Il paesaggio costiero è caratterizzato da una morfologia estremamente mutevole nel tempo ed è il risultato dell’azione combinata di processi fluviali, marini, eolici e antropici. Le aree costiere sono state da sempre considerate dall’uomo di particolare interesse, in quanto qui ha trovato le condizioni favorevoli per il proprio sviluppo sociale ed economico. Ciò ha portato spesso ad una eccessiva pressione sui paesaggi costieri, con gravi conseguenze sul territorio (Nordstrom, 2000; Komar, 2011). Negli ultimi decenni le zone costiere italiane hanno subito una intensificazione dei fenomeni erosivi, con un conseguente arretramento della linea di riva. Ciò ha reso necessari urgenti e costosi interventi di difesa, al fine di proteggere la costa. In particolar modo, le spiagge della Regione Calabria hanno registrato un cospicuo e diffuso fenomeno di erosione a partire dalla seconda metà del XX secolo. Una delle spiagge calabresi maggiormente colpite è stata quella sita nel comune di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, dove si è registrato un picco erosivo negli anni ‘70/’80 (Bellotti et al., 2009), preceduto da un periodo di relativa stabilità, dal 1873 al 1955. Molte sono state le opere di difesa realizzate lungo tutto il litorale, ma tali opere sono state spesso danneggiate dalle violente mareggiate invernali, rendendo necessaria la riprogettazione e il ripristino delle scogliere. Alla base dei processi erosivi si annoverano cause naturali come la diminuzione delle precipitazioni (D'Alessandro et al., 2002; Bramati et al., 2014), ma anche cause antropiche come la costruzione di porti e moli, di dighe sui fiumi nonché l’estrazione di inerti dagli alvei fluviali con ovvie ripercussioni sul bilancio sedimentario delle spiagge (Tarragoni et al., 2011; Tarragoni et al., 2014; Tarragoni et al., 2015a; Tarragoni et al., 2015b). Altro elemento climatico responsabile della morfoevoluzione delle spiagge è il vento: una variazione nell’intensità e nel regime del vento può comportare un mutamento nell’idrodinamica della zona, tanto da aumentare la vulnerabilità delle spiagge e l’inefficacia delle opere di difesa (De Winter et al., 2013; Weisse et al., 2012; Matulla et al. 2012). Secondo studi effettuati il clima ha subito alcuni mutamenti dovuti a cause su scala globale come il Global Warming (Wang et al. 2006). Ciò ha comportato durante il XX secolo un aumento del livello del mare di 0,15-0,20 metri e un intensificarsi dei cicloni tropicali ed extra-tropicali (Komar, 2011). Il fenomeno del Global Warming, nel bacino del Mediterraneo, ha comportato una deviazione delle perturbazioni cicloniche verso l’Europa Centrale e una diminuzione degli eventi estremi nel bacino del Mediterraneo (Wang et al.,2006; Beniston et al.,2007; Giorgi & Lionello,2008; Lionello et al.,2008). Il Mediterraneo centrale non è però nuovo al fenomeno dell’aumento della ventosità, riscontrato già a partire dalla metà degli anni ’70 sino al 1996, in correlazione con l’aumento delle temperature (Pirazzoli et al.,2003; Pirazzoli & Tomasin, 2009), un fatto che ha trovato anche riscontro nel decennio successivo, secondo quanto riportato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC,2007), sia pure con delle controtendenze locali. Di primaria importanza, per la gestione e difesa della costa, è la conoscenza dettagliata del clima meteomarino che, da quanto sopra esposto, tende a cambiare. Per poter effettuare uno studio sulla possibile evoluzione del clima è necessario avere una consistente serie di dati, che nel caso del moto ondoso risultano limitati e lacunosi. In assenza di dati ondametrici di lungo periodo, si è dunque fatto ricorso a dati anemometrici relativi agli ultimi 50 anni. Ciò ha consentito di valutare, in modo indiretto, i cambiamenti dello “stato del mare” e conseguentemente le variazioni nell’idrodinamica costiera. Preliminarmente sono stati effettuati multipli e rigorosi test statistici che hanno consentito di omogeneizzare i dati anemometrici e di validare l’ipotesi iniziale di una variazione nel regime anemometrico. L’innovatività di tale approccio metodologico è anche legato al fattore di scala. A differenza di quanto fatto in precedenza, in questa tesi di dottorato si è valutato il clima meteomarino (comprensivo di un modello di propagazione delle onde a costa e della simulazione di un modello che stima l’idrodinamica innescata dal vento) di un paraggio costiero di pochi chilometri. Il presente lavoro si prefigge quindi di mettere in relazione le variazioni del regime anemometrico locale con le variazioni nella morfodinamica costiera di un tratto di spiaggia, listato da una serie di opere di difesa che si sono rivelate poco efficaci ai fini del pascimento della stessa. Tale metodologia, in un ambiente microtidale dove domina l'energia del moto ondoso, è facilmente esportabile su qualunque tipo di costa mobile che abbia in prossimità una stazione anemometrica, in grado di fornire serie storiche di dati, sopperendo così all’assenza o carenza di dati ondametrici. Un analisi di questo tipo permetterebbe quindi di: 1) valutare le oscillazioni decennali del clima ondoso (un intervallo di tempo generalmente coincidente con la durata media di un’opera di difesa); 2) valutare i cambiamenti nel verso della corrente lungoriva, in particolare nel semestre invernale, responsabile dello spostamento dei materiali lungo costa (drift); 3) di indicare possibili correttivi alle opere di difesa qualora non risultino efficaci ai fini del pascimento dell'arenile.

