In Italia, il basso Medioevo è contraddistinto da una conflittualità costante e trasversale: la mobilità sociale che caratterizza il periodo di iniziale costituzione e sviluppo dell'istituzione comunale genera dinamiche di rivalità tra ceti emergenti ansiosi di accaparrarsi o preservare i propri privilegi. Gli attriti sociali si sommano agli aspri contrasti politici tra fazioni, tumulti intestini che si innestano nell'àmbito delle guerre tra comuni concorrenti per la supremazia e l'espansione territoriale. In questo clima di profonda tensione, l'impiego della retorica ciceroniana nelle diatribe politiche costituisce un'arma efficace nella negoziazione diplomatica dei fragili equilibri tra le forze in gioco per la conquista del potere. Scopo del mio intervento sarà indagare le modalità con cui le dottrine codificate nei trattati di Cicerone (in primis nel De inventione) siano state impiegate nella comunicazione politica duecentesca ai fini della gestione pacifica dei conflitti. Inoltre, si osserverà come il clima di conflittualità collettiva si riverberi inevitabilmente sull'individuo, che cerca risposta ai suoi dissidi interiori in trattati edificanti che mostrino la strada verso la conquista dell'equilibrio interiore e interpersonale, come il De doctrina loquendi et tacendi del causidico Albertano da Brescia. Si intende esaminare, a tal proposito, il rapporto che intercorre tra l'opera albertaniana e la laude 77 di Iacopone da Todi, Omo che pò la sua lengua domare.
Retoriche del conflitto: Albertano da Brescia e Iacopone da Todi / Gualdo, Irene; Gennaro, Tommaso. - STAMPA. - 1:(2017), pp. 99-110. (Intervento presentato al convegno Conflitti tenutosi a Roma (Università di Tor Vergata)).
Retoriche del conflitto: Albertano da Brescia e Iacopone da Todi
GUALDO, IRENE;GENNARO, TOMMASO
2017
Abstract
In Italia, il basso Medioevo è contraddistinto da una conflittualità costante e trasversale: la mobilità sociale che caratterizza il periodo di iniziale costituzione e sviluppo dell'istituzione comunale genera dinamiche di rivalità tra ceti emergenti ansiosi di accaparrarsi o preservare i propri privilegi. Gli attriti sociali si sommano agli aspri contrasti politici tra fazioni, tumulti intestini che si innestano nell'àmbito delle guerre tra comuni concorrenti per la supremazia e l'espansione territoriale. In questo clima di profonda tensione, l'impiego della retorica ciceroniana nelle diatribe politiche costituisce un'arma efficace nella negoziazione diplomatica dei fragili equilibri tra le forze in gioco per la conquista del potere. Scopo del mio intervento sarà indagare le modalità con cui le dottrine codificate nei trattati di Cicerone (in primis nel De inventione) siano state impiegate nella comunicazione politica duecentesca ai fini della gestione pacifica dei conflitti. Inoltre, si osserverà come il clima di conflittualità collettiva si riverberi inevitabilmente sull'individuo, che cerca risposta ai suoi dissidi interiori in trattati edificanti che mostrino la strada verso la conquista dell'equilibrio interiore e interpersonale, come il De doctrina loquendi et tacendi del causidico Albertano da Brescia. Si intende esaminare, a tal proposito, il rapporto che intercorre tra l'opera albertaniana e la laude 77 di Iacopone da Todi, Omo che pò la sua lengua domare.File | Dimensione | Formato | |
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