La tesi analizza come la cultura, le strumentazioni e le sperimentazioni attuali del progetto del giardino urbano possano costituire una valida strategia per il progetto dello spazio pubblico. Queste possono rappresentare uno strumento per l’habitat di oggi, caratterizzato da dimensioni sempre più estese da un lato e da processi di contrazione dall’altro. È oramai pensiero condiviso che uno dei possibili paradigmi attraverso il quale poter ripensare la metropoli contemporanea venga attuato attraverso il progetto di paesaggio. Ad esso la cultura urbana sembrerebbe assegnare il compito di ricomporre i brani di città giustapposti e dispersi ereditati da lunghi anni di urbanistica per parti e deregulation, e che hanno connotato in maniera evidente l’habitat contemporaneo, la cui forma non è più totalmente urbana o agricola o naturale ma si caratterizza per diversi gradi di ibridazione. Lo spazio aperto diventa superficie all’interno della quale operare nuove strategie e progettualità al fine di ripristinare relazioni con i territori, lembi di natura, spazi inutilizzati e di scarto. Lo spazio aperto potrebbe ancora assumere il ruolo di indurre socialità e di ricreare condizioni di prossimità necessari all’attivazione dello spazio pubblico, prossimità che se è intrinsecamente connessa alla città compatta lo stesso non si può affermare per la metropoli contemporanea. Gli ambiti di indagine della tesi si identificano come spazi di risulta di una città in crisi, chiamata a confrontarsi con la dimensione della dialettica espansione-contrazione, e di cui si analizzano le modalità attraverso le quali innescare processi di riconoscimento al loro interno. Spazi che rendono possibili nuovi processi sociali e capaci di introiettare al loro interno riflessioni sulla componente naturale, intesa come unità di valori socio-ecologici che possono trovare nei contesti urbani nuovi ambiti di interazione. Lo spazio pubblico così inteso si confronta dialetticamente con la cultura del giardino, storicamente spazio di riflessione del rapporto uomo-natura e capace oggi di contribuire a sostituire una visione della natura quantitativa, che è ancora imperante, con una che riesce a coglierne le implicazioni simboliche. Sfondo/tema è il tempo, il tempo che diventa temporalità in contesti urbani di attesa, attesa di grandi progetti, attesa di nuove edificazioni, attesa di superamenti di crisi. Ma il tempo è anche quello della stratificazione che carica di senso il luogo, di accumulo di narrazioni sul suolo e che dà la possibilità al progetto di trovare in esso materiale progettuale. L’instabilità è quella dei contesti di attesa, ma è anche carattere insito in un concetto di spazio che ingloba anche elementi aleatori. Flussi, comportamenti ed usi dei fruitori diventano componenti centrali all’interno di spazi dal forte carattere relazionale.
Giardini come spazio pubblico del nuovo paesaggio urbano, permanenze e configurazioni instabili / Capalbo, Cinzia. - (2017 Feb 27).
Giardini come spazio pubblico del nuovo paesaggio urbano, permanenze e configurazioni instabili
CAPALBO, CINZIA
27/02/2017
Abstract
La tesi analizza come la cultura, le strumentazioni e le sperimentazioni attuali del progetto del giardino urbano possano costituire una valida strategia per il progetto dello spazio pubblico. Queste possono rappresentare uno strumento per l’habitat di oggi, caratterizzato da dimensioni sempre più estese da un lato e da processi di contrazione dall’altro. È oramai pensiero condiviso che uno dei possibili paradigmi attraverso il quale poter ripensare la metropoli contemporanea venga attuato attraverso il progetto di paesaggio. Ad esso la cultura urbana sembrerebbe assegnare il compito di ricomporre i brani di città giustapposti e dispersi ereditati da lunghi anni di urbanistica per parti e deregulation, e che hanno connotato in maniera evidente l’habitat contemporaneo, la cui forma non è più totalmente urbana o agricola o naturale ma si caratterizza per diversi gradi di ibridazione. Lo spazio aperto diventa superficie all’interno della quale operare nuove strategie e progettualità al fine di ripristinare relazioni con i territori, lembi di natura, spazi inutilizzati e di scarto. Lo spazio aperto potrebbe ancora assumere il ruolo di indurre socialità e di ricreare condizioni di prossimità necessari all’attivazione dello spazio pubblico, prossimità che se è intrinsecamente connessa alla città compatta lo stesso non si può affermare per la metropoli contemporanea. Gli ambiti di indagine della tesi si identificano come spazi di risulta di una città in crisi, chiamata a confrontarsi con la dimensione della dialettica espansione-contrazione, e di cui si analizzano le modalità attraverso le quali innescare processi di riconoscimento al loro interno. Spazi che rendono possibili nuovi processi sociali e capaci di introiettare al loro interno riflessioni sulla componente naturale, intesa come unità di valori socio-ecologici che possono trovare nei contesti urbani nuovi ambiti di interazione. Lo spazio pubblico così inteso si confronta dialetticamente con la cultura del giardino, storicamente spazio di riflessione del rapporto uomo-natura e capace oggi di contribuire a sostituire una visione della natura quantitativa, che è ancora imperante, con una che riesce a coglierne le implicazioni simboliche. Sfondo/tema è il tempo, il tempo che diventa temporalità in contesti urbani di attesa, attesa di grandi progetti, attesa di nuove edificazioni, attesa di superamenti di crisi. Ma il tempo è anche quello della stratificazione che carica di senso il luogo, di accumulo di narrazioni sul suolo e che dà la possibilità al progetto di trovare in esso materiale progettuale. L’instabilità è quella dei contesti di attesa, ma è anche carattere insito in un concetto di spazio che ingloba anche elementi aleatori. Flussi, comportamenti ed usi dei fruitori diventano componenti centrali all’interno di spazi dal forte carattere relazionale.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi dottorato Capalbo
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