La ricerca svolta è incentrata sulla produzione artistica e architettonica di Nanni di Baccio Bigio (Giovanni Lippi, 1513-1568), scultore e architetto fiorentino di formazione sangallesca, attivo specialmente a Roma tra gli anni Quaranta e Sessanta del Cinquecento, del quale si sono indagati - attraverso le opere - i caratteri di continuità e di originalità rispetto alla lezione di Antonio da Sangallo il Giovane, suo maestro. Il desiderio di compiere una approfondita indagine sull’opera di Nanni di Baccio Bigio è sorto dalla constatazione della sostanziale mancanza di uno studio completo che analizzasse nella sua totalità la produzione dell’architetto fiorentino e lo sviluppo del suo linguaggio architettonico, poi ripreso da altri autori nel corso del Cinquecento. Da parte della storiografia più o meno recente, infatti, le opere certe di Nanni di Baccio Bigio e quelle a lui attribuite sono state oggetto di approfondimento specialmente nell’ambito del singolo organismo architettonico, non potendo contare su un quadro d’insieme circa la vita e l’opera dell’architetto che permettesse una visione organica dell’evoluzione del suo linguaggio. La tesi è strutturata in sei capitoli principali: il primo contiene una biografia di Nanni di Baccio Bigio aggiornata alla luce di documenti inediti rintracciati nel corso di questo studio (si segnalano in particolare l’atto di battesimo di Nanni di Baccio Bigio, con la sua data di nascita, e il testamento olografo dell’architetto con l’elenco dei beni immobili di sua proprietà). I capitoli dal secondo al quinto contengono approfondimenti critici sulle opere di Nanni di Baccio Bigio ordinate per tipologia: palazzi urbani (Cap. II), ville suburbane (Cap. III), architettura religiosa e funeraria (Cap. IV), opere di architettura civile non residenziale (Cap. V). Il capitolo sesto è dedicato alle conclusioni, seguite dall’appendice documentaria, dalla bibliografia, e dalle illustrazioni. Dall’analisi critica delle opere, che in fase di studio sono state considerate secondo l’ordine cronologico della loro realizzazione, emerge la figura di un architetto che assimila profondamente la lezione sangallesca e la innova al tempo stesso, in particolare attraverso l’introduzione di modifiche alle proporzioni architettoniche, che denotano una ricerca di verticalismo estraneo all’opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Al tempo stesso Nanni, pur senza allontanarsi dalla sua posizione sangallesca e mantenendo una predilezione per forme semplificate (ma non meno ricche di spunti architettonici, anche complessi), sembra subire il fascino del manierismo architettonico di Raffaello e di Giulio Romano, come dimostrano alcune originali soluzioni di dettaglio di opere a lui attribuite. A questi aspetti si aggiunga, nell’architettura dei palazzi, la sperimentazione di “facciate pulsanti”, con l’introduzione di ritmi variabili nella disposizione delle aperture, derivata forse dal palazzo Jacopo da Brescia di Raffaello e concepita in relazione al nuovo rapporto che si va definendo nel Cinquecento a Roma tra architettura e spazio urbano, caratterizzato da un crescente dinamismo della vita urbana, connesso con le trasformazioni economiche e sociali della città nel XVI secolo. Tali sperimentazioni saranno poi riprese, nell’ultimo quarto del Cinquecento, in diverse opere di Giacomo Della Porta e nella sistemazione dell’area di San Giovanni in Laterano progettata da Domenico Fontana. Particolarmente interessante risulta inoltre, da parte di Nanni di Baccio Bigio, la sperimentazione volta alla valorizzazione degli assi visivi, nel vivo del corpo della città e quindi degli edifici, attraverso la costruzione di sequenze spaziali che determinano uno “sfondamento” dell’organismo architettonico verso l’esterno: un giardino (palazzo Salviati), il paesaggio (palazzo Sforza di Proceno), il Tevere (palazzo Sacchetti). La presenza di traguardi visivi in relazione all’architettura costruita induce l’osservatore al movimento, alla “promenade architecturale”, dallo spazio costruito verso lo spazio naturale. La percezione cinetica diviene quindi elemento chiave per la lettura dell’opera, sia all’interno dell’architettura, attraverso il percorso del visitatore lungo l’asse visivo privilegiato, sia all’esterno, dove la “pulsazione” della facciata condiziona la percezione dell’osservatore in movimento nella complessità spaziale della scena urbana.

Nanni di Baccio Bigio (1513-1568). Contributi originali nel solco del sintetismo sangallesco / Peretti, Michela. - (2015 Nov 27).

