La ricerca, realizzata in continuità con gli studi svolti negli ultimi anni sulle tecniche costruttive medievali, in ambito nazionale e internazionale, è volta a incrementare la conoscenza storica e la consapevolezza dell'importanza del patrimonio architettonico medievale in area umbro-marchigiana. In queste regioni, infatti, è stata riscontrata la mancanza di una catalogazione completa delle tipologie murarie e di studi avanzati e organici in merito alle diverse tecniche costruttive, che ha causato una generalizzata assenza di attenzione nelle fasi di restauro delle strutture, soprattutto per quanto riguarda le superfici non decorate. La ricerca, inizialmente concepita per approfondire l’analisi delle fabbriche medievali umbre, ha subìto nel corso del tempo alcuni cambiamenti relativamente all'area geografica d’indagine. È stato presto chiaro che nessuna delle tecniche costruttive utilizzate in epoca medievale nei territori che oggi ricadono nei confini amministrativi dell’attuale regione Umbria è circoscrivibile in essi, perché in realtà tali confini non ne rispettano la complessità storico-geografica. La regione si trova, infatti, per natura in un territorio di confine tra diverse realtà culturali dell’Italia centrale sin dall’epoca preromana, quando si vide divisa tra Etruschi e Umbri. Anche dal punto di vista dei materiali costruttivi e delle relative tecniche in uso, soprattutto per quanto riguarda l’epoca tardoantica e medievale, si possono distinguere due macro-aree: quella delle murature in arenaria, riscontrabili maggiormente nella porzione nord-ovest della regione, che non sono state oggetto di trattazione nella ricerca, e quella caratterizzata dalle strutture in calcare bianco e rosa che si trovano principalmente nelle zone a sud e a est. Queste ultime hanno aspetti in comune con le coeve realizzazioni laziali e abruzzesi, già largamente studiate, e piena aderenza con quelle delle città marchigiane limitrofe che sono quindi state comprese nell’area di studio. Non mancano ovviamente eccezioni alle divisioni sopra descritte, motivo per cui si è cercato di tenere conto delle condizioni determinate da ragioni di ordine sociale, politico e amministrativo, prendendo in esame separatamente anche tali aspetti. A differenza di altre aree d’Italia e d’Europa dove la presenza di una vasta documentazione ha fornito spesso un valido strumento per approfondire lo studio delle scelte costruttive, in area umbro-marchigiana sono stati rari i casi in cui le fonti indirette hanno potuto supportare l’analisi delle opere. Per superare questo problema e quelli riscontrati nell’attestare l’autenticità delle strutture e delle relative finiture, lo studio è stato rivolto al maggior numero possibile di murature di accertata realizzazione medievale basandosi sempre sulla presenza di fonti scritte e/o iconografiche, che ne attestino le fasi costruttive. Viste le grandi difficoltà di approccio analitico al tema di ricerca è stata di fondamentale aiuto la creazione di un cospicuo database contenente un elevato numero di casi studio. Questa lunga campagna di schedatura è stata utile non solo per l’individuazione delle diverse tipologie murarie, ma anche per elaborare delle comparazioni di tipo statistico riguardanti il diverso uso dei materiali costruttivi e l’incidenza degli scambi e della presenza delle diverse materie prime e dei materiali di recupero sul territorio. Il metodo d'analisi è stato incentrato sull'aspetto materiale del costruito in modo multidisciplinare, avvalendosi di numerose collaborazioni in ambiti anche differenti da quello dell’architettura. La ricerca ha potuto usufruire della collaborazione dell’architetto E. Giorgi (Laboratorio di Materiali (Sperimentale), Dip. di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura di Sapienza) per l’analisi delle murature e delle malte e della collaborazione della prof.ssa A. Baldanza (Dip. di Fisica e Geologia, Università di Perugia) per lo studio dei materiali costruttivi. Il metodo di studio adottato, inoltre, è stato confrontato e perfezionato con la partecipazione al programma di dottorato sullo Studio del Patrimonio Culturale, diretto dal prof. J. Laszlovszky (Dip. di Studi Medievali, Central Europen University di Budapest). Lo studio propone il riconoscimento di sei diverse tipologie costruttive utilizzate durante l’epoca medievale nell’area umbro-marchigiana caratterizzate dall’uso di materiali lapidei locali di natura calcarea. Queste tipologie sono: 1) muratura con paramento formato da materiali di diversa origine, natura, forma e dimensioni; 2) muratura in conci di recupero; 3) muratura con paramento in blocchi calcarei con posa in opera in filari e spessi giunti di malta; 4) muratura con paramento in conci di calcare compatto con posa in opera in filari paralleli; 5) muratura con paramento misto in conci e lastre di pietra calcarea compatta; 6) muratura con paramento in lastre bicrome di pietra calcarea. L’obiettivo è stato quello di studiare sia l’apparecchiatura del paramento esterno, sia la conformazione interna delle murature, per analizzarne le diverse tipologie costruttive nelle tre dimensioni. In molti casi però non è stato possibile accedere alla parte interna delle strutture e l’esame è stato portato avanti per confronto con esempi conosciuti, locali o appartenenti a regioni che presentassero aspetti comuni. Si può ritenere, infatti, che, in epoca medievale nell’area umbro-marchigiana, ci siano tecniche ricorrenti non solo per la realizzazione dei paramenti esterni, ma anche per la composizione interna delle murature, nonostante le sezioni delle opere studiate possano avere conformazioni interne variabili secondo il materiale usato, il periodo e il luogo di realizzazione. Le strutture portanti hanno una sezione che potrebbe essere ‘piena’ per le murature realizzate esclusivamente in grandi conci di recupero o tripartita (nucleo interno e due cortine) in tutti gli altri casi. Queste ultime possono presentare tre diverse tipologie di ammorsamento della cortina al nucleo: la prima, tipica di murature dallo spessore ridotto, non prevede collegamenti sistematici; la seconda, di chiara eredità romana, presenta la sagomatura tronco-piramidale degli elementi del paramento; la terza consiste nella costruzione di un nucleo con ricorsi paralleli scanditi da filari di piccoli conci aggettanti, volti a creare una superficie ‘dentellata’ per l’adesione di una cortina in conci o in lastre. Esistono inoltre molti casi di paramenti realizzati con elementi di diversa natura, dimensione e forma posti in opera in filari alternati per ragioni apparentemente di natura estetica e decorativa, che presentano anche molti vantaggi statici. Una particolare variante tipologica nelle realizzazioni di area umbro-marchigiana è quella della decorazione strutturale bicroma (bianco-rosa), che appare nell’architettura locale dal X secolo e presenta il suo momento di massima accuratezza nei secoli XIII e XIV. Riguardo queste murature sono emersi durante lo studio nuovi spunti di ricerca che ne hanno ampliato le prospettive di analisi e restauro. È stata, infatti, rilevata una particolare tipologia di alterazione cromatica delle pietre calcaree di colore rosa che - a contatto con gli agenti atmosferici - possono decolorare fino a divenire completamente bianche e su questo fenomeno, conosciuto, ma mai realmente studiato soprattutto dal punto di vista della conservazione delle superfici storiche, è stata iniziata un’indagine sperimentale (E. Scopinaro, Á. Antal, Á. Torok, The discolouration phenomenon in Assisi bi-chromatic medieval limestone masonries, in Natural Stone for Cultural Heritage: local resources with a global impact (Prague 19-22 september 2017), in c.d.s.). Altro aspetto di grande importanza per la conservazione delle superfici murarie di area umbro-marchigiana è l’elevato rischio sismico di queste zone che spinge inevitabilmente l’attenzione verso l’aspetto strutturale dei manufatti a discapito della loro autenticità formale. La presente ricerca, invece, pone l’accento sulle patologie di degrado delle superfici e propone delle linee-guida generali per la tutela delle stratigrafie murarie, che non ledano le necessità economico-funzionali della sicurezza.

Building techniques with limestone wall facing in the Umbrian-Marques area / Scopinaro, Eleonora. - (2018 Feb 22).

