Muoversi in un ambiente è una tra le più complesse abilità cognitive e comprende l'apporto di diverse funzioni tra cui la memoria, l'attenzione, la percezione e la capacità decisionale. Wayfinding - che letteralmente vuol dire 'trovare la strada' - indica un insieme di processi percettivi, cognitivi e comportamentali che coinvolgono l'utente nel raggiungimento di una "meta". Durante questi processi si mettono in atto attività come "cercare", "decidere" e di conseguenza "muoversi": creare "mappe cognitive" ed elaborare informazioni per decodificare l'ambiente circostante, definire un piano decisionale di azioni da compiere e metterle in atto. L'ambito di ricerca e sperimentazione in cui si colloca il wayfinding riguarda la progettazione dello spazio, di soluzioni tecniche e artefatti e non include solo i sistemi comunicativi, ma riguarda anche la configurazione spaziale e la caratterizzazione materica [3]. L'orientamento non è determinato solamente dalla capacità di recepire le istruzioni esplicite derivanti dalla segnaletica, ma, in maniera più completa, dalla facilità di reagire agli stimoli sensoriali, alle sollecitazioni provenienti da materiali e colori, all'accoglienza e all'affordance di un ambiente. Tali stimoli assumono particolare rilevanza nei luoghi in cui l'attenzione degli utenti è volta ad altro. Una simile condizione accade all'interno di un museo: i visitatori, attratti dalle opere d'arte, spesso perdono la cognizione spaziale con conseguenti difficoltà di movimentazione, incidendo negativamente sui flussi interni e sulle condizioni di affollamento. Le grandi strutture museali pongono significative difficoltà di orientamento anche in ragione della stretta relazione tra le attività direttamente connesse alla destinazione d'uso della struttura (fruizione del contenuto espositivo) e una sempre più articolata gamma di servizi di supporto (punti ristoro, sale convegni, ecc.). Per affrontare questi problemi è necessario mettere a punto una strategia di wayfinding partendo dalla conoscenza degli aspetti comportamentali e cognitivi legati alla percezione di uno spazio, dall'individuazione dei sensi utilizzati e dall'applicazione dei principi del Design for All, per delineare soluzioni efficaci in funzione dell'utenza, con il contributo di alcune linee innovative di materiali.
La cura dei musei ipertrofici attraverso il wayfinding. Strategie d'intervento e soluzioni tecnologici / Villani, Teresa. - ELETTRONICO. - 1:(2016), pp. 45-55. (Intervento presentato al convegno Hypertrophic tourism, turismo ipertrofico tenutosi a Venezia, Italy nel novembre, 2016).
La cura dei musei ipertrofici attraverso il wayfinding. Strategie d'intervento e soluzioni tecnologici
VILLANI, TERESA
2016
Abstract
Muoversi in un ambiente è una tra le più complesse abilità cognitive e comprende l'apporto di diverse funzioni tra cui la memoria, l'attenzione, la percezione e la capacità decisionale. Wayfinding - che letteralmente vuol dire 'trovare la strada' - indica un insieme di processi percettivi, cognitivi e comportamentali che coinvolgono l'utente nel raggiungimento di una "meta". Durante questi processi si mettono in atto attività come "cercare", "decidere" e di conseguenza "muoversi": creare "mappe cognitive" ed elaborare informazioni per decodificare l'ambiente circostante, definire un piano decisionale di azioni da compiere e metterle in atto. L'ambito di ricerca e sperimentazione in cui si colloca il wayfinding riguarda la progettazione dello spazio, di soluzioni tecniche e artefatti e non include solo i sistemi comunicativi, ma riguarda anche la configurazione spaziale e la caratterizzazione materica [3]. L'orientamento non è determinato solamente dalla capacità di recepire le istruzioni esplicite derivanti dalla segnaletica, ma, in maniera più completa, dalla facilità di reagire agli stimoli sensoriali, alle sollecitazioni provenienti da materiali e colori, all'accoglienza e all'affordance di un ambiente. Tali stimoli assumono particolare rilevanza nei luoghi in cui l'attenzione degli utenti è volta ad altro. Una simile condizione accade all'interno di un museo: i visitatori, attratti dalle opere d'arte, spesso perdono la cognizione spaziale con conseguenti difficoltà di movimentazione, incidendo negativamente sui flussi interni e sulle condizioni di affollamento. Le grandi strutture museali pongono significative difficoltà di orientamento anche in ragione della stretta relazione tra le attività direttamente connesse alla destinazione d'uso della struttura (fruizione del contenuto espositivo) e una sempre più articolata gamma di servizi di supporto (punti ristoro, sale convegni, ecc.). Per affrontare questi problemi è necessario mettere a punto una strategia di wayfinding partendo dalla conoscenza degli aspetti comportamentali e cognitivi legati alla percezione di uno spazio, dall'individuazione dei sensi utilizzati e dall'applicazione dei principi del Design for All, per delineare soluzioni efficaci in funzione dell'utenza, con il contributo di alcune linee innovative di materiali.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Villani_La cura_2016.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
5.57 MB
Formato
Adobe PDF
|
5.57 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.