L’archeologia, così come le scienze storiche in generale, presenta dei seri limiti nello studio delle società antiche. Per quanto riguarda la paletnologia, in particolare, la base su cui si fondano studi e interpretazioni è costituita, per la maggiore, da ciò che rimane della cultura materiale. Il comportamento umano, la gestualità, il simbolismo, l’aspetto verbale, la percezione di ambienti, gli aspetti sociali, l’ideologia, spesso non lascia alcuna traccia leggibile nei contesti archeologici. A partire dall’osservazione di contesti entnografici, attraverso una chiave di lettura etnoarcheologica, si possono ottenere interessanti indicazioni da utilizzare come spunto per l’interpretazione delle stesse dinamiche in contesti più antichi. Ovviamente queste considerazioni vanno usate sempre con la dovuta cautela non dimenticando che spesso si mettono a confronto contesti, più o meno, lontani nel tempo e nello spazio. Il Prof. Luigi Zaccheo, tramite un’intervista effettuata alla propria madre, che per anni ha sempre panificato tutte le settimane per le esigenze della famiglia, ci racconta come avveniva la panificazione e la sua importanza sociale nella Sezze degli anni ’50. Normalmente ogni famiglia panificava almeno una volta la settimana usando forni comunitari presenti in ogni rione ma quasi tutti di proprietà delle famiglie abbienti. Oggi nel territorio Setino è estinta questa tradizione e oramai sono pochi i forni a legna funzionanti che non sono usati più in maniera comunitaria. L’obiettivo del presente lavoro è quello evidenziare le modalità e le dinamiche che regolavano l’uso dei forni da pane collettivi, per comprenderne meglio il loro impatto sulla vita sociale delle comunità, in maniera da poterne ricavare considerazioni che possano servire come spunto interpretativo per i contesti preistorici e protostorici. Il caso studio di Sezze mostra, infatti, uno stretto legame tra l’attività di panificazione e la struttura sociale della stessa comunità facendo ipotizzare che nelle società non egalitarie, la panificazione rimarcava ancora di più le differenze di status, regolandone gli stessi comportamenti sociali.

Non solo acqua e farina. L’uso collettivo dei forni da pane a Sezze (LT) nel ‘900: una chiave di lettura etnoarcheologica / Modesto, Rachele; Mironti, Vittorio; Ruzza, Stefano; Vilmercati, Melissa. - (2019). (Intervento presentato al convegno Sezze, i monti Lepini e il basso Lazio tra preistoria e protostoria tenutosi a Sezze).

Non solo acqua e farina. L’uso collettivo dei forni da pane a Sezze (LT) nel ‘900: una chiave di lettura etnoarcheologica

Rachele Modesto;Vittorio Mironti;Stefano Ruzza;Melissa Vilmercati
2019

Abstract

L’archeologia, così come le scienze storiche in generale, presenta dei seri limiti nello studio delle società antiche. Per quanto riguarda la paletnologia, in particolare, la base su cui si fondano studi e interpretazioni è costituita, per la maggiore, da ciò che rimane della cultura materiale. Il comportamento umano, la gestualità, il simbolismo, l’aspetto verbale, la percezione di ambienti, gli aspetti sociali, l’ideologia, spesso non lascia alcuna traccia leggibile nei contesti archeologici. A partire dall’osservazione di contesti entnografici, attraverso una chiave di lettura etnoarcheologica, si possono ottenere interessanti indicazioni da utilizzare come spunto per l’interpretazione delle stesse dinamiche in contesti più antichi. Ovviamente queste considerazioni vanno usate sempre con la dovuta cautela non dimenticando che spesso si mettono a confronto contesti, più o meno, lontani nel tempo e nello spazio. Il Prof. Luigi Zaccheo, tramite un’intervista effettuata alla propria madre, che per anni ha sempre panificato tutte le settimane per le esigenze della famiglia, ci racconta come avveniva la panificazione e la sua importanza sociale nella Sezze degli anni ’50. Normalmente ogni famiglia panificava almeno una volta la settimana usando forni comunitari presenti in ogni rione ma quasi tutti di proprietà delle famiglie abbienti. Oggi nel territorio Setino è estinta questa tradizione e oramai sono pochi i forni a legna funzionanti che non sono usati più in maniera comunitaria. L’obiettivo del presente lavoro è quello evidenziare le modalità e le dinamiche che regolavano l’uso dei forni da pane collettivi, per comprenderne meglio il loro impatto sulla vita sociale delle comunità, in maniera da poterne ricavare considerazioni che possano servire come spunto interpretativo per i contesti preistorici e protostorici. Il caso studio di Sezze mostra, infatti, uno stretto legame tra l’attività di panificazione e la struttura sociale della stessa comunità facendo ipotizzare che nelle società non egalitarie, la panificazione rimarcava ancora di più le differenze di status, regolandone gli stessi comportamenti sociali.
2019
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