Influenza delle variazioni anemometriche di lungo periodo sull’erosione delle spiagge tirreniche della Calabria: il caso di studio della spiaggia di Belvedere Marittimo (CS) / Calise, Gianfranco. - (2017 Feb 24).

Influenza delle variazioni anemometriche di lungo periodo sull’erosione delle spiagge tirreniche della Calabria: il caso di studio della spiaggia di Belvedere Marittimo (CS)

CALISE, GIANFRANCO
24/02/2017

Abstract

Il paesaggio costiero è caratterizzato da una morfologia estremamente mutevole nel tempo ed è il risultato dell’azione combinata di processi fluviali, marini, eolici e antropici. Le aree costiere sono state da sempre considerate dall’uomo di particolare interesse, in quanto qui ha trovato le condizioni favorevoli per il proprio sviluppo sociale ed economico. Ciò ha portato spesso ad una eccessiva pressione sui paesaggi costieri, con gravi conseguenze sul territorio (Nordstrom, 2000; Komar, 2011). Negli ultimi decenni le zone costiere italiane hanno subito una intensificazione dei fenomeni erosivi, con un conseguente arretramento della linea di riva. Ciò ha reso necessari urgenti e costosi interventi di difesa, al fine di proteggere la costa. In particolar modo, le spiagge della Regione Calabria hanno registrato un cospicuo e diffuso fenomeno di erosione a partire dalla seconda metà del XX secolo. Una delle spiagge calabresi maggiormente colpite è stata quella sita nel comune di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, dove si è registrato un picco erosivo negli anni ‘70/’80 (Bellotti et al., 2009), preceduto da un periodo di relativa stabilità, dal 1873 al 1955. Molte sono state le opere di difesa realizzate lungo tutto il litorale, ma tali opere sono state spesso danneggiate dalle violente mareggiate invernali, rendendo necessaria la riprogettazione e il ripristino delle scogliere. Alla base dei processi erosivi si annoverano cause naturali come la diminuzione delle precipitazioni (D'Alessandro et al., 2002; Bramati et al., 2014), ma anche cause antropiche come la costruzione di porti e moli, di dighe sui fiumi nonché l’estrazione di inerti dagli alvei fluviali con ovvie ripercussioni sul bilancio sedimentario delle spiagge (Tarragoni et al., 2011; Tarragoni et al., 2014; Tarragoni et al., 2015a; Tarragoni et al., 2015b). Altro elemento climatico responsabile della morfoevoluzione delle spiagge è il vento: una variazione nell’intensità e nel regime del vento può comportare un mutamento nell’idrodinamica della zona, tanto da aumentare la vulnerabilità delle spiagge e l’inefficacia delle opere di difesa (De Winter et al., 2013; Weisse et al., 2012; Matulla et al. 2012). Secondo studi effettuati il clima ha subito alcuni mutamenti dovuti a cause su scala globale come il Global Warming (Wang et al. 2006). Ciò ha comportato durante il XX secolo un aumento del livello del mare di 0,15-0,20 metri e un intensificarsi dei cicloni tropicali ed extra-tropicali (Komar, 2011). Il fenomeno del Global Warming, nel bacino del Mediterraneo, ha comportato una deviazione delle