L’archeologia invisibile è fatta di siti indagati e completamente re-interrati, spesso in mezzo ai grandi contenitori o alle infrastrutture del territorio contemporaneo. I paesaggi dell’archeologia invisibile nascono da campagne di scavo a carattere estensivo – soprattutto a seguito di rilevanti trasformazioni territoriali – e dalla mancanza di modelli di tutela adeguati alla natura dei ritrovamenti. Il caso del distretto Portuense, ed in particolare dell’area della Nuova Fiera di Roma, ha rappresentato un’occasione per riflettere sul possibile ruolo dell’archeologia nei territori dell’urbanizzazione diffusa, rinnovando il rapporto tra ricerca, tutela e valorizzazione. Non è facile comunicare il possibile senso culturale di ritrovamenti che spesso non hanno un carattere monumentale e che generalmente sono difficili da comprendere rispetto al loro funzionamento antico. Attraverso un rinnovato e paziente dialogo tra archeologia, architettura e paesaggio, il progetto di valorizzazione tende alla narrazione storica, muovendo da sequenze evolutive ritenute particolarmente significative, capaci cioè di rendere comprensibile un territorio difficile, grazie all’evidenziazione di siti archeologici differenti, scavati e re-interrati. Le aree archeologiche sono immaginate come veri e propri “condensatori paesistici”. L’interpretazione progettuale degli eterogenei spazi aperti connessi alla via Portuense delinea un “paesaggio archeologico contemporaneo”, capace di favorire la convivenza e il dialogo tra sistemi tra loro conflittuali. La valorizzazione di siti archeologici di grande interesse, come quelli dell’Ager Portuensis, diventa cioè il filo conduttore per il miglioramento delle prestazioni funzionali di infrastrutture, ambienti e insediamenti attuali. La riflessione contenuta in questo libro è maturata attraverso un tempo piuttosto lungo ed è l’esito di un confronto tra punti di vista disciplinari appartenenti ai variegati mondi dell’archeologia, dell’architettura e della progettazione del paesaggio, ma anche della topografia antica, della geoarcheologia, dell’urbanistica e dell’ecologia. Il volume, firmato da Lucina Caravaggi, docente di Architettura del Paesaggio del DiAP – Sapienza Università di Roma, e Cinzia Morelli, direttrice dell’area archeologica di Ostia - Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma, mette in scena una conversazione a più voci nella quale, alle due interpreti principali, si uniscono, in un dialogo continuo che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, Antonia Arnoldus-Huyzendveld, Cristina Imbroglini, Andrea Carbonara, Alessandra Delle Sedie e Anna Lei.
Paesaggi dell'archeologia invisibile. Presentazione del libro / Lei, Anna. - (2015). (Intervento presentato al convegno Paesaggi dell’archeologia invisibile, presentazione del libro tenutosi a Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano. Viale E. De Nicola, 78 Roma nel 30 gennaio 2015).
Paesaggi dell'archeologia invisibile. Presentazione del libro
LEI, ANNA
2015
Abstract
L’archeologia invisibile è fatta di siti indagati e completamente re-interrati, spesso in mezzo ai grandi contenitori o alle infrastrutture del territorio contemporaneo. I paesaggi dell’archeologia invisibile nascono da campagne di scavo a carattere estensivo – soprattutto a seguito di rilevanti trasformazioni territoriali – e dalla mancanza di modelli di tutela adeguati alla natura dei ritrovamenti. Il caso del distretto Portuense, ed in particolare dell’area della Nuova Fiera di Roma, ha rappresentato un’occasione per riflettere sul possibile ruolo dell’archeologia nei territori dell’urbanizzazione diffusa, rinnovando il rapporto tra ricerca, tutela e valorizzazione. Non è facile comunicare il possibile senso culturale di ritrovamenti che spesso non hanno un carattere monumentale e che generalmente sono difficili da comprendere rispetto al loro funzionamento antico. Attraverso un rinnovato e paziente dialogo tra archeologia, architettura e paesaggio, il progetto di valorizzazione tende alla narrazione storica, muovendo da sequenze evolutive ritenute particolarmente significative, capaci cioè di rendere comprensibile un territorio difficile, grazie all’evidenziazione di siti archeologici differenti, scavati e re-interrati. Le aree archeologiche sono immaginate come veri e propri “condensatori paesistici”. L’interpretazione progettuale degli eterogenei spazi aperti connessi alla via Portuense delinea un “paesaggio archeologico contemporaneo”, capace di favorire la convivenza e il dialogo tra sistemi tra loro conflittuali. La valorizzazione di siti archeologici di grande interesse, come quelli dell’Ager Portuensis, diventa cioè il filo conduttore per il miglioramento delle prestazioni funzionali di infrastrutture, ambienti e insediamenti attuali. La riflessione contenuta in questo libro è maturata attraverso un tempo piuttosto lungo ed è l’esito di un confronto tra punti di vista disciplinari appartenenti ai variegati mondi dell’archeologia, dell’architettura e della progettazione del paesaggio, ma anche della topografia antica, della geoarcheologia, dell’urbanistica e dell’ecologia. Il volume, firmato da Lucina Caravaggi, docente di Architettura del Paesaggio del DiAP – Sapienza Università di Roma, e Cinzia Morelli, direttrice dell’area archeologica di Ostia - Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma, mette in scena una conversazione a più voci nella quale, alle due interpreti principali, si uniscono, in un dialogo continuo che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, Antonia Arnoldus-Huyzendveld, Cristina Imbroglini, Andrea Carbonara, Alessandra Delle Sedie e Anna Lei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.