La tesi delinea le vicende biografiche e artistiche del lucchese Giovanni Domenico Campiglia, artista noto per aver preso parte alle maggiori imprese editoriali del Settecento a Firenze e Roma. Il lavoro è articolato in otto capitoli, corredati da appendice documentaria e immagini, che partono con la ricostruzione della biografia. Grazie a nuove ricerche sono emersi particolari inediti della vita dell’artista che hanno permesso di correggere innanzitutto la data di nascita, anticipandola di un anno rispetto a quella tradizionalmente ritenuta corretta. Inoltre il rinvenimento di alcune lettere ignote alla bibliografia su Campiglia e lo studio dei registri parrocchiali, con particolare riferimento agli Stati delle Anime, hanno consentito di precisare altre date del nebuloso periodo giovanile del disegnatore. Il capitolo dedicato alla pittura fa il punto sullo stato delle conoscenze sull’attività di Campiglia in questo campo, che probabilmente non fu al centro dei suoi interessi molto a lungo, ma su cui si aspettano ancora rinvenimenti che possano gettare una luce anche in questa direzione. In tal senso di un certo interesse risulta un quadro a lui attribuito passato pochi anni fa sul mercato antiquario di cui si dà conto, pur con le dovute cautele. Ardua da dipanare è la questione degli allievi dell’artista, su cui le fonti quasi tacciono; se è vero che sappiamo chi furono i suoi collaboratori occasionali nel corso delle imprese editoriali da lui dirette, poco o niente conosciamo invece degli artisti che dovettero transitare dalla sua bottega come allievi. L’incrocio delle informazioni desunte da varie fonti consente adesso di aprire uno squarcio sulla bottega dell’artista e al tempo stesso di confutare alcuni nomi riportati dalla critica moderna come allievi di Campiglia. Il capitolo relativo ai granturisti con cui l’artista fu in contatto nel corso della sua lunga carriera ci mostra un Campiglia perfettamente inserito nell’ambiente internazionale che caratterizzava la città papale nel crescendo continuo di viaggiatori provenienti dal resto d’Europa. La ricerca si è poi indirizzata sullo studio dell’attività grafica di Campiglia, attività in cui riusciva ad esprimersi al meglio, come riconosciuto anche dai contemporanei. I nuclei più consistenti di disegni, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo, sono adesso alla Eton College Library, al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ed un terzo all’Istituto Centrale per la Grafica. I primi ad essere realizzati furono i disegni per il facoltoso committente inglese Richard Topham che alla sua morte lasciò in eredità alla biblioteca del College di Eton i volumi con i disegni da lui commissionati a vari artisti, tra cui, con oltre seicento fogli, Campiglia. I disegni degli Uffizi servivano da modello agli incisori incaricati delle tavole del Museum Florentinum (1731-1762), impresa editoriale promossa da Anton Francesco Gori e volta a mostrare i pezzi di maggior pregio della collezione medicea, e non solo, di scultura, numismatica e glittica degli Uffizi. Si tratta di più di mille fogli, quasi tutti attribuiti a Campiglia, sebbene in alcuni casi sia lecito dubitare dell’autografia. Stesso scopo avevano i disegni adesso conservati all’Istituto Centrale per la Grafica, erano cioè i disegni di riferimento per gli incisori che lavorarono alla pubblicazione del Museo Capitolino (1741-1782), impresa editoriale che si pone come un vero e proprio catalogo del neonato Museo sul Campidoglio e il cui fautore fu monsignor Bottari. I disegni sono stilisticamente diversi tra loro e ciò è dovuto in primis all’evoluzione e alla maturazione artistica dell’artista, ma anche alla diversa destinazione di tali fogli. Se i nuclei romano e fiorentino possono essere accostati in virtù del comune utilizzo dei disegni per l’edizione a stampa, quello di Eton aveva tutt’altro scopo ed era per un committente, Richard Topham, che voleva farne un uso “privato”. C’è infine un ultimo capitolo che prende in esame altri piccoli nuclei di fogli attribuiti a Campiglia, confermandone e confutandone l’attribuzione. Il criterio selettivo è stato l’originalità dei disegni rispetto alle numerose riproduzioni delle tavole delle imprese editoriali che si trovano sparse in diverse collezioni, pubbliche e private. In questo capitolo si è scelto in parte di privilegiare fogli che mostrassero un Campiglia inedito e diverso dal solito (per esempio con un piccolo gruppo di caricature), sebbene nella maggior parte dei casi la produzione riguardi sempre l’antico. Nell’Appendice documentaria sono raccolti gran parte dei documenti citati nel testo e utili alla comprensione dello stesso, in parte trascritti in questa sede per la prima volta.
Giovanni Domenico Campiglia (1691-1775) "bravo pittore e perfettissimo disegnatore" / Rubechini, Valentina. - (2017 Feb 23).