Building techniques with limestone wall facing in the Umbrian-Marques area

SCOPINARO, ELEONORA
22/02/2018

Abstract

La ricerca, realizzata in continuità con gli studi svolti negli ultimi anni sulle tecniche costruttive medievali, in ambito nazionale e internazionale, è volta a incrementare la conoscenza storica e la consapevolezza dell'importanza del patrimonio architettonico medievale in area umbro-marchigiana. In queste regioni, infatti, è stata riscontrata la mancanza di una catalogazione completa delle tipologie murarie e di studi avanzati e organici in merito alle diverse tecniche costruttive, che ha causato una generalizzata assenza di attenzione nelle fasi di restauro delle strutture, soprattutto per quanto riguarda le superfici non decorate. La ricerca, inizialmente concepita per approfondire l’analisi delle fabbriche medievali umbre, ha subìto nel corso del tempo alcuni cambiamenti relativamente all'area geografica d’indagine. È stato presto chiaro che nessuna delle tecniche costruttive utilizzate in epoca medievale nei territori che oggi ricadono nei confini amministrativi dell’attuale regione Umbria è circoscrivibile in essi, perché in realtà tali confini non ne rispettano la complessità storico-geografica. La regione si trova, infatti, per natura in un territorio di confine tra diverse realtà culturali dell’Italia centrale sin dall’epoca preromana, quando si vide divisa tra Etruschi e Umbri. Anche dal punto di vista dei materiali costruttivi e delle relative tecniche in uso, soprattutto per quanto riguarda l’epoca tardoantica e medievale, si possono distinguere due macro-aree: quella delle murature in arenaria, riscontrabili maggiormente nella porzione nord-ovest della regione, che non sono state oggetto di trattazione nella ricerca, e quella caratterizzata dalle strutture in calcare bianco e rosa che si trovano principalmente nelle zone a sud e a est. Queste ultime hanno aspetti in comune con le coeve realizzazioni laziali e abruzzesi, già largamente studiate, e piena aderenza con quelle delle città marchigiane limitrofe che sono quindi state comprese nell’area di studio. Non mancano ovviamente eccezioni alle divisioni sopra descritte, motivo per cui si è cercato di tenere conto delle condizioni determinate da ragioni di ordine sociale, politico e amministrativo, prendendo in esame separatamente anche tali aspetti. A differenza di altre aree d’Italia e d’Europa dove la presenza di una vasta documentazione ha fornito spesso un valido strumento per approfondire lo studio delle scelte costruttive, in area umbro-marchigiana sono stati rari i casi in cui le fonti indirette hanno potuto supportare l’analisi delle opere. Per superare questo problema e quelli riscontrati nell’attestare l’autenticità delle strutture e delle relative finiture, lo studio è stato rivolto al maggior numero possibile di murature di accertata realizzazione medievale basandosi sempre sulla presenza di fonti scritte e/o iconografiche, che ne attestino le fasi costruttive. Viste le grandi difficoltà di approccio analitico al tema di ricerca è stata di fondamentale aiuto la creazione di un cospicuo database contenente un elevato numero di casi studio. Questa lunga campagna di schedatura è stata utile non solo per l’individuazione delle diverse tipologie murarie, ma anche per elaborare delle comparazioni di tipo statistico riguardanti il diverso uso dei materiali costruttivi e l’incidenza degli scambi e della presenza delle diverse materie prime e dei materiali di recupero sul territorio. Il metodo d'analisi è stato incentrato sull'aspetto materiale del costruito in modo multidisciplinare, avvalendosi di numerose collaborazioni in ambiti anche differenti da quello dell’architettura. La ricerca ha potuto usufruire della collaborazione dell’architetto E. Giorgi (Laboratorio di Materiali (Sperimentale), Dip. di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura di Sapienza) per l’analisi delle murature e delle malte e della collaborazione della prof.ssa A. Baldanza (Dip. di Fisica e Geologia, Università di Perugia) per lo studio dei materiali costruttivi. Il metodo di studio adottato, inoltre, è stato confrontato e perfezionato con la partecipazione al programma di dottorato sullo Studio del Patrimonio Culturale, diretto dal prof. J. Laszlovszky (Dip. di Studi Medievali, Central Europen University di Budapest). Lo studio propone il riconoscimento di sei diverse tipologie costruttive utilizzate durante l’epoca medievale nell’area umbro-marchigiana caratterizzate dall’uso di materiali lapidei locali di natura calcarea. Queste tipologie sono: 1) muratura con paramento formato da materiali di diversa origine, natura, forma e dimensioni; 2) muratura in conci di recupero; 3) muratura con paramento in blocchi calcarei con posa in opera in filari e spessi giunti di malta; 4) muratura con paramento in conci di calcare compatto con posa in opera in filari paralleli; 5) muratura con paramento misto in conci e lastre di pietra calcarea compatta; 6) muratura con paramento in lastre bicrome di pietra calcarea. L’obiettivo è stato quello di studiare sia l’apparecchiatura del paramento esterno, sia la conformazione interna delle murature, per analizzarne le diverse tipologie costruttive nelle tre dimensioni. In molti casi però non è stato possibile accedere alla parte interna delle strutture e l’esame è stato portato avanti per confronto con esempi conosciuti, locali o appartenenti a regioni che presentassero aspetti comuni. Si può ritenere, infatti, che, in epoca medievale nell’area umbro-marchigiana, ci siano tecniche ricorrenti non solo per la realizzazione dei paramenti esterni, ma anche per la composizione interna delle murature, nonostante le sezioni delle opere studiate possano avere conformazioni interne variabili secondo il materiale usato, il periodo e il luogo di realizzazione. Le strutture portanti hanno una sezione che potrebbe essere ‘piena’ per le murature realizzate esclusivamente in grandi conci di recupero o tripartita (nucleo interno e due cortine) in tutti gli altri casi. Queste ultime possono presentare tre diverse tipologie di ammorsamento della cortina al nucleo: la prima, tipica di murature dallo spessore ridotto, non prevede collegamenti sistematici; la seconda, di chiara eredità romana, presenta la sagomatura tronco-piramidale degli elementi del paramento; la terza consiste nella costruzione di un nucleo con ricorsi paralleli scanditi da filari di piccoli conci aggettanti, volti a creare una superficie ‘dentellata’ per l’adesione di una cortina in conci o in lastre. Esistono inoltre molti casi di paramenti realizzati con elementi di diversa natura, dimensione e forma posti in opera in filari alternati per ragioni apparentemente di natura estetica e decorativa, che presentano anche molti vantaggi statici. Una particolare variante tipologica nelle realizzazioni di area umbro-marchigiana è quella della decorazione strutturale bicroma (bianco-rosa), che appare nell’architettura locale dal X secolo e presenta il suo momento di massima accuratezza nei secoli XIII e XIV. Riguardo queste murature sono emersi durante lo studio nuovi spunti di ricerca che ne hanno ampliato le prospettive di analisi e restauro. È stata, infatti, rilevata una particolare tipologia di alterazione cromatica delle pietre calcaree di colore rosa che - a contatto con gli agenti atmosferici - possono decolorare fino a divenire completamente bianche e su questo fenomeno, conosciuto, ma mai realmente studiato soprattutto dal punto di vista della conservazione delle superfici storiche, è stata iniziata un’indagine sperimentale (E. Scopinaro, Á. Antal, Á. Torok, The discolouration phenomenon in Assisi bi-chromatic medieval limestone masonries, in Natural Stone for Cultural Heritage: local resources with a global impact (Prague 19-22 september 2017), in c.d.s.). Altro aspetto di grande importanza per la conservazione delle superfici murarie di area umbro-marchigiana è l’elevato rischio sismico di queste zone che spinge inevitabilmente l’attenzione verso l’aspetto strutturale dei manufatti a discapito della loro autenticità formale. La presente ricerca, invece, pone l’accento sulle patologie di degrado delle superfici e propone delle linee-guida generali per la tutela delle stratigrafie murarie, che non ledano le necessità economico-funzionali della sicurezza.
22-feb-2018
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