perturbazioni cicloniche verso l’Europa Centrale e una diminuzione degli eventi estremi nel bacino del Mediterraneo (Wang et al.,2006; Beniston et al.,2007; Giorgi & Lionello,2008; Lionello et al.,2008). Il Mediterraneo centrale non è però nuovo al fenomeno dell’aumento della ventosità, riscontrato già a partire dalla metà degli anni ’70 sino al 1996, in correlazione con l’aumento delle temperature (Pirazzoli et al.,2003; Pirazzoli & Tomasin, 2009), un fatto che ha trovato anche riscontro nel decennio successivo, secondo quanto riportato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC,2007), sia pure con delle controtendenze locali. Di primaria importanza, per la gestione e difesa della costa, è la conoscenza dettagliata del clima meteomarino che, da quanto sopra esposto, tende a cambiare. Per poter effettuare uno studio sulla possibile evoluzione del clima è necessario avere una consistente serie di dati, che nel caso del moto ondoso risultano limitati e lacunosi. In assenza di dati ondametrici di lungo periodo, si è dunque fatto ricorso a dati anemometrici relativi agli ultimi 50 anni. Ciò ha consentito di valutare, in modo indiretto, i cambiamenti dello “stato del mare” e conseguentemente le variazioni nell’idrodinamica costiera. Preliminarmente sono stati effettuati multipli e rigorosi test statistici che hanno consentito di omogeneizzare i dati anemometrici e di validare l’ipotesi iniziale di una variazione nel regime anemometrico. L’innovatività di tale approccio metodologico è anche legato al fattore di scala. A differenza di quanto fatto in precedenza, in questa tesi di dottorato si è valutato il clima meteomarino (comprensivo di un modello di propagazione delle onde a costa e della simulazione di un modello che stima l’idrodinamica innescata dal vento) di un paraggio costiero di pochi chilometri. Il presente lavoro si prefigge quindi di mettere in relazione le variazioni del regime anemometrico locale con le variazioni nella morfodinamica costiera di un tratto di spiaggia, listato da una serie di opere di difesa che si sono rivelate poco efficaci ai fini del pascimento della stessa. Tale metodologia, in un ambiente microtidale dove domina l'energia del moto ondoso, è facilmente esportabile su qualunque tipo di costa mobile che abbia in prossimità una stazione anemometrica, in grado di fornire serie storiche di dati, sopperendo così all’assenza o carenza di dati ondametrici. Un analisi di questo tipo permetterebbe quindi di: 1) valutare le oscillazioni decennali del clima ondoso (un intervallo di tempo generalmente coincidente con la durata media di un’opera di difesa); 2) valutare i cambiamenti nel verso della corrente lungoriva, in particolare nel semestre invernale, responsabile dello spostamento dei materiali lungo costa (drift); 3) di indicare possibili correttivi alle opere di difesa qualora non risultino efficaci ai fini del pascimento dell'arenile.
24-feb-2017
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/939845
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