Una linea di studio percorribile nel vastissimo panorama di ricerca relativa ai prodromi, riguarda l’adozione di una visione dimensionale e meramente psicodinamica degli eventi psichici e di quel rumore clinico antecedente l’imporsi della malattia. La relazione tra adolescenza e possibili sviluppi psicotici potrebbe essere articolata – più che su un elenco di fenomeni in grado di connotare quadri patologici differenti – lungo il vettore storico-evolutivo in grado di operare un ribaltamento della funzione diagnostica da un mero soppesare i sintomi trasversalmente presenti ad un processo in cui è possibile conoscere il senso di certe specifiche ricorrenze sintomatologiche a partire da narrative soggettive (Pazzagli & Rossi Monti, 1999). I modelli attuali di psicosi suggeriscono che fattori ambientali avversi, in particolare traumi interpersonali, svolgono un importante ruolo nello sviluppo e decorso della psicosi (ad esempio,van Winkelet al., 2013;Bentallet al., 2014). Dati di ricerca, infatti, hanno mostrato un’alta prevalenza di traumi nel campione ad alto rischio di psicosi, rilevando come il trauma sessuale, in particolare, sia predittivo di passaggio alla psicosi (Thompson et al., 2014). Scopo di questo lavoro è dunque, valutare, a partire dai racconti soggettivi, l’effetto di un mancato rispecchiamento – relazione di attaccamento traumatica – sull'esperienza affettiva precoce del bambino. Il punto di partenza dello sviluppo psicotico coincide, dunque, con una battuta d’arresto di fronte ad un debordare di tracce emotivo-affettive non mentalizzate – per effetto di un mancato contenimento di base da parte di un caregiver –che condurrebbe all'emergere di elementi confusi, carichi di angosce, simili a quelli che Bion definiva “elementi Beta” (Bion, 1963), fino alla completa rottura con il mondo esterno:la psicosi. In questa lotta contro “l’inermità, l’impotenza e la passività” (Correale, 2000) che caratterizza l’atmosfera prodromica, diviene interessante, dunque, porre l’accento sul ruolo del trauma e la sua riattualizzazione, intesa come riattivazione di memorie emotive implicite e sulla visione della dissociazionee depersonalizzazione come venir meno del principio ordinatore della coscienza e messa in atto di iniziali forme di distacco dal sé e dal mondo. Da un punto di vista clinico, l’alta prevalenza di fenomeni dissociativi in pazienti con psicosi, pone l’accento sulla necessità di ripensare alla psicosi e a quel rumore clinico che potrebbe precederla all'interno di una nosologia dimensionale, in cui le manifestazioni psicopatologiche divengono espressione della dissociazione abitualmente conseguente al trauma. A partire da un modello di disturbo derivante dalla disorganizzazione dell’attaccamento e mediato dai processi dissociativi prodotti dal trauma, obiettivo dello studio è, dunque, quello di esplorare il ruolo della mentalizzazione nello sviluppo dei prodromi della psicosi. Gli approfondimenti in tal senso risentono, principalmente, dell'approccio e della terminologia proposta da Fonagy e colleghi (Fonagy et al., 2003; Bateman&Fonagy, 2004).
Il debutto della psicosi Fallimento della funzione riflessiva nello sviluppo dei prodromi / Erbuto, Denise. - (2017 Feb 28).
Il debutto della psicosi Fallimento della funzione riflessiva nello sviluppo dei prodromi
ERBUTO, DENISE
28/02/2017
Abstract
Una linea di studio percorribile nel vastissimo panorama di ricerca relativa ai prodromi, riguarda l’adozione di una visione dimensionale e meramente psicodinamica degli eventi psichici e di quel rumore clinico antecedente l’imporsi della malattia. La relazione tra adolescenza e possibili sviluppi psicotici potrebbe essere articolata – più che su un elenco di fenomeni in grado di connotare quadri patologici differenti – lungo il vettore storico-evolutivo in grado di operare un ribaltamento della funzione diagnostica da un mero soppesare i sintomi trasversalmente presenti ad un processo in cui è possibile conoscere il senso di certe specifiche ricorrenze sintomatologiche a partire da narrative soggettive (Pazzagli & Rossi Monti, 1999). I modelli attuali di psicosi suggeriscono che fattori ambientali avversi, in particolare traumi interpersonali, svolgono un importante ruolo nello sviluppo e decorso della psicosi (ad esempio,van Winkelet al., 2013;Bentallet al., 2014). Dati di ricerca, infatti, hanno mostrato un’alta prevalenza di traumi nel campione ad alto rischio di psicosi, rilevando come il trauma sessuale, in particolare, sia predittivo di passaggio alla psicosi (Thompson et al., 2014). Scopo di questo lavoro è dunque, valutare, a partire dai racconti soggettivi, l’effetto di un mancato rispecchiamento – relazione di attaccamento traumatica – sull'esperienza affettiva precoce del bambino. Il punto di partenza dello sviluppo psicotico coincide, dunque, con una battuta d’arresto di fronte ad un debordare di tracce emotivo-affettive non mentalizzate – per effetto di un mancato contenimento di base da parte di un caregiver –che condurrebbe all'emergere di elementi confusi, carichi di angosce, simili a quelli che Bion definiva “elementi Beta” (Bion, 1963), fino alla completa rottura con il mondo esterno:la psicosi. In questa lotta contro “l’inermità, l’impotenza e la passività” (Correale, 2000) che caratterizza l’atmosfera prodromica, diviene interessante, dunque, porre l’accento sul ruolo del trauma e la sua riattualizzazione, intesa come riattivazione di memorie emotive implicite e sulla visione della dissociazionee depersonalizzazione come venir meno del principio ordinatore della coscienza e messa in atto di iniziali forme di distacco dal sé e dal mondo. Da un punto di vista clinico, l’alta prevalenza di fenomeni dissociativi in pazienti con psicosi, pone l’accento sulla necessità di ripensare alla psicosi e a quel rumore clinico che potrebbe precederla all'interno di una nosologia dimensionale, in cui le manifestazioni psicopatologiche divengono espressione della dissociazione abitualmente conseguente al trauma. A partire da un modello di disturbo derivante dalla disorganizzazione dell’attaccamento e mediato dai processi dissociativi prodotti dal trauma, obiettivo dello studio è, dunque, quello di esplorare il ruolo della mentalizzazione nello sviluppo dei prodromi della psicosi. Gli approfondimenti in tal senso risentono, principalmente, dell'approccio e della terminologia proposta da Fonagy e colleghi (Fonagy et al., 2003; Bateman&Fonagy, 2004).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


