Questo lavoro, che si innesta nel filone della ricerca qualitativa, si incentra sulle dinamiche identitarie nella postmodernità. Più specificamente, si è scelto di indagare il punto di intersezione tra la condizione di smarrimento tipica dell’attore sociale nella postmodernità e la fruizione di narrazioni cinematografiche, ipotizzando un ruolo cruciale del cinema - in quanto importante fattore di resilienza - nella ricomposizione del tessuto socio-biografico lacerato dalle criticità insite in quest’epoca così complessa e controversa. La postmodernità si contraddistingue infatti come un’epoca che presenta elevati fattori di rischio a livello ambientale, sociale, individuale. L’individuo sperimenta molto frequentemente lacerazioni traumatiche e crisi ed è costretto a vivere se stesso sempre più come compito, impegnato in una continua opera di ridefinizione di sé entro il tessuto sociale e culturale entro il quale vive e si muove. Superare una crisi implica però lo sviluppo di capacità di resilienza: tali capacità, in realtà innate nell’individuo, se opportunamente sollecitate e sviluppate, possono consentirgli di ricomporre le fratture del proprio vissuto, ricostruendo se stesso e la propria vita. Nel costruirsi persona, l’individuo utilizza, in modo consapevole o inconsapevole, ciò che sa della propria reale identità e ciò che fantastica come propria identità possibile. In tale processo, un ruolo cruciale è svolto dalle narrazioni cinematografiche, che possono essere considerate, a buon diritto, matrici di identità. Il cinema ha infatti una valenza modellizzante: offre temi di grande rilevanza identificativa, modelli di comportamento ed è fondamentale nella definizione dei fenomeni di costruzione e rappresentazione delle identità personali e sociali. Il mito del Demiurgo ben si presta a sottolineare la capacità creatrice e (ri)generatrice del cinema e la sua natura di arte alchemica, che consente di dare alla luce se stessi, figurandosi come via dell'individuazione che conduce all’attuazione del proprio Sé. Sulla base di tali premesse, il lavoro di ricerca si è focalizzato sull’esplorazione in profondità dell’esperienza di fruizione cinematografica di spettatori/fruitori non sporadici di cinema, con l’obiettivo di comprendere se il cinema possa effettivamente concorrere a sviluppare le capacità di resilienza innate in ogni individuo, promuovendo cambiamenti positivi nei soggetti. Si è inteso dunque rilevare e approfondire la natura del legame tra cinema e resilienza, cercando di disvelare le modalità in cui il cinema riesca a sollecitare l’attivazione di differenti percorsi di resilienza, configurandosi come importante fattore di resilienza. Nell’ indagare la personale esperienza di fruizione cinematografica dei soggetti, si è scelto di utilizzare, quale strumento di indagine, per le sue peculiarità, l’intervista focalizzata. Questo particolare tipo di intervista qualitativa ci ha permesso di ottenere una notevole ricchezza di informazioni in merito all’esperienza squisitamente soggettiva di ogni intervistato e alla sua sfera intima. L’ accesso a quella preziosa fonte di informazioni che è costituita dal mondo emozionale degli intervistati ci ha dato modo di ricostruire sia i loro percorsi di fruizione cinematografica sia la loro risposta emotiva e cognitiva alla visione dei film sottoposti alla loro attenzione, consentendoci di elaborare, nella fase conclusiva del nostro lavoro di ricerca, una tipologia in grado di illustrare le principali declinazioni della relazione esistente tra l’esperienza di fruizione cinematografica e l’attivazione dei percorsi di resilienza.

Perdersi per ritrovarsi. Smarrimento identitario e funzione demiurgica del Cinema all'origine della creazione di un nuovo Sé / Fazio, Letizia. - (2016 Jun 16).

Perdersi per ritrovarsi. Smarrimento identitario e funzione demiurgica del Cinema all'origine della creazione di un nuovo Sé

FAZIO, LETIZIA
16/06/2016

Abstract

Questo lavoro, che si innesta nel filone della ricerca qualitativa, si incentra sulle dinamiche identitarie nella postmodernità. Più specificamente, si è scelto di indagare il punto di intersezione tra la condizione di smarrimento tipica dell’attore sociale nella postmodernità e la fruizione di narrazioni cinematografiche, ipotizzando un ruolo cruciale del cinema - in quanto importante fattore di resilienza - nella ricomposizione del tessuto socio-biografico lacerato dalle criticità insite in quest’epoca così complessa e controversa. La postmodernità si contraddistingue infatti come un’epoca che presenta elevati fattori di rischio a livello ambientale, sociale, individuale. L’individuo sperimenta molto frequentemente lacerazioni traumatiche e crisi ed è costretto a vivere se stesso sempre più come compito, impegnato in una continua opera di ridefinizione di sé entro il tessuto sociale e culturale entro il quale vive e si muove. Superare una crisi implica però lo sviluppo di capacità di resilienza: tali capacità, in realtà innate nell’individuo, se opportunamente sollecitate e sviluppate, possono consentirgli di ricomporre le fratture del proprio vissuto, ricostruendo se stesso e la propria vita. Nel costruirsi persona, l’individuo utilizza, in modo consapevole o inconsapevole, ciò che sa della propria reale identità e ciò che fantastica come propria identità possibile. In tale processo, un ruolo cruciale è svolto dalle narrazioni cinematografiche, che possono essere considerate, a buon diritto, matrici di identità. Il cinema ha infatti una valenza modellizzante: offre temi di grande rilevanza identificativa, modelli di comportamento ed è fondamentale nella definizione dei fenomeni di costruzione e rappresentazione delle identità personali e sociali. Il mito del Demiurgo ben si presta a sottolineare la capacità creatrice e (ri)generatrice del cinema e la sua natura di arte alchemica, che consente di dare alla luce se stessi, figurandosi come via dell'individuazione che conduce all’attuazione del proprio Sé. Sulla base di tali premesse, il lavoro di ricerca si è focalizzato sull’esplorazione in profondità dell’esperienza di fruizione cinematografica di spettatori/fruitori non sporadici di cinema, con l’obiettivo di comprendere se il cinema possa effettivamente concorrere a sviluppare le capacità di resilienza innate in ogni individuo, promuovendo cambiamenti positivi nei soggetti. Si è inteso dunque rilevare e approfondire la natura del legame tra cinema e resilienza, cercando di disvelare le modalità in cui il cinema riesca a sollecitare l’attivazione di differenti percorsi di resilienza, configurandosi come importante fattore di resilienza. Nell’ indagare la personale esperienza di fruizione cinematografica dei soggetti, si è scelto di utilizzare, quale strumento di indagine, per le sue peculiarità, l’intervista focalizzata. Questo particolare tipo di intervista qualitativa ci ha permesso di ottenere una notevole ricchezza di informazioni in merito all’esperienza squisitamente soggettiva di ogni intervistato e alla sua sfera intima. L’ accesso a quella preziosa fonte di informazioni che è costituita dal mondo emozionale degli intervistati ci ha dato modo di ricostruire sia i loro percorsi di fruizione cinematografica sia la loro risposta emotiva e cognitiva alla visione dei film sottoposti alla loro attenzione, consentendoci di elaborare, nella fase conclusiva del nostro lavoro di ricerca, una tipologia in grado di illustrare le principali declinazioni della relazione esistente tra l’esperienza di fruizione cinematografica e l’attivazione dei percorsi di resilienza.
16-giu-2016
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Tesi dottorato Fazio

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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/978099
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