Nanni di Baccio Bigio (1513-1568). Contributi originali nel solco del sintetismo sangallesco

PERETTI, MICHELA
27/11/2015

Abstract

La ricerca svolta è incentrata sulla produzione artistica e architettonica di Nanni di Baccio Bigio (Giovanni Lippi, 1513-1568), scultore e architetto fiorentino di formazione sangallesca, attivo specialmente a Roma tra gli anni Quaranta e Sessanta del Cinquecento, del quale si sono indagati - attraverso le opere - i caratteri di continuità e di originalità rispetto alla lezione di Antonio da Sangallo il Giovane, suo maestro. Il desiderio di compiere una approfondita indagine sull’opera di Nanni di Baccio Bigio è sorto dalla constatazione della sostanziale mancanza di uno studio completo che analizzasse nella sua totalità la produzione dell’architetto fiorentino e lo sviluppo del suo linguaggio architettonico, poi ripreso da altri autori nel corso del Cinquecento. Da parte della storiografia più o meno recente, infatti, le opere certe di Nanni di Baccio Bigio e quelle a lui attribuite sono state oggetto di approfondimento specialmente nell’ambito del singolo organismo architettonico, non potendo contare su un quadro d’insieme circa la vita e l’opera dell’architetto che permettesse una visione organica dell’evoluzione del suo linguaggio. La tesi è strutturata in sei capitoli principali: il primo contiene una biografia di Nanni di Baccio Bigio aggiornata alla luce di documenti inediti rintracciati nel corso di questo studio (si segnalano in particolare l’atto di battesimo di Nanni di Baccio Bigio, con la sua data di nascita, e il testamento olografo dell’architetto con l’elenco dei beni immobili di sua proprietà). I capitoli dal secondo al quinto contengono approfondimenti critici sulle opere di Nanni di Baccio Bigio ordinate per tipologia: palazzi urbani (Cap. II), ville suburbane (Cap. III), architettura religiosa e funeraria (Cap. IV), opere di architettura civile non residenziale (Cap. V). Il capitolo sesto è dedicato alle conclusioni, seguite dall’appendice documentaria, dalla bibliografia, e dalle illustrazioni. Dall’analisi critica delle opere, che in fase di studio sono state considerate secondo l’ordine cronologico della loro realizzazione, emerge la figura di un architetto che assimila profondamente la lezione sangallesca e la innova al tempo stesso, in particolare attraverso l’introduzione di modifiche alle proporzioni architettoniche, che denotano una ricerca di verticalismo estraneo all’opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Al tempo stesso Nanni, pur senza allontanarsi dalla sua posizione sangallesca e mantenendo una predilezione per forme semplificate (ma non meno ricche di spunti architettonici, anche complessi), sembra subire il fascino del manierismo architettonico di Raffaello e di Giulio Romano, come dimostrano alcune originali soluzioni di dettaglio di opere a lui attribuite. A questi aspetti si aggiunga, nell’architettura dei palazzi, la sperimentazione di “facciate pulsanti”, con l’introduzione di ritmi variabili nella disposizione delle aperture, derivata forse dal palazzo Jacopo da Brescia di Raffaello e concepita in relazione al nuovo rapporto che si va definendo nel Cinquecento a Roma tra architettura e spazio urbano, caratterizzato da un crescente dinamismo della vita urbana, connesso con le trasformazioni economiche e sociali della città nel XVI secolo. Tali sperimentazioni saranno poi riprese, nell’ultimo quarto del Cinquecento, in diverse opere di Giacomo Della Porta e nella sistemazione dell’area di San Giovanni in Laterano progettata da Domenico Fontana. Particolarmente interessante risulta inoltre, da parte di Nanni di Baccio Bigio, la sperimentazione volta alla valorizzazione degli assi visivi, nel vivo del corpo della città e quindi degli edifici, attraverso la costruzione di sequenze spaziali che determinano uno “sfondamento” dell’organismo architettonico verso l’esterno: un giardino (palazzo Salviati), il paesaggio (palazzo Sforza di Proceno), il Tevere (palazzo Sacchetti). La presenza di traguardi visivi in relazione all’architettura costruita induce l’osservatore al movimento, alla “promenade architecturale”, dallo spazio costruito verso lo spazio naturale. La percezione cinetica diviene quindi elemento chiave per la lettura dell’opera, sia all’interno dell’architettura, attraverso il percorso del visitatore lungo l’asse visivo privilegiato, sia all’esterno, dove la “pulsazione” della facciata condiziona la percezione dell’osservatore in movimento nella complessità spaziale della scena urbana.
27-nov-2015
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Tesi dottorato Peretti

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Note: Versione integrale della Tesi di Dottorato
Tipologia: Tesi di dottorato
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