fiume, utilizzarono le acque salmastre del lago settentrionale (detto Lago di Maccarese) per l’estrazione del sale. Le fonti storiche indicano che nella seconda metà del VII secolo a.C. i Romani fondarono Ostia sulla riva sinistra e in prossimità della foce. A quel tempo, in quella posizione probabilmente non c’era sufficiente spazio per la costruzione di una città e pertanto, se i Romani occuparono quell’area poterono mettere solo un piccolo effimero presidio a controllo della foce. In breve tempo la nuova foce del Tevere progradò in mare costruendo una cuspide deltizia sabbiosa, ampliando in tal modo la terra emersa disponibile per un insediamento stabile. I resti del primo castrum romano presso la foce sono infatti datati tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a. C. Sconfitta Veio, i Romani si impadronirono delle saline etrusche e Ostia si sviluppò intorno al castrum. Il tratto terminale del fiume, tra l’ultimo meandro (che lambiva la sponda del lago meridionale) e la foce, costituiva il porto canale. Sulla sponda sinistra, in prossimità della foce si scavò una darsena e si pose un faro. Durante il periodo repubblicano Ostia si espanse soprattutto sulla riva sinistra del Tevere in quello spazio che la progradazione della foce aveva creato tra il lago meridionale (detto Lago di Ostia) e il mare. Sul finire di questo periodo iniziò a espandersi anche sulla riva destra dove sorsero magazzini a servizio del porto. Tuttavia nel I secolo a.C. l’aumentata frequenza delle piene del Tevere interrò la darsena e rese più difficoltosa la navigazione della foce. Questo fatto, unitamente all’aumentata quantità di traffico registratasi all’inizio del periodo imperiale, fece sorgere la necessità di un nuovo porto. Questo (porto di Claudio) fu costruito alla metà del I secolo d.C. più a nord della foce, pressappoco dove questa doveva essere durante l’Età del Bronzo. L’opera era di dimensioni imponenti e, secondo la ricostruzione ormai ampiamente condivisa, era caratterizzata da due moli aggettanti che abbracciavano un tratto di mare con ingresso rivolto a Ovest davanti al quale fu posta un’isola faro. La ricostruzione che prevedeva l’ingresso rivolto a nord sembra ormai abbandonata e l’eventuale apertura alla radice del molo settentrionale poteva avere solo una funzione secondaria. Questo porto tuttavia mostrò fin da subito problemi di insabbiamento anche perché il periodo di alta frequenza delle tempeste e delle piene tiberine durò fino al II secolo d.C. All’inizio del II secolo si decise di costruire una darsena interna collegata al porto di Claudio. Questa (porto di Traiano) aveva forma esagonale con lato di circa 350 metri, una darsena di servizio e un sistema di canali (Fossa Traiana e Canale Trasverso) che la collegavano con il Tevere. Un ulteriore canale navigabile lambiva uno dei lati interni della darsena. Questa grande opera portuale modificò completamente sia la dinamica lungoriva sia il paesaggio deltizio creando specchi d’acqua fino ad allora inesistenti ma soprattutto creò una seconda foce, ancora oggi funzionante, e conseguentemente un’isola compresa tra i due rami fluviali e il mare (Isola Sacra). Inoltre a servizio dell’impianto portuale sorse un secondo polo urbano, la città di Portus. Ostia e Portus erano collegate sia con una strada, lungo cui sorse una importante necropoli, sia con una via d’acqua interna parallela alla costa. Mentre le saline presenti nel Lago di Maccarese rimasero in produzione per tutto il periodo Romano, non è ancora certo che ne fossero impiantate nel Lago di Ostia, cosa peraltro ritenuta probabile. Il Lago di Ostia, troppo poco profondo per una importante navigazione, dovette comunque essere utilizzato per il trasporto su zattere degli animali destinati al circo almeno a giudicare dal ritrovamento di uno scheletro di elefante rinvenuto nei suoi sedimenti circa 3 km a sud di Ostia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


