L’intervento si propone – attraverso riflessioni di tipo teorico e parallelamente di analisi testuale - di delineare la figura della donna all’interno dei romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959) di Pier Paolo Pasolini, di ricostruire le tipologie femminili in essi presenti e di riflettere perciò su quanto l’immagine delle ragazze e delle madri appaia totalmente priva di introspezione psicologica - tanto cara invece all’autore all’interno delle riflessioni teoriche (si pensi alla sua produzione saggistica) – per lasciar spazio invece alla tragica rappresentazione dei loro corpi. Ecco perciò che in quest’ottica la dicotomia tra maschile e femminile appare evidente: le donne, oltre ad assumere un ruolo secondario nelle vicende, diventano infatti con i loro corpi un mero strumento di esercizio del potere, dominate e sottomesse fisicamente e psicologicamente dal genere maschile (mariti, protettori e figli): Come il Cagone, verso i tredici quattordici anni, venne a sapere che sua madre era una scaja, aspettò d’essere un po’ più grosso: e due tre anni dopo si presentò da lei, la agguantò per la gola e le fece: «Mo’ tu me dai cinque piotte ar giorno, sinnò t’ammazzo.» Lei spaventata gliele promise, perché il Cagone non scherzava per niente: così di nascosto dal pappone, passava al figlio quindici sacchi ogni mese.
Il corpo tragico delle donne nei romanzi di Pier Paolo Pasolini / Spaziani, Cecilia. - In: BETWEEN. - ISSN 2039-6597. - ELETTRONICO. - (In corso di stampa).
Il corpo tragico delle donne nei romanzi di Pier Paolo Pasolini
SPAZIANI, CECILIA
In corso di stampa
Abstract
L’intervento si propone – attraverso riflessioni di tipo teorico e parallelamente di analisi testuale - di delineare la figura della donna all’interno dei romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959) di Pier Paolo Pasolini, di ricostruire le tipologie femminili in essi presenti e di riflettere perciò su quanto l’immagine delle ragazze e delle madri appaia totalmente priva di introspezione psicologica - tanto cara invece all’autore all’interno delle riflessioni teoriche (si pensi alla sua produzione saggistica) – per lasciar spazio invece alla tragica rappresentazione dei loro corpi. Ecco perciò che in quest’ottica la dicotomia tra maschile e femminile appare evidente: le donne, oltre ad assumere un ruolo secondario nelle vicende, diventano infatti con i loro corpi un mero strumento di esercizio del potere, dominate e sottomesse fisicamente e psicologicamente dal genere maschile (mariti, protettori e figli): Come il Cagone, verso i tredici quattordici anni, venne a sapere che sua madre era una scaja, aspettò d’essere un po’ più grosso: e due tre anni dopo si presentò da lei, la agguantò per la gola e le fece: «Mo’ tu me dai cinque piotte ar giorno, sinnò t’ammazzo.» Lei spaventata gliele promise, perché il Cagone non scherzava per niente: così di nascosto dal pappone, passava al figlio quindici sacchi ogni mese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.