Ultimamente il dibattito sulle nuove misure di benessere ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al forte battage fatto dai media. Tale dibattito, spesso accompagnato dal ricordo delle parole di Robert Kennedy (discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University), è stato sollecitato anche grazie a prestigiose iniziative, come quella della commissione istituita nel 2008 dal Presidente francese Sarkozy e ormai nota attraverso i nomi di coloro che l’hanno presieduta (Stiglitz, Sen e Fitoussi. Quello che non si dice mai è che moltissimi ricercatori in tutto il mondo stanno lavorando da decenni sul tema della definizione e della misurazione del benessere e che ciò che viene ribadito dalle ultime iniziative non può essere considerato, in molti dei suoi aspetti, originale (Maggino e Ruviglioni, 2010). Inoltre, il dibattito è stato banalizzato in quanto ridotto alla semplice questione “quale indicatore dovrebbe sostituire il PIL?” In realtà la definizione di buona società, e conseguentemente la sua osservazione e il suo monitoraggio, deve fare i conti con la complessità della realtà, da una parte, e, dall’altra, con il limite imposto dalla sua finitezza. La presentazione riguarderà: 1. i tentativi di classificazione dei diversi concetti di buona società che possono essere distinti rispetto (a) alle strutture di valori di riferimento, (b) alle prospettive di osservazione utilizzati, (c) ai punti di osservazione adottati. L’obiettivo è quello di arrivare ad una definizione comprensiva, rispettando la complessità. 2. la necessità di giungere ad una definizione comprensiva che richiede un'osservazione della realtà articolata e strutturata, coerentemente complessa. Una tale definizione si basa sull’individuazione dei livelli di osservazione (il livello individuale, il livello comunitario, la relazione tra i due livelli precedenti, l’ambiente e il futuro), intersecati da una dimensione trasversale rappresentata dal limite e per i quali è necessario definire le modalità di osservazione (dimensione temporale e territoriale) 3. le modalità di passaggio dalla osservazione alla policy, attraverso la definizione delle finalità (aim) che si esprimono attraverso obiettivi generali e concettuali (goal), obiettivi operativi (objective), e attività (action). 4. l’importanza di • proporre obiettivi seri e condivisi (nella visione detta well-being for all) dando più spazio al dibattito filosofico e politico in una forma comprensibile per tutti • individuare, per ciascuno degli obiettivi, gli elementi osservabili che consentano di verificarne il processo e il raggiungimento (indicatori). La definizione e il monitoraggio del benessere di una società devono fondarsi su un terreno costituito da un solido sistema democratico, un trasparente sistema di comunicazione, una solida educazione alla cittadinanza attiva, un autorevole sistema di produzione delle statistiche, in altre parole, sulla difesa dei beni comuni. In sintesi, per poter misurare e monitorare il benessere di un Paese è necessario un approccio complesso. Conseguentemente, la complessità richiede molti indicatori concepiti e organizzati in una struttura concettuale coerente. Tale sistema fornisce tutti gli strumenti conoscitivi per poter prendere in maniera più consapevole le decisioni, che in ogni caso spettano alla policy.
The good society defining and measuring wellbeing between complexity and limit / Maggino, Filomena. - ELETTRONICO. - (2011), pp. 1-1. (Intervento presentato al convegno workshop "Benessere, sostenibilità e qualità della vita: misura, analisi, valutazione, interpretazione" tenutosi a Venezia nel 24 Giugno 2011).
The good society defining and measuring wellbeing between complexity and limit
MAGGINO, FILOMENA
2011
Abstract
Ultimamente il dibattito sulle nuove misure di benessere ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al forte battage fatto dai media. Tale dibattito, spesso accompagnato dal ricordo delle parole di Robert Kennedy (discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University), è stato sollecitato anche grazie a prestigiose iniziative, come quella della commissione istituita nel 2008 dal Presidente francese Sarkozy e ormai nota attraverso i nomi di coloro che l’hanno presieduta (Stiglitz, Sen e Fitoussi. Quello che non si dice mai è che moltissimi ricercatori in tutto il mondo stanno lavorando da decenni sul tema della definizione e della misurazione del benessere e che ciò che viene ribadito dalle ultime iniziative non può essere considerato, in molti dei suoi aspetti, originale (Maggino e Ruviglioni, 2010). Inoltre, il dibattito è stato banalizzato in quanto ridotto alla semplice questione “quale indicatore dovrebbe sostituire il PIL?” In realtà la definizione di buona società, e conseguentemente la sua osservazione e il suo monitoraggio, deve fare i conti con la complessità della realtà, da una parte, e, dall’altra, con il limite imposto dalla sua finitezza. La presentazione riguarderà: 1. i tentativi di classificazione dei diversi concetti di buona società che possono essere distinti rispetto (a) alle strutture di valori di riferimento, (b) alle prospettive di osservazione utilizzati, (c) ai punti di osservazione adottati. L’obiettivo è quello di arrivare ad una definizione comprensiva, rispettando la complessità. 2. la necessità di giungere ad una definizione comprensiva che richiede un'osservazione della realtà articolata e strutturata, coerentemente complessa. Una tale definizione si basa sull’individuazione dei livelli di osservazione (il livello individuale, il livello comunitario, la relazione tra i due livelli precedenti, l’ambiente e il futuro), intersecati da una dimensione trasversale rappresentata dal limite e per i quali è necessario definire le modalità di osservazione (dimensione temporale e territoriale) 3. le modalità di passaggio dalla osservazione alla policy, attraverso la definizione delle finalità (aim) che si esprimono attraverso obiettivi generali e concettuali (goal), obiettivi operativi (objective), e attività (action). 4. l’importanza di • proporre obiettivi seri e condivisi (nella visione detta well-being for all) dando più spazio al dibattito filosofico e politico in una forma comprensibile per tutti • individuare, per ciascuno degli obiettivi, gli elementi osservabili che consentano di verificarne il processo e il raggiungimento (indicatori). La definizione e il monitoraggio del benessere di una società devono fondarsi su un terreno costituito da un solido sistema democratico, un trasparente sistema di comunicazione, una solida educazione alla cittadinanza attiva, un autorevole sistema di produzione delle statistiche, in altre parole, sulla difesa dei beni comuni. In sintesi, per poter misurare e monitorare il benessere di un Paese è necessario un approccio complesso. Conseguentemente, la complessità richiede molti indicatori concepiti e organizzati in una struttura concettuale coerente. Tale sistema fornisce tutti gli strumenti conoscitivi per poter prendere in maniera più consapevole le decisioni, che in ogni caso spettano alla policy.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.