Il processo di transizione della Spagna verso la democrazia dall’ultimo regime dittatoriale sopravvissuto nell’Europa occidentale della seconda metà del XX secolo fu guidato non da un governo provvisorio sul modello italiano del II dopoguerra, bensì da quella stessa classe dirigente franchista che, insieme al monarca, designato successore dallo stesso dittatore fin dal 1969, comprese gradualmente che, per mantenersi al potere e soprattutto per acquisire consenso popolare dopo la morte di Francisco Franco, annunciata al mondo il 20 novembre 1975, avrebbe dovuto misurarsi con un processo riformista. La storiografia anche internazionale di fine anni ’70 sino a tutti gli anni ’80 ed oltre, concentrandosi maggiormente sugli aspetti del cambiamento politico-istituzionale che condussero all’affermazione della Monarchia parlamentare, sottolineò più spesso il successo di quell’evoluzione, indicando la Spagna come un modello che potessero seguire altri Stati in fase transizionale, ben diversamente dalla storiografia odierna, in particolare spagnola, impegnata a scandagliare e ad approfondire i molteplici aspetti ed attori di un fenomeno complesso in un momento cruciale della storia dell’intero continente europeo, rivelandone inevitabilmente anche le ombre in termini di repressione e violenza istituzionale vissute dal popolo spagnolo almeno fino alle prime elezioni libere il 15 giugno 1977. Il presente lavoro, nato dall’interrogativo di quanto se ne sapesse in Italia di violenza, repressione, sacrificio di vite umane anche dopo il decesso di Franco, si propone di ricostruire le tappe di una transizione affatto lineare attraverso la voce dei corrispondenti e le riflessioni degli intellettuali italiani contemporanei a quegli eventi che scrissero negli anni 1975-1977 su L’Espresso, Panorama ed Epoca, riviste di orientamento plurale accomunate da quel giornalismo di scrittura che svolse un indiscutibile ruolo nell’orientare l’opinione pubblica medio-alta unitamente alla classe dirigente dell’Italia del tempo. Sul piano metodologico le fonti giornalistiche sono state poste a confronto con fonti spagnole primarie e secondarie, al fine di analizzare le permanenze di quell’apparato giuridico-istituzionale che, morto il dittatore, perpetuarono la repressione di qualsiasi forma di opposizione, da quella pacifica e nonviolenta a quella armatasi per contrastare la violenza di regime, dal 27 agosto 1975, data in cui entrò in vigore il decreto legge antiterrorista che assecondò le famigerate esecuzioni del 27 settembre 1975, a meno di due mesi dalla morte biologica del Capo di un regime assoluto già agonizzante, fino alle elezioni democratiche del 15 giugno 1977, quando il popolo spagnolo affidò a rappresentanti eletti democraticamente a suffragio universale il proprio futuro di Stato retto da una Monarchia parlamentare. L’analisi segue un criterio cronologico e si articola in tre capitoli scanditi dagli anni oggetto dell’indagine, ovvero 1975: l’anno cruciale, così definito non solo perché fu l’anno della morte di Franco, ma specialmente per il fatto che, nei suoi ultimi mesi, la repressione di regime raggiunse paradossalmente la punta massima della sua virulenza, 1976: franchismo senza Franco, nel quale l’avvicendarsi del governo Suárez al governo di Arias Navarro confermò la classe dirigente franchista come agente istituzionale della transizione e 1977: il punto di svolta, in quanto, nella prima metà di quell’anno, l’intera cittadinanza assunse un ruolo imprescindibile nel rifiuto dell’obiettivo perseguito da quella stessa classe dirigente di pervenire ad una “democrazia limitata”, aperta nelle intenzioni solo a rappresentanze moderate. Nel quadro politicamente complesso delle forze allora in gioco, ulteriormente complicato dal fatto che la Spagna continuò ad essere il ricettacolo dell’estrema destra internazionale e in particolare di quella italiana degli attentati, degli omicidi e delle stragi di Stato, connivente con settori istituzionali renitenti a qualsiasi cambiamento, si può affermare che ci furono non solo le vittime del franchismo ma anche le vittime della transizione: il giornalismo di scrittura ospitato dai periodici da cui muove la presente analisi ne testimoniò l’oltraggio ai diritti civili, le sofferenze fisiche e, spesso, il sacrificio della vita.

Le pagine buie della transizione spagnola attraverso L'Espresso, Panorama, Epoca, 1975-1977 / Picciano, Mariangela. - (2017 Feb 27).

Le pagine buie della transizione spagnola attraverso L'Espresso, Panorama, Epoca, 1975-1977

PICCIANO, MARIANGELA
27/02/2017

Abstract

Il processo di transizione della Spagna verso la democrazia dall’ultimo regime dittatoriale sopravvissuto nell’Europa occidentale della seconda metà del XX secolo fu guidato non da un governo provvisorio sul modello italiano del II dopoguerra, bensì da quella stessa classe dirigente franchista che, insieme al monarca, designato successore dallo stesso dittatore fin dal 1969, comprese gradualmente che, per mantenersi al potere e soprattutto per acquisire consenso popolare dopo la morte di Francisco Franco, annunciata al mondo il 20 novembre 1975, avrebbe dovuto misurarsi con un processo riformista. La storiografia anche internazionale di fine anni ’70 sino a tutti gli anni ’80 ed oltre, concentrandosi maggiormente sugli aspetti del cambiamento politico-istituzionale che condussero all’affermazione della Monarchia parlamentare, sottolineò più spesso il successo di quell’evoluzione, indicando la Spagna come un modello che potessero seguire altri Stati in fase transizionale, ben diversamente dalla storiografia odierna, in particolare spagnola, impegnata a scandagliare e ad approfondire i molteplici aspetti ed attori di un fenomeno complesso in un momento cruciale della storia dell’intero continente europeo, rivelandone inevitabilmente anche le ombre in termini di repressione e violenza istituzionale vissute dal popolo spagnolo almeno fino alle prime elezioni libere il 15 giugno 1977. Il presente lavoro, nato dall’interrogativo di quanto se ne sapesse in Italia di violenza, repressione, sacrificio di vite umane anche dopo il decesso di Franco, si propone di ricostruire le tappe di una transizione affatto lineare attraverso la voce dei corrispondenti e le riflessioni degli intellettuali italiani contemporanei a quegli eventi che scrissero negli anni 1975-1977 su L’Espresso, Panorama ed Epoca, riviste di orientamento plurale accomunate da quel giornalismo di scrittura che svolse un indiscutibile ruolo nell’orientare l’opinione pubblica medio-alta unitamente alla classe dirigente dell’Italia del tempo. Sul piano metodologico le fonti giornalistiche sono state poste a confronto con fonti spagnole primarie e secondarie, al fine di analizzare le permanenze di quell’apparato giuridico-istituzionale che, morto il dittatore, perpetuarono la repressione di qualsiasi forma di opposizione, da quella pacifica e nonviolenta a quella armatasi per contrastare la violenza di regime, dal 27 agosto 1975, data in cui entrò in vigore il decreto legge antiterrorista che assecondò le famigerate esecuzioni del 27 settembre 1975, a meno di due mesi dalla morte biologica del Capo di un regime assoluto già agonizzante, fino alle elezioni democratiche del 15 giugno 1977, quando il popolo spagnolo affidò a rappresentanti eletti democraticamente a suffragio universale il proprio futuro di Stato retto da una Monarchia parlamentare. L’analisi segue un criterio cronologico e si articola in tre capitoli scanditi dagli anni oggetto dell’indagine, ovvero 1975: l’anno cruciale, così definito non solo perché fu l’anno della morte di Franco, ma specialmente per il fatto che, nei suoi ultimi mesi, la repressione di regime raggiunse paradossalmente la punta massima della sua virulenza, 1976: franchismo senza Franco, nel quale l’avvicendarsi del governo Suárez al governo di Arias Navarro confermò la classe dirigente franchista come agente istituzionale della transizione e 1977: il punto di svolta, in quanto, nella prima metà di quell’anno, l’intera cittadinanza assunse un ruolo imprescindibile nel rifiuto dell’obiettivo perseguito da quella stessa classe dirigente di pervenire ad una “democrazia limitata”, aperta nelle intenzioni solo a rappresentanze moderate. Nel quadro politicamente complesso delle forze allora in gioco, ulteriormente complicato dal fatto che la Spagna continuò ad essere il ricettacolo dell’estrema destra internazionale e in particolare di quella italiana degli attentati, degli omicidi e delle stragi di Stato, connivente con settori istituzionali renitenti a qualsiasi cambiamento, si può affermare che ci furono non solo le vittime del franchismo ma anche le vittime della transizione: il giornalismo di scrittura ospitato dai periodici da cui muove la presente analisi ne testimoniò l’oltraggio ai diritti civili, le sofferenze fisiche e, spesso, il sacrificio della vita.
27-feb-2017
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Tesi dottorato Picciano

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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/939521
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