Il metodo clinico-differenziale di Enrico Morselli tra psichiatria e psicologia

The work examines the scientific and institutional contribution made by the “psychiatrist, anthropologist, psychologist, and philosopher” Enrico Morselli (1852- 1929) to the renewal of psychiatry in Italy at the end of the nineteenth century. On the institutional level, through the direction of the mental asylums of Macerata, Turin, and Genoa, Morselli activated a revision of the therapeutic treatments, limiting the coercive methods and improving the traditional “moral cures” of the Florentine school of Chiarugi with the employment of rehabilitative techniques aimed at developing the rational, working, and relational capabilities of the mentally ill. On the scientific level, for the psychiatric diagnosis he became a promoter of the clinical-differential method, in partial contrast with the abstract classifications of the German nosology. In particular, he theorized an “eclectic” diagnostic method ‒ consisting of a “direct method,” a “semiological method,” and a “historic-genetic method” ‒ that entailed the analysis of the insane person’s altered factors of an anatomical-physiological, psychological, and anthropological kind, and ultimately the examination of his/her global “personality,” with a primary attention to the psychological aspects. In this way, he also laid the foundation for a “new” scientific psychology.

Il lavoro esamina il contributo scientifico e istituzionale dato da Enrico Morselli (1852-1929), «psichiatra, antropologo, psicologo e filosofo», al rinnovamento della psichiatria alla fine dell’Ottocento. Sul piano istituzionale, durante la direzione dei manicomi di Macerata, Torino e Genova, Morselli mise in atto una revisione dei trattamenti terapeutici, limitando i metodi coercitivi e migliorando le tradizionali ‘cure morali’ della scuola fiorentina di Chiarugi con l’impiego di tecniche rieducative volte a sviluppare le capacità razionali, lavorative e relazionali del malato di mente. Sul piano scientifico, si fece promotore per la diagnosi psichiatrica del metodo clinico-differenziale, in parziale contrasto con le astratte classificazioni della nosologia tedesca. In particolare, teorizzò un metodo diagnostico ‘eclettico’ – comprendente un «metodo diretto», un «metodo semiologico» e un «metodo storico-genetico» ‒ che implicava l’analisi dei fattori alterati di carattere anatomo-fisiologico, psicologico e antropologico dell’alienato, in definitiva l’esame della sua ‘personalità’ globale, con una primaria attenzione agli aspetti psicologici. In tal modo, aprì la strada anche alla fondazione della ‘nuova’ psicologia scientifica.