Giovanni Domenico Campiglia (1691-1775) "bravo pittore e perfettissimo disegnatore"
RUBECHINI, VALENTINA
23/02/2017
Abstract
La tesi delinea le vicende biografiche e artistiche del lucchese Giovanni Domenico Campiglia, artista noto per aver preso parte alle maggiori imprese editoriali del Settecento a Firenze e Roma. Il lavoro è articolato in otto capitoli, corredati da appendice documentaria e immagini, che partono con la ricostruzione della biografia. Grazie a nuove ricerche sono emersi particolari inediti della vita dell’artista che hanno permesso di correggere innanzitutto la data di nascita, anticipandola di un anno rispetto a quella tradizionalmente ritenuta corretta. Inoltre il rinvenimento di alcune lettere ignote alla bibliografia su Campiglia e lo studio dei registri parrocchiali, con particolare riferimento agli Stati delle Anime, hanno consentito di precisare altre date del nebuloso periodo giovanile del disegnatore. Il capitolo dedicato alla pittura fa il punto sullo stato delle conoscenze sull’attività di Campiglia in questo campo, che probabilmente non fu al centro dei suoi interessi molto a lungo, ma su cui si aspettano ancora rinvenimenti che possano gettare una luce anche in questa direzione. In tal senso di un certo interesse risulta un quadro a lui attribuito passato pochi anni fa sul mercato antiquario di cui si dà conto, pur con le dovute cautele. Ardua da dipanare è la questione degli allievi dell’artista, su cui le fonti quasi tacciono; se è vero che sappiamo chi furono i suoi collaboratori occasionali nel corso delle imprese editoriali da lui dirette, poco o niente conosciamo invece degli artisti che dovettero transitare dalla sua bottega come allievi. L’incrocio delle informazioni desunte da varie fonti consente adesso di aprire uno squarcio sulla bottega dell’artista e al tempo stesso di confutare alcuni nomi riportati dalla critica moderna come allievi di Campiglia. Il capitolo relativo ai granturisti con cui l’artista fu in contatto nel corso della sua lunga carriera ci mostra un Campiglia perfettamente inserito nell’ambiente internazionale che caratterizzava la città papale nel crescendo continuo di viaggiatori provenienti dal resto d’Europa. La ricerca si è poi indirizzata sullo studio dell’attività grafica di Campiglia, attività in cui riusciva ad esprimersi al meglio, come riconosciuto anche dai contemporanei. I nuclei più consistenti di disegni, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo, sono adesso alla Eton College Library, al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ed un terzo all’Istituto Centrale per la Grafica. I primi ad essere realizzati furono i disegni per il facoltoso committente inglese Richard Topham che alla sua morte lasciò in eredità alla biblioteca del College di Eton i volumi con i disegni da lui commissionati a vari artisti, tra cui, con oltre seicento fogli, Campiglia. I disegni degli Uffizi servivano da modello agli incisori incaricati delle tavole del Museum Florentinum (1731-1762), impresa editoriale promossa da Anton Francesco Gori e volta a mostrare i pezzi di maggior pregio della collezione medicea, e non solo, di scultura, numismatica e glittica degli Uffizi. Si tratta di più di mille fogli, quasi tutti attribuiti a Campiglia, sebbene in alcuni casi sia lecito dubitare dell’autografia. Stesso scopo avevano i disegni adesso conservati all’Istituto Centrale per la Grafica, erano cioè i disegni di riferimento per gli incisori che lavorarono alla pubblicazione del Museo Capitolino (1741-1782), impresa editoriale che si pone come un vero e proprio catalogo del neonato Museo sul Campidoglio e il cui fautore fu monsignor Bottari. I disegni sono stilisticamente diversi tra loro e ciò è dovuto in primis all’evoluzione e alla maturazione artistica dell’artista, ma anche alla diversa destinazione di tali fogli. Se i nuclei romano e fiorentino possono essere accostati in virtù del comune utilizzo dei disegni per l’edizione a stampa, quello di Eton aveva tutt’altro scopo ed era per un committente, Richard Topham, che voleva farne un uso “privato”. C’è infine un ultimo capitolo che prende in esame altri piccoli nuclei di fogli attribuiti a Campiglia, confermandone e confutandone l’attribuzione. Il criterio selettivo è stato l’originalità dei disegni rispetto alle numerose riproduzioni delle tavole delle imprese editoriali che si trovano sparse in diverse collezioni, pubbliche e private. In questo capitolo si è scelto in parte di privilegiare fogli che mostrassero un Campiglia inedito e diverso dal solito (per esempio con un piccolo gruppo di caricature), sebbene nella maggior parte dei casi la produzione riguardi sempre l’antico. Nell’Appendice documentaria sono raccolti gran parte dei documenti citati nel testo e utili alla comprensione dello stesso, in parte trascritti in questa sede per la prima volta.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi dottorato Rubechini
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Note: Tesi di dottorato
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