Il patrimonio architettonico del Novecento nell'orizzonte del restauro

Il restauro dell’architettura contemporanea, inteso nell’accezione più ampia quale verifica della struttura teorico-metodologica della disciplina applicata a manufatti sempre diversi per forma, contenuti e consistenza materiale, è un ambito fisiologicamente aperto a nuove acquisizioni e, come tale, rappresenta una delle frontiere che la conservazione della memoria del passato ci chiede di affrontare. Seppure, dopo circa tre decenni di sperimentazione, si sia raggiunta consapevolezza del fatto che v’è necessità di tutelare anche il passato recente, affrontando le difficoltà che esso pone, non sembra ancora chiaro l’orientamento da intraprendersi poiché i settori coinvolti sono molteplici, complessi e strettamente interrelati con l’abitare contemporaneo di milioni di abitanti del pianeta. La dimensione e la trasversalità delle problematiche rendono, infatti, i contorni di quest’ambito poco definiti, seppure con esso si configurino le medesime condizioni che regolano l’attività sul patrimonio architettonico tradizionale nel suo complesso, a partire dalla ricerca di principi condivisi sui quali fondare la selezione e la tutela dei manufatti . Nel campo del moderno, per dipiù, le questioni tendono a dilatarsi e ad ‘indurirsi’, ad essere proposte in termini astratti e culturalmente decontestualizzati, a prendere una piega prettamente tecnica e pragmatica piuttosto che critica e scientifica, confondendo istanze culturali e spirituali con altre di natura pratica, funzionale e socio-economica. Per estensione e contenuti l’intervento sul patrimonio costruito del Novecento può quindi essere considerato quale attualissimo sismografo che registra tendenze e inclinazioni della nostra civiltà nell’interagire col patrimonio culturale nel suo insieme, in tal modo delineando l’orizzonte futuro del ruolo che la cultura contemporanea affida alla conservazione della